Torna stasera su Fox la serie cult Boris. L'attore Alessandro Tiberi, stagista protagonista: «La realtà supera la fiction. Ragazzi, ribellatevi!»

Andrea Curiat

Andrea Curiat

Scritto il 01 Mar 2010 in Interviste

«Quando mi hanno proposto di fare lo stagista in Boris ho fatto qualche ricerca per capire meglio il personaggio, chiedendo in giro a chi avesse avuto esperienze di stage su un set televisivo o del mondo dello spettacolo. E ho scoperto che a tutti senza eccezione erano successe cose terribili, che non augurerei a nessuno!». Alessandro Tiberi [nella foto] fa l'attore ed è il protagonista della serie tv Boris, prodotta da Wilder per Fox Italia e in onda su Sky dal 2007. Ormai un cult: nel cast oltre agli inossidabili Caterina Guzzanti e Pietro Sermonti sono passati anche Carolina Crescentini e Corrado Guzzanti. Tutto ruota intorno alla produzione della fantomatica e imbarazzante fiction “Gli occhi del cuore”, tra attori vanitosi e sociopatici, registi fanfaroni, direttori della fotografia cocainomani e starlette raccomandate. Un ritratto esasperato e grottesco del fantastico mondo della televisione («molto italiana!», direbbe il divo Stanis), visto attraverso gli occhi non troppo ingenui dello stagista Alessandro - interpretato, appunto, da Alessandro Tiberi.

Dopo aver doppiato a inizio carriera Leonardo Di Caprio e Tobey Maguire, Tiberi ha partecipato alle fiction “Ho sposato un calciatore” e “Quo Vadis Baby”. Adesso ha 32 anni, ma con quel viso pulito e l’espressione cauta di chi si aspetta sempre qualche nuova angheria ha dato vita a un personaggio che sembra il ritratto della gioventù precaria e ingiustamente bistrattata. La terza stagione di Boris inizia proprio questa sera alle 22,45 su FX Tv (canale Sky); per l’occasione, la Repubblica degli Stagisti ha intervistato Alessandro Tiberi.

 

 

Come sono andate le tue ricerche sugli stagisti “reali”?

Ho capito che se sei uno stagista devi diventare duro, anche maleducato, per sopravvivere. Ed è un'esperienza terribile. Ci sono questi ragazzi senza nessuna esperienza che vengono buttati in pasto alle comparse nelle scene di massa: con un megafono in mano devono dare indicazioni a decine e decine di persone, spesso all’aperto e al freddo. E magari sono ragazzi sensibili, che cercano di essere educati con gli altri, ma gli altri… beh, se sei gentile ti si mangiano!

E cosa hai imparato sul set?

Sul set di Boris c’erano davvero degli stagisti. Mi bastava girare lo sguardo attorno per cercare di individuarli e capire cosa facessero. C’era un ragazzo che preparava venti caffè ogni due ore, entro la fine della serie sapeva esattamente cosa portare a tutti gli altri sul set: con latte, senza zucchero, in vetro... impressionante. Cosa fanno gli stagisti? Beh, per cominciare portano il caffè! Era un po’ un nostro scherzo, perché poi questo elemento compare spesso anche in Boris. Ovviamente stimo molto chi viene sul set con passione e impegno, non puoi non volergli bene. Ho legato con molti degli stagisti di Boris e qualcuno è rimasto fino alla terza serie.

Sei mai stato stagista?

No: diciamo che ho avuto fortuna. Ho cominciato la mia carriera quando ero molto giovane, quando non c’erano gli stage e la mentalità era un po’ diversa: se tu vieni a lavorare e dai una tua prestazione, in qualche modo ti paghiamo. Inoltre non capita spesso di fare lo stagista volendo diventare un attore. Però sono stato spesso in posizioni in cui, pur pagato, ero considerato meno di niente. Può sembrare difficile – e lo è stato – ma sono anche i ruoli in cui si può imparare di più, perché non ti si fila nessuno e hai modo di osservare da dietro le quinte come stanno davvero le cose.

La fiction supera la realtà?

Spesso ci capita di girare delle scene pensando di forzare un po’ la mano, di inserire aspetti caricaturali. Invece ci sono ragazzi che mi dicono: “Non sai cosa mi è successo... In confronto Boris è uno scherzo!”. Alla fine l’impressione è che la realtà sia anche peggiore di quella che vorrebbe essere una satira.

C’è una puntata in cui il tuo personaggio si ribella ed esige di essere pagato. Agli spettatori consiglieresti di seguire l'esempio, o piuttosto "ragazzi, non provateci a casa"?

Per il mio personaggio ha funzionato. Quella dello stagista è ormai una vera e propria condizione cronica; penso che ognuno dovrebbe imporsi un limite per non farla durare in eterno. Non è giusto essere ancora stagisti sopra i trent’anni, ma c’è qualcuno che ci resta incastrato. A un certo punto bisogna fare una scelta, anche drastica, anche senza sapere bene cosa succederà il giorno seguente. Quindi sì, è utile cercare di uscire dalla condizione di stagista.

C’è anche un altro stagista sul set di Boris, che è ancora più “schiavo” e sottomesso. Eppure è bravissimo nel suo lavoro…

Sebbene dimostri di avere doti e capacità superiori a quelli che lavorano realmente e vengono pagati, non riesce mai a dire la sua. Anzi, non ha proprio la facoltà di parlare: deve stare muto. Eppure, i ragazzi sono quelli con le idee migliori e l’energia per applicarle, forse proprio per la loro incoscienza di base. È un discorso che vale anche per la nostra classe dirigente, tutta over 60: magari avevano idee davvero avanti sui tempi quando erano giovani, ma credo che ormai abbiano perso lo spirito necessario per trovare strade nuove.

Cosa ci dobbiamo aspettare dalla terza stagione di Boris?

Dalla seconda serie molti spettatori si aspettavano alcune svolte… ma poi è andata in tutt’altra direzione: gli sceneggiatori si divertono a spiazzare le aspettative. Anche quest’anno ci saranno parecchie sorprese.

 

Andrea Curiat

 

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