«Da Palermo a Berlino a Bruxelles, la passione per le lingue mi ha portato al Consiglio dell’Ue»

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 07 Mar 2020 in Storie

Consiglio Unione Europea servizio civile Stage in istituzioni europee

Il Consiglio dell'Unione europea offre ogni anno un centinaio di posti per tirocinanti europei con almeno la laurea di primo livello, con un buon rimborso spese: più di 1000 euro mensili. E mette a disposizione anche alcuni posti per studenti senza rimborso spese ma con assicurazione medica e rimborso spese di viaggio. L'avvio degli stage per chi farà domanda entro il 16 marzo, e verrà selezionato, è previsto per settembre 2020. Giulia Romano, 26 anni, ha partecipato al progetto da settembre 2019 a gennaio 2020 e ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza a Bruxelles.

Sono nata a Palermo da mamma siciliana e papà campano, ma ho sempre vissuto a Ronciglione, un piccolo paese in provincia di Viterbo. Da sempre abituata a parlare in casa diversi dialetti, ho sviluppato fin da piccola una certa predisposizione all’apprendimento delle lingue e una grande passione per le culture straniere. Per questo non ho mai avuto dubbi sul mio percorso di studi: preso il diploma al liceo classico linguistico di Viterbo, mi sono iscritta alla laurea triennale in Lingue e culture moderne e successivamente a
quella magistrale in Lingue e culture per la comunicazione internazionale, laureandomi nel 2018, entrambe presso l’Università degli studi della Tuscia di Viterbo, studiando l’inglese, il tedesco e il francese.

Nel corso dei miei studi ho avuto diverse esperienze che mi hanno avvicinata al
mondo del lavoro. Ho svolto il mio primo tirocinio curriculare da settembre a ottobre 2015 presso il Comune di Viterbo, dove mi sono dedicata principalmente ad attività di ricerca sul tema della comunicazione istituzionale e il secondo durante la magistrale presso l’Ufficio mobilità e cooperazione internazionale dell’università, da ottobre a marzo 2017. In questo secondo caso mi sono occupata di attività amministrative e assistenza agli studenti italiani e stranieri nell’ambito del programma Erasmus. Ho scelto queste due sedi tra una serie di enti e aziende convenzionate con l’università ma essendo entrambi tirocini curriculari non ho percepito alcun compenso, solo i crediti formativi.
Per circa un anno ho lavorato anche nella biblioteca dell’università attraverso un contratto di collaborazione studentesca part-time, grazie al quale ho percepito un compenso totale di circa 900 euro. Successivamente ho lavorato come volontaria del Servizio Civile Nazionale, con un rimborso spese di circa 400 euro mensili, presso l’associazione MODAVI Onlus di Viterbo nell’ambito del progetto “DIKE: together against violence”, sensibilizzando la comunità sul tema della violenza contro le donne e organizzando attività di promozione sociale sul territorio della provincia.

Ho anche avuto due meravigliose esperienze Erasmus, fondamentali sia dal punto di vista professionale che personale. Durante la triennale ho vissuto per cinque mesi, da ottobre 2013 a febbraio 2014 a Saarbrücken, città universitaria a sud della Germania, frequentando per un semestre l’Università del Saarland. È stato davvero bello vivere la realtà universitaria di un altro paese: ho seguito contemporaneamente diversi corsi di tedesco, inglese e francese alla facoltà di Germanistica, imparando davvero tanto grazie ad un approccio più pratico e diretto rispetto a quello italiano, molto più teorico e basato sullo studio individuale. Era la mia prima esperienza all’estero: ho imparato a cavarmela da sola e ad affrontare numerose difficoltà in un ambiente totalmente nuovo, a convivere con altre persone, nel mio caso altre due studentesse, e a gestire autonomamente tutte le mie spese. Avevo una borsa di studio di circa 350 euro mensili che è stata sicuramente di aiuto ma non sufficiente a coprire tutto il mio soggiorno in Germania. L’estate seguente alla laurea magistrale, invece, sono partita per un tirocinio post laurea di tre mesi, da giugno a fine agosto 2018, presso l’Institute for Cultural Diplomacy di Berlino, città di cui mi sono innamorata profondamente. Qui ho avuto modo di organizzare interessantissime conferenze su diversi temi di cultura e attualità, di scrivere articoli per il sito berlinglobal.org e di promuovere le attività dell’ICD sui social media. A differenza del mio primo Erasmus per studio, si è trattato quindi della mia prima volta in un ambiente di lavoro internazionale ed è stata proprio questa esperienza a farmi maturare professionalmente e a convincermi a proseguire la mia carriera nell’ambito della comunicazione e dell’organizzazione di eventi. Anche in questo caso, la borsa di studio di circa 400 euro mensili mi ha aiutato a coprire solo parte delle spese, ma fortunatamente ho trovato Berlino una città molto abbordabile dal punto di vista economico, specialmente se paragonata ad altre capitali europee.

Terminato questo tirocinio Erasmus ho deciso di tornare in Italia per cercare lavoro, decisa a mettermi in gioco in una nuova esperienza all’estero. Ero da tempo a conoscenza delle possibilità di stage presso le istituzioni europee, in cui avevo sempre sognato di lavorare, così ho iniziato a candidarmi per vari tirocini di questo tipo, oltre che per posizioni nell’ambito del Servizio Volontario Europeo. Nel frattempo ho svolto alcuni lavori di traduzione per siti web e deciso di ampliare le mie competenze, frequentando un corso di specializzazione presso la Europa Cube Innovation Business School a Roma. Grazie al corso mi sono avvicinata al mondo del project management che mi aveva sempre incuriosita. Ho lavorato per sei mesi alla scrittura di un progetto, simulato sulla base di una reale proposta di bando, la cui valutazione positiva mi ha permesso di ottenere il titolo di Master in Europrogettazione nell’aprile 2019.

Nel frattempo ho ricevuto risposta per una delle application fatte: lo stage presso il Parlamento europeo, per cui ho sostenuto un colloquio arrivando all’ultima fase della selezione, senza però superarla. Dopo sono stata contattata anche per un colloquio al Consiglio dell’Unione europea e da numerose associazioni e ONG a livello internazionale. E alla fine nell’estate dello scorso anno ho ricevuto due risposte positive: da un’associazione tedesca per un interessantissimo progetto a contatto con i giovani e dal Consiglio dell’Unione europea.

Ho dovuto fare una scelta e deciso di seguire il cuore: nel mese di agosto mi sono trasferita a Bruxelles per iniziare il mio tirocinio al Segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea nella sessione settembre – gennaio 2020. Ricordo ancora perfettamente il mio primo giorno di stage, in cui ho provato una sensazione forte e strana, un misto di stupore, paura ed eccitazione per l’avventura che stava per cominciare. C’erano altre cinque ragazze italiane e altri giovani da tutta Europa, per un totale di circa 60 stagisti. Dopo una serie di presentazioni informative e consigli utili, ognuno di noi è stato affidato ai colleghi del proprio ufficio. A me è stato assegnato il dipartimento di Comunicazione e Informazione e in particolare la Outreach Unit, ovvero l’unità che si occupa delle attività di comunicazione con l’esterno, quindi con i cittadini. I miei compiti includevano, tra le altre cose, la gestione delle richieste da parte di coloro che intendevano visitare il Consiglio, l’organizzazione delle visite di gruppo, l’accoglienza dei visitatori presso il “Centro visitatori”, l’accompagnamento durante le visite guidate degli edifici e l’organizzazione di eventi, conferenze e seminari aperti al pubblico. Ho avuto modo di praticare moltissimo l’inglese e il francese, lingue di lavoro principali, di imparare a gestire la comunicazione a livello istituzionale e a relazionarmi con qualsiasi tipo di persona, ma soprattutto di lavorare con un team incredibile che mi ha fatto sentire parte integrante della squadra fin dal primo giorno. Inoltre, grazie al programma organizzato appositamente per i tirocinanti, ci è stata data la possibilità di seguire diversi progetti in base ai nostri interessi, di partecipare a workshop e conferenze, di visitare le altre istituzioni europee (anche a Strasburgo e Lussemburgo) e di partecipare attivamente al lavoro del Consiglio in occasioni uniche come i Summit del Consiglio europeo.

Bruxelles, poi, è stata una piacevole scoperta. Non l’avevo mai visitata prima del tirocinio e spesso non ne avevo sentito parlare benissimo. L’ho trovata invece una città a misura d’uomo, stimolante, multiculturale e piena di opportunità. Sono stata abbastanza fortunata da trovare una comodissima stanza in un appartamento con altre tre ragazze nel quartiere di Etterbeek, a soli 10 minuti a piedi dal quartiere europeo, tra i 500 e i 600 euro di affitto (un’ottima soluzione considerando la media degli affitti e la zona in questione). Avevo un rimborso spese di circa 1.100 euro al mese, più una tessera per la mensa con un credito mensile di circa 40 euro e un rimborso per le spese di viaggio da e per il proprio paese all’inizio e alla fine dello stage. Con queste cifre si arriva a gestire più o meno tranquillamente tutte le spese necessarie, senza rinunciare al divertimento. E su questo fronte questa esperienza me ne ha regalato davvero tanto. Tra i miei colleghi di tirocinio ho conosciuto delle persone uniche con cui si è creato un legame davvero profondo che, ne sono certa, la distanza non riuscirà a sciogliere.

Al momento, sono appena rientrata a casa e sono alla ricerca di una nuova occupazione. Certamente la situazione in Italia non è semplice per chi si affaccia sul mondo del lavoro e in particolare degli stage che, il più delle volte, nonostante richiedano un certo livello di esperienza, non hanno un adeguato rimborso spese. Non conoscevo la Repubblica degli Stagisti, ma è stato un vero piacere scoprire questo importante strumento per noi giovani e raccontare la mia storia, sperando che possa essere di aiuto a tanti che si trovano adesso ad affrontare questo mondo con la mia stessa curiosità e voglia di fare. E a coloro che intendono intraprendere la mia stessa strada, consiglio di puntare proprio su questa voglia di fare: la selezione per uno stage nelle istituzioni europee non è affatto facile e non esistono particolari segreti per riuscire nell’impresa, ma bisogna continuare a provare, anche se all’inizio si riceve un rifiuto. Ne vale la pena.

 
Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

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