Mestieri del futuro, il master in Cloud Data Engineering di Bip e Cefriel assume laureati in materie Stem

Scritto il 21 Feb 2022 in Notizie

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Tra i lavori del futuro, quelli che vent’anni fa non esistevano e nella nostra società sempre più digitale sono e saranno sempre più richiesti, un posto importante è occupato dai professionisti del Cloud e del data management. Ma le università, a cominciare da quelle italiane, sono indietro: non preparano gli studenti a questi mestieri, i corsi che focalizzano queste competenze – di solito legati alle facoltà di Informatica – sono ancora pochi e poco frequentati. Ecco perché bisogna guardare “out of the box”: trovare persone con competenze non necessariamente informatiche, ma comunque Stem, e metterle in grado attraverso una formazione intensiva aggiuntiva di lavorare ad alti livelli in ambito Cloud.

É quel che da qualche anno Bip, in collaborazione con Cefriel, con il master di secondo livello in “Cloud Data Engineering”. Nelle precedenti tre edizioni ha formato complessivamente 36 giovani, 12 per edizione. Età media 27 anni, 17% donne, provenienza geografica da tutta Italia con una leggera prevalenza dal centro-sud.

E la cosa interessante – ma per niente sorprendente – è che 31 dei 36 sono ancora oggi ancora in forza nella divisione xTech di Bip, il “Centro di Eccellenza” di Bip sulle tecnologie esponenziali Cloud, Data, AI, 5G e IOT. Dove AI sta per intelligenza artificiale, 5G è la più avanzata tecnologia per la telefonia mobile e cellulare, e IOT vuol dire “Internet delle cose” (in inglese “Internet of Things”) cioè l’insieme delle tecnologie che rendono gli oggetti “intelligenti” perché connessi tra loro attraverso la rete.

Il master è un po’ particolare. Innanzitutto, non costa. Anzi, sono i partecipanti ad essere pagati: dal primo giorno di master sono inquadrati come apprendisti. Bip ha infatti scelto di utilizzare la formula contrattuale dell’”Alto apprendistato”, altrimenti detto “apprendistato di terzo livello per l’alta formazione e ricerca”. Un contratto subordinato che dura due anni e che salvo intoppi si trasforma poi automaticamente in tempo indeterminato.

I docenti sono un misto di professori del Politecnico di Milano – il direttore del master è Pierluigi Plebani, professore associato presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Polimi – e professionisti del mondo aziendale, interni ed esterni a Bip.

stage lavoro bip«Il professionista del Cloud è una figura chiave per la modernizzazione» dice alla Repubblica degli Stagisti Marco Pesarini, partner di Bip xTech con vent'anni di esperienza nel settore ICT, Telecomunicazioni e Media business: «Si tratta veramente degli “ingegneri del digitale”! E la grande fortuna è che non devono necessariamente essere dei super esperti di informatica. La nostra sfida è prendere persone che sanno fare buone analisi e buoni progetti ed insegnare loro ad applicare queste doti al mondo del digitale. In Italia abbiamo delle università classiche straordinarie, abbiamo dei fenomeni che fanno Fisica, Matematica: perché non metterli al servizio della trasformazione del Paese?» si chiede il manager, e aggiunge: «Le tecnologie moderne permettono di riuscire sempre di più a fare prodotti tecnici senza essere necessariamente dei programmatori super competenti, quello che gli americani chiamano il “Low Coding”, cioè la capacità di utilizzare prodotti tecnici senza necessariamente essere ingegneri del software. Quindi anche persone che hanno più un’impostazione analitica, o di business, sono in grado di entrare nel mondo della serializzazione di soluzioni tecniche».

Al master infatti possono candidarsi laureandi e neolaureati magistrali non solo in Informatica ma in tutte le discipline scientifiche STEM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica) che parlino bene l’inglese e che abbiano solide basi su sistemi informativi, programmazione, che abbiano dimestichezza con almeno un linguaggio tra C++, C#, Java o Python), una conoscenza base dati relazionali e SQL e un po’ di familiarità con sistemi UNIX/Linux e Windows. Ma sopratutto quella che BIP e Cefriel definiscono una “Cloud attitude”, cioè un forte interesse nelle tecnologie cloud e nelle attività di lavorazione del dato. Dunque chi non è proprio un asso della programmazione non deve scoraggiarsi.

«Io avevo delle basi di programmazione informatica, ma nulla di che! Durante l’università avevo fatto poco sulla parte informatico-tecnologica perché il mio era un percorso prettamente puro, teorico. Le mie competenze informatiche erano normalissime, un po’ da autodidatta: nulla di troppo deep-dive» conferma Andrea Galli, 27 anni, che all’università ha appunto studiato matematica pura, in triennale in Italia e per la magistrale a Copenhagen, in Danimarca, ed è poi tornato in Italia apposta per la terza edizione del master Bip-Cefriel: «Ci sono stati degli argomenti che chiaramente non conoscevo, per esempio tutta la parte di lavorazione del dato: in aula abbiamo fatto anche degli esempi prendendo dati da Google Maps, da Twitter. Lavorare anche con tanti dati secondo me è molto interessante».

Eleonora Donadini, altra partecipante della terza edizione, invece, era già più ferrata in ambito informatico, avendo studiato anche lei matematica in triennale ma poi Data Science and Scientific Computing all’università di Trieste per la magistrale:
stage lavoro bip«Studiando questi argomenti ho avuto la possibilità di iniziare a programmare un po’ di più; inoltre ho fatto un corso relativo al Cloud Computing e questa tecnologia mi è sembrata molto interessante, con ottime potenzialità per il futuro».

Arrivata al master a 24 anni appena compiuti e la tesi magistrale ancora da discutere grazie a una email di Almalaurea, Donadini non ha dubbi nel consigliare questa esperienza: «Dà la possibilità sia di continuare a formarsi sia di iniziare a sporcarsi le mani in un ambiente lavorativo: quindi sia formazione sia lavoro applicato sul campo. Poter lavorare in remoto o andare in azienda è sicuramente un plus, perché si possono conoscere i colleghi ma non si è troppo vincolati a un posto fisico. Ma la cosa più importante è la formazione: l’ambito del data management e del cloud sarà sempre più utilizzato dalle aziende, considerando che il lavoro sarà sempre più in digitale».

Le iscrizioni alla nuova edizione non hanno una precisa data di scadenza, chiuderanno quando tutti i posti disponibili (una dozzina come gli altri anni, al massimo quindici) saranno stati occupati: meglio dunque candidarsi il prima possibile, anche considerando che l’avvio del master è fissato per lunedì 16 maggio. La sede di assunzione potrà essere Milano o Roma in base alla preferenza del candidato, ma in realtà poi tutto il percorso di apprendistato – sia le prime 13 settimane di formazione intensiva attraverso il master, sia i successivi 21 mesi – potrà essere ovunque in Italia: «non sarà necessario un trasferimento presso le sedi aziendali» si legge infatti sul mini-sito dedicato al master.

Dopo le prime 13 settimane di “formazione full immersion” con lezioni frontali online in inglese, dal quarto mese i partecipanti saranno coinvolti in attività consulenziali, anche attraverso project works, mantenendo comunque due giornate al mese di lezione per tutto il corso del primo anno e poi una giornata al mese per il secondo anno.

«Stiamo creando i professionisti del cloud, professionisti dell’intelligenza artificiale, che in Italia oggi l’università quasi non prepara
: i numeri sono risibili rispetto alla domanda, che è impressionante» chiude Pesarini: «Pensiamo solo che il governo ha appena messo un miliardo per il cloud nel piano di recovery nazionale: ma dove saranno i professionisti che lo spendono questo miliardo non s’è ancora capito. Forse verranno dalla Germania… non sarebbe proprio la cosa migliore per noi!».

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