Stage a Milano: opportunità per i giovani oppure business senza controlli?

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 25 Gen 2012 in Notizie

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Almeno 13mila stage sono stati realizzati nel 2010 nel solo territorio del Comune di Milano, e il numero aumenta a 16mila prendendo anche in considerazione l'«area metropolitana». Sono i numeri emersi dalla prima «mappatura» degli stage di Milano, svolta dalla Repubblica degli Stagisti  su richiesta dell'assessorato al lavoro del Comune.
stage
La mappatura  ha coinvolto 11 soggetti promotori, per un totale di quasi 24mila stage "censiti" che rappresentano  presumibilmente i 2/3 del totale: hanno partecipato tutte e 7 le università cittadine, la Provincia con 3 suoi uffici dedicati (Jobcaffè, centro per l'impiego di viale Jenner, centro per l'impiego Afol Est di Melzo) e la sede milanese dell'istituto di formazione Ifoa. Fuori dalla rilevazione sono restati invece ACTL Sportello Stage (che ha scelto di non partecipare), Four Stars Sportello Stage (che non ha risposto all'invito), e le agenzie interinali, troppo numerose per essere contattate filiale per filiale.

I risultati, inediti e innovativi, sono stati presentati l'altroieri a Palazzo Marino: «L'amministrazione comunale non ha potere legislativo su questo tema, ma noi abbiamo un forte interesse a promuovere il networking tra tutti i soggetti coinvolti e a elaborare una policy in merito, per promuovere comportamenti virtuosi» ha spiegato la 33enne Cristina Tajani, assessore al lavoro e università: «Vogliamo aiutare e valorizzare le imprese che agiscono in maniera responsabile rispetto al territorio e alle giovani generazioni».

La presentazione dei dati è stata occasione per un workshop a cui hanno partecipato addetti ai lavori provenienti da università, sindacati, servizi per l'impiego e associazioni datoriali. Portando sul tavolo pareri anche molto diversi: dibattuta è stata sopratutto l'importanza della percentuale di assunzione al termine dello stage. Per Barbara Rosina, responsabile del Centro per l'orientamento allo studio e alle professioni della Statale, questo fattore è «importantissimo, ben più della presenza di un rimborso spese», mentre per i suoi colleghi di Bocconi e Politecnico è invece un aspetto secondario: «L'unica cosa che conta è l'opportunità di accumulare esperienza e imparare» hanno detto infatti sia Isabelle Lhuillier sia Marco Taisch. E la voce di Confindustria, rappresentata da Laura Mengoni responsabile Formazione di Assolombarda, è suonata ancora più netta: «Benissimo gli stage anche per aziende che non hanno posizioni aperte: specialmente i grandi nomi possono offrire ottimi percorsi di formazione, funzionando da "navi scuola", e avere quei nomi nel cv è un vantaggio che compensa ampiamente la mancanza di inserimento lavorativo». Assolombarda sta peraltro lavorando insieme ai sindacati sul fronte stage: «È in preparazione un decalogo sugli stage di qualità» ha anticipato Renato Zambelli della Cisl.

stageNel suo intervento Luca Riva [nella foto a sinistra], responsabile del JobCaffé di corso di Porta Vittoria, ha voluto poi sottolineare la necessità per i soggetti promotori di mantenere la propria indipendenza: «Chi attiva tirocini deve avere un ruolo neutrale rispetto sia allo stagista sia al soggetto ospitante: e perchè questa neutralità sia garantita non deve prendere soldi da nessuna delle due parti. Altrimenti lo stage diventa un business». Riva ha fatto anche un accenno alla scarsità di fondi - «Per svolgere bene questo lavoro, dando la giusta attenzione all'orientamento e al tutoraggio, c'e bisogno di avere risorse numericamente e professionalmente adeguate» - subito ripreso e confermato anche dalla Rosina: «Quando si attiva un grande numero di stage ogni anno, nell'ordine delle migliaia e migliaia, si ha grande difficoltà a monitorare i tirocini: la verità è che i tutor sono troppo pochi per seguire ciascun tirocinante».

In effetti una delle notizie della mappatura è che gli uffici che promuovono tirocini sono fortemente "sottostaffati": la proporzione tra numero di stage attivati e numero di addetti è 400 a 1, con punte di 600 a 1 in realtà come l'università Cattolica (che promuove il più alto numero di stage a Milano: 5.500 nel solo 2010); e per giunta il 40% degli addetti è part-time. Numeri che rendono molto difficile un controllo capillare della qualità degli stage. E dove mancano i controlli rischiano di annidarsi gli abusi.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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- Stagisti laureati, solo nelle imprese private sono 100mila. Un esercito che però difficilmente trova lavoro: gli ultimi dati dell'indagine Excelsior-Unioncamere

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- Universo stage, panoramica sugli enti promotori: il JobCaffè della Provincia di Milano
- Uno stagista su cinque è in Lombardia, uno su quindici a Milano: anteprima dal dossier Formazione dell'indagine Excelsior 2010


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