Gianfranco Orlando, vincitore della borsa di studio notarile: «Teoria e pratica devono andare di pari passo»

Andrea Curiat

Andrea Curiat

Scritto il 05 Nov 2009 in Storie

«La pratica da notai è un percorso difficile e meritocratico. Alla base, però, c’è anche una selezione “naturale”, perché l’investimento di tempo, risorse ed energie per arrivare sino al concorso non è indifferente. Non è detto che tutti, anche i più preparati, possano permettersi di passare 3 o 4 anni sui libri, senza lavorare, per poi sottoporsi alle forche caudine del concorso. La borsa di studio dimostra un interesse da parte del Consiglio per i problemi dei giovani, e dà un forte aiuto non solo dal punto di vista economico, ma anche psicologico». È questo il parere di Gianfranco Orlando, 26 anni, originario di Melito di Porto Salvo (in provincia di Reggio Calabria), uno dei 30 vincitori della borsa di studio del Consiglio nazionale del notariato. Gianfranco si è laureato in Giurisprudenza presso l'università Mediterranea di Reggio Calabria, con risultati brillanti: 110 e lode e pubblicazione della tesi. Durante gli studi, si è diviso tra la vita da pendolare e quella da studente fuori sede, con il sostegno, anche in questo caso, di una borsa di studio pubblica devoluta dall'Università.
Qual è il suo parere circa questa iniziativa di borse di studio organizzata dal Consiglio?
La mia esperienza, ovviamente, è positiva, ma più in generale ritengo che l’organizzazione del concorso in sé sia ottima. I criteri sono ben studiati, e consistono sostanzialmente in una spassionata valutazione del voto di laurea, del curriculum, di eventuali pubblicazioni e ovviamente del reddito. Un altro aspetto positivo è dato dall’autonomia lasciata ai vincitori: ciascuno di noi può scegliere liberamente lo studio e la scuola in cui portare avanti la preparazione. Nella maggior parte degli stage bisogna spostarsi, trasferirsi, adeguarsi alla sede scelta dall’azienda. Io, invece, ho potuto scegliere uno studio vicino casa, risparmiando anche sui costi di trasferta.
L’ammontare della borsa e la sua durata sono adeguati alle esigenze?
I 14mila euro l’anno sono più che sufficienti per portare avanti gli studi. Il premio può essere rinnovato per tre anni, ma ci sono dei controlli dall’Ordine: anzitutto, bisogna continuare a frequentare una delle scuole di specializzazione per le professioni legali istituite presso le università o una scuola di notariato riconosciuta dal Cnn, e in più ogni quattro mesi bisogna inviare una relazione alla Fondazione circa l’andamento della pratica.
Un giudizio pienamente positivo, quindi.
Sì. Ci sono tanti giovani in gamba che aspirano alla professione notarile, ma magari non possono permettersi lunghi periodi di preparazione. Grazie alla borsa potrò partecipare al concorso: se non riuscirò a superarlo, bene, sarà solo colpa mia. Se invece mi fosse stato precluso a priori per questioni economiche, penso che sarebbe stato molto frustrante.
Come ha selezionato lo studio per la pratica e come sta andando il suo svolgimento?
Non avendo altre conoscenze, un giorno ho bussato alla porta di un notaio del cui servizio si erano avvalsi i miei cugini e ho chiesto di poter svolgere la pratica presso di lei. Abbiamo avuto un breve colloquio, durante il quale ha valutato la mia preparazione giuridica e mi ha consigliato di iscrivermi a una scuola specialistica. Ho seguito i suoi consigli e da quel momento in poi mi ha offerto la sua totale disponibilità: certo, il notaio deve lavorare, ma ogni volta chiede il mio parere e quello degli altri due suoi praticanti, coinvolgendoci nella vita dello studio. Inoltre posso consultare tutti i libri e documenti di cui ho bisogno, cosa non da poco.
La sua attività presso lo studio è retribuita?
Non sono retribuito, ma va bene così: di certo non parliamo di sfruttamento del lavoro, ma al contrario di un’opportunità che ci viene offerta per imparare la professione. Ho scelto io di non inserirmi nella struttura lavorativa dello studio, così da avere più tempo da passare sui libri; penso infatti che per prepararsi al concorso lo studio e la pratica debbano andare di pari passo. Vado in studio due o tre giorni alla settimana, con orari molto flessibili. Se non avessi avuto la borsa di studio avrei seguito l'esempio degli altri due praticanti e avrei chiesto di lavorare più assiduamente, come un dipendente, ottenendo così un'entrata mensile. Negli studi in zona, in genere, i praticanti lavorano gratuitamente per un periodo di prova di due o tre mesi, per poi guadagnarsi un rimborso spese di ammontare variabile. 

Andrea Curiat

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