Consiglio regionale calabrese, la lettera aperta di una superstagista al presidente Bova: non siamo altro che manovalanza per enti assetati di personale

redazione

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Scritto il 10 Dic 2009 in Lettere

Scrivo alla Repubblica degli Stagisti per denunciare la carenza formativa dello stage regionale  al quale sto partecipando, più volte denunciata agli enti competenti e con scarsi risultati ottenuti. Alla fine quello che era uno stage fatto ad hoc per noi giovani eccellenze inoccupate e disoccupate calabresi con l'appellativo di "alta formazione" si è rivelato essere una manovalanza per comuni ed enti assetati di personale che sappia almeno usare word e inviare e-mail. Questa è una lettera aperta al presidente del consiglio della regione Calabria Giuseppe Bova che spero avvii un dibattito serio, sopratutto per la pubblica amministrazione (tanto cara in questi tempi ai ministri in carica) della mia regione.

Caro Presidente Bova,
ho deciso di scriverle questa lettera aperta dopo un “calvario burocratico” che da circa dieci mesi mi vede coinvolta, senza che una soluzione si sia trovata.
Sono una delle vincitrici del voucher formativo “Programma Stages 2008-2010” promosso dal Consiglio regionale della Calabria per i migliori giovani laureati, per incentivare la residenzialità dei cosiddetti cervelli in fuga e per apportare nella pubblica amministrazione calabrese una ventata di innovazione.
Il “Super-Stage” così definito da diversi quotidiani nel periodo di polemica aperta con il senatore giuslavorista Ichino, premetteva positive finalità che mi hanno convinta a partecipare vincendo la borsa nel mio settore di competenza nella provincia di Vibo Valentia con assegnazione ad un ente comunale, che a sua volta aveva richiesto la mia figura professionale nel proprio organico.
Il percorso formativo di noi allievi si è sviluppato in una prima fase di preparazione nelle aule universitarie dei tre atenei calabresi, dove tutti i vincitori sono stati rassicurati sul percorso futuro nelle P.A. alle quali ognuno era stato assegnato, prevedendo, vista l’originalità del progetto, periodi di sbandamento e poca collaborazione da parte degli enti, con la promessa da parte dei responsabili universitari di monitorare i progetti formativi, nonché il nostro effettivo impiego secondo la logica dello stesso progetto.
Fin dal nostro arrivo all’interno delle P.A. siamo stati assegnati a delle figure tutoriali, investite dal compito di supervisionare e seguire gli stagisti nella realizzazione dell’apposito progetto formativo che rappresenta la caratteristica fondamentale del Programma Stages, e soprattutto di curare l’aspetto riguardante l’ambientamento nell’ente e il fattivo inserimento nell’organico interno in piena sintonia con le proprie caratteristiche professionali.
Premesso ciò, ci si è subito resi conto della reale difficoltà a poter svolgere in concreto tale progetto, in quanto innanzitutto, oltre a doversi confrontare con problematiche di natura materiale - mancanza di mezzi basilari come scrivanie, computer, stampanti e quanto altro può servire a mettere nelle condizioni chiunque a svolgere il proprio lavoro -  ci si è dovuti confrontare soprattutto con l’indifferenza dell’ente di fronte al senso stesso del progetto legato alla formazione, premessa per la quale il Comune avrebbe potuto avvalersi degli eccellenti laureati nel proprio organico.
A distanza di quattro mesi di permanenza nel Comune, feci richiesta di “cambio sede” al Consiglio regionale della Calabria, denunciando la carenza dell’ente e mi venne concesso un trasferimento di provincia (visto che vivo e risiedo a Rende), per svolgere attività presso il teatro comunale A. Rendano di Cosenza. A distanza di tre mesi dalla mia permanenza nel nuovo ente, mi venne revocato il trasferimento per motivi materiali, visto che nel concedermi tale trasferimento gli uffici regionali non si erano accorti che un cambio di provincia era incompatibile con il bando.
Per cui, ri-assegnata al Comune originario, senza valutare una effettiva motivazione e senza valutare le reali problematiche legate alla mancanza iniziale dell’ente di non avere rispettato gli articoli 12 e 13 del bando promosso, ho cercato autonomamente un altro ente nella provincia di Vibo Valentia presso il quale potermi trasferire e “iniziare” un nuovo e reale percorso formativo.
Ora mi ritrovo ancora qua, a distanza di un mese e mezzo dalla mia ri-assegnazione, pur avendo fatto richiesta ripetutamente di nulla osta al sindaco, pur avendo denunciato agli enti competenti (università e consiglio regionale), la situazione rimane completamente ignorata da troppo e lungo tempo.
Questa lettera aperta è di indignazione e denuncia di questa situazione nella quale sono coinvolta, dopo tanti anni di studi e di passione, specializzazioni e speranze: questo scontro con la realtà della P.A. in Calabria è veramente devastante, anche perché risulta attualmente che il progetto avvalori più la tutela dei rapporti interni tra gli enti amministrativi coinvolti, che noi ragazzi, i veri vincitori del bando, che ORA, dopo tanti investimenti sulla formazione e sulla professionalità da parte delle nostre famiglie calabresi, abbiamo bisogno di imparare e inserirci nelle migliori condizioni in questo astratto “mondo del lavoro”, e quindi necessitiamo di tutele in un ambiente poco pulito e poco professionale come quello della pubblica amministrazione. Anche questo è spreco di denaro pubblico e prima o poi occorrerà fermare questa emorragia, che ci vede protagonisti nelle classifiche italiane ed europee sempre e solo delle ultime posizioni.
Spero che questa lettera aperta aiuti a risolvere il mio caso e a far capire quanto sono urgenti e gravi alcune situazioni legate al futuro lavorativo in questa regione.

Maria Grazia Bisurgi


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