Laureati, sempre più tirocini gratis e lavori lontani dagli studi. Se il centro-sud fotografato da Almalaurea piange, il nord che emerge dall'indagine Stella non ride

Giulia Cimpanelli

Giulia Cimpanelli

Scritto il 27 Nov 2011 in Notizie

È l’abuso di tirocini il dato che emerge con forza quest’anno nell’indagine Stella, che insieme al Rapporto Almalaurea è una delle due rilevazioni fondamentali sull’occupabilità dei laureati in Italia. stage«Si nota un uso improprio dello stage» conferma alla Repubblica degli Stagisti Nello Scarabattolo, 56 anni, che oltre ad essere presidente del comitato scientifico Stella è uno dei più importanti esperti europei di informatica e insegna al Dipartimento di tecnologie dell'informazione di Crema. «Questo strumento viene sempre più utilizzato per coinvolgere ripetutamente persone in attività sottopagate giungendo alla situazione limite di precariato continuo».

Proprio a causa dell’aumento di stage e tirocini Cilea, il Consorzio interuniversitario lombardo per l'elaborazione automatica, ha aggiunto quest’anno al questionario alcuni quesiti relativi al tema: «Ha uno stage ancora in corso?», «Se ancora in corso è retribuito?», «Se non lavora, non cerca occupazione e non studia cosa sta facendo?». Grazie alle risposte a queste domande si sono profilate interessanti novità e conferme. La maggior parte degli stage sono gratuiti e il numero dei tirocini sale all’incremento del titolo di studio, perciò la percentuale più alta si registra tra i laureati a ciclo unico.

Nel dettaglio, su 5mila laureati triennali che hanno conseguito il titolo nel primo semestre 2010 intervistati a luglio 2011, sono solo 111 (due su cento) ad aver dichiarato di essere impegnati al momento esatto della rilevazione in uno stage o un praticantato: nella metà dei casi senza percepire un euro. Aumentano a uno su venti se si prendono invece in considerazione
i quasi 5mila laureati magistrali: su 254 stagisti-praticanti in 133 fanno l'esperienza formativa gratis, 93 con borsa-lavoro e 26 con un compenso maggiore. La percentuale si impenna  infine se si considerano le risposte dei laureati a ciclo unico: su 705 intervistati, quasi uno su quattro ha dichiarato di essere in stage o di svolgere un praticantato. Qui la metà percepisce almeno un rimborso per le spese vive, e "solo" uno su tre lo fa gratis; sempre piccolissima (un misero 13%) la quota di stagisti o praticanti "graziati" da un compenso un po' più consistente. «I laureati a ciclo unico che dichiarano di svolgere un stage o tirocinio o praticantato non retribuito  sono per la maggior parte di giurisprudenza e ciò spiega l’impennata dei valori dei praticantati che, se in passato erano retribuiti, ad oggi sono perlopiù a titolo gratuito» riflette Claudia Montalbetti, responsabile del coordinamento tecnico e organizzativo di Cilea Stella. Mancano nell’indagine le rilevazioni a proposito delle diverse tipologie di soggetti ospitanti (la "vetrina universitaria laureati con curricula per le aziende navigabile on-line") e i numeri relativi agli stage curriculari svolti durante gli studi che Cilea Vulcano comprende nella sua indagine sui laureandi, non inclusa nell’indagine Stella.

Ma i dati non fanno emergere solamente fenomeni negativi: la prima rilevazione del 2011 relativa agli esiti occupazionali di 14mila laureati del primo semestre 2010 a 12 mesi dalla laurea rivela che l’occupabilità di laureati ha subito un’inversione di tendenza rispetto al trend dell’ultimo biennio ed è leggermente aumentata.
Tra coloro che decidono di mettersi sul mercato del lavoro, tre laureati triennali su quattro (73%) e 8 laureati specialistici su 10 hanno trovato  infatti  occupazione in circa sei mesi dal conseguimento del titolo. Ma non è tutto oro quello che luccica; infatti un altro dato da interpretare , probabilmente alla luce di un forzato spirito di adeguamento, è la diminuzione delle percentuali di soddisfazione: «La sensazione è che siano aumentati i posti di lavoro ma che molti neolaureati svolgano professioni meno legate al loro ambito di specializzazione» spiega Scarabottolo. Col risultato, non certo positivo, di un mismatch al ribasso.

Per i laureati triennali emerge inoltre, probabilmente a causa delle difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro, la tendenza a proseguire negli studi (si passa dal 44,2% per i laureati 2009 al 46,4% per i laureati 2010), scelta che però per alcuni percorsi di laurea triennali è quasi fisiologica. «Per il laureati magistrali invece» prosegue il presidente «l’effetto della crisi è evidenziato da un aumento di oltre due punti percentuali di laureati che cercano lavoro e dalla forma di collaborazione, visto che più del 7% dei laureati magistrali accetta uno stage o una esperienza di praticantato gratuito».

Sul fronte dello stipendio nessuna grande novità: la retribuzione media passa da 1.126 euro per i laureati 2009 a 1.133 euro per i laureati 2010. Ancora presente una certa disparità tra i generi: le laureate guadagnano di meno all’ingresso. Il 50% dei maschi guadagna tra i 1.000 e i 1.500 euro, mentre il 50% delle colleghe dichiara un reddito compreso tra i 500 e i 1.250 euro. I tempi di ingresso nel mondo del lavoro invece incrementano dai cinque mesi per i laureati del 2009 a più di sei mesi per quelli 2010, registrando variazioni tra gruppi disciplinari. Leggermente in aumento la quota di coloro che dichiara di lavorare all’estero (1,7% dei laureati specialistici occupati; 1% dei laureati del primo ciclo).

L’iniziativa Stella, ad oggi, raccoglie le adesioni di 11 atenei italiani, dei quali otto lombardi, (università di Bergamo, Brescia, università Cattolica, Milano-Bicocca, Milano Statale, Pavia, Politecnico di Milano, Iulm, università di Pisa, scuola superiore Sant’Anna e università di Palermo), rappresenta il 17,3% dei laureati italiani e l’84% dei laureati in atenei lombardi.

Ma come si integrano Stella e Almalaurea? E quali sono le principali differenze?
«Al momento non si integrano, piuttosto sono confrontabili» risponde Scarabottolo «e quest’anno abbiamo appositamente armonizzato i questionari per poter comparare e leggere in maniera unitaria i dati delle due iniziative e fornire quindi al ministero, agli atenei e al mondo del lavoro un quadro nazionale sull’occupabilità dei laureati».

Almalaurea si riferisce inoltre a un numero più consistente di atenei (54, rispetto agli 11 Stella) e a un bacino di laureati intervistati a un anno dalla laurea più numeroso: 161mila contro i 31mila di Stella; però ad Almalaurea mancano quasi completamente gli atenei lombardi, molto importanti ovviamente a livello di occupazione in Italia. «Per quanto riguarda le differenze di metodo noi prediligiamo un approccio partecipato: tutte le università che si associano a Stella hanno un delegato del rettore esperto di statistica nel nostro comitato tecnico scientifico».

Giulia Cimpanelli

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