Come cambia lo stage in Europa: viaggio in Gran Bretagna e Irlanda

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 31 Ago 2012 in Approfondimenti

Uno dei Paesi europei in cui il dibattito politico sullo stage incalza è la Gran Bretagna, anche perché qui questo strumento viene troppo spesso usato in maniera distorta. Tutti i principali giornali se ne sono occupati a più riprese: «Tartassare gli stagisti sarà pure routine, ma rimane sbagliato», «I tirocini non pagati violano la legge sul salario minimo», «Stage: aspettando un lavoro» sono solo alcuni esempi dei titoli più recenti. 
Per i giovani britannici, esordisce il report disposto dalla Commissione Ue, la situazione è particolarmente difficile. Quasi un quinto di quelli nella fascia 19-24 anni non studia né lavora - gli ormai famosi Neet  - una percentuale molto alta
data l'età. La disoccupazione continua a crescere da quasi un ventennio e appare chiaro che «acquisire qualifiche elevate non è più sufficiente per garantire ai giovani posti nel mercato del lavoro». Le poche iniziative positive poi - come il Future Job Fund, in grado di garantire un impiego di sei mesi ai giovani disoccupati nel settore pubblico o assistenziale - sono state smantellate con il governo Cameron, annotano i due autori. 
Oltremanica le principali tipologie di formazione lavorativa sono quattro. Gli internships in senso stretto - termine che può indicare tipologie molto diverse, e comunque non definito con precisione a livello legale - finalizzati a trovare un lavoro, che tipicamente interessano i laureati e durano dai tre ai sei mesi. Poi ci sono le cosiddette lauree sandwich, che prevedono un anno circa di "placement", quasi mai rimborsati, intrapresi dal 6% degli studenti - circa 120mila ragazzi. Gli stage inseriti nelle misure di politiche attive per il lavoro coinvolgono invece 16mila persone all'anno: in genere durano due mesi e danno diritto a indennità di disoccupazione (talvolta più redditizie di un lavoro vero ma sottopagato). Il report precisa però che il sistema pubblico di finanziamento «è confinato a interventi specifici di scala ridotta, durata limitata o entrambi». Infine ci sono i tirocini che in italiano verrebbero definiti "praticantati" per accedere a una professione - ad esempio medico, architetto, avvocato - regolamentati dai singoli ordini con i vari Medical Act, Architects Act etc. E controllati, il più delle volte. I solicitors ad esempio,  gli avvocati, fanno riferimento alla Sra - Solicitors Regulation Authority, che tra le altre cose vigila sull'obbligo di versare una quota superiore al national minimum wage.
Proprio il salario minimo garantito, in vigore dal 1999 e oggi pari a circa 7 euro all'ora, è il nodo più difficile da sciogliere sullo stage, soprattutto in merito ai percorsi post formazione: uno stagista ne ha diritto o no? Secondo la legge inglese dovrebbe, se apporta il contributo di un lavoratore; altrimenti il rimborso è facoltativo - leggi raro. Ma in mancanza di precise griglie normative tutto è rimesso all'interpretazione, non sempre disinteressata. Pochi mesi fa i consulenti legali del governo inglese hanno espresso la loro, stimando che nel 2010 almeno 10mila stage, proprio perché non retribuiti, potrebbero essere stati illegali, e quindi risarcibili.
Non sono comunque reperibili dati globali sullo stage negli UK e dunque il report pubblica solo resoconti molto settoriali, riferiti a singoli progetti o collegati situazioni particolari - c
ome l'abbandono scolastico o universitario. «Le informazioni sui settori in cui lo stage prevale», e viene peggio usato, sono poi addirittura «aneddotiche». E l'aneddoto conduce ai soliti settori giornalismo, moda, media; ma anche a quello politico. Non a caso Intern Aware, l'organizzazione che si batte per i diritti degli stagisti britannici, ha chiamato in causa i tre principali partiti politici per verificare se predicano bene e razzolano altrettanto bene in fatto di mobilità sociale e opportunità per i giovani. Con risultati deludenti.
Ancora
più complicata è la situazione in Irlanda, dove la crisi ha triplicato i livelli di disoccupazione in pochi anni e dove gli under 35 con il solo diploma costituiscono mediamente il 40% degli inoccupati. I Neet sono un'altra emergenza molto costosa, che rosicchia 2 punti e mezzo percentuali del prodotto interno lordo. E a sorpresa sono gli uomini ad accusare di più il colpo: nel centro di Limerick sono senza lavoro addirittura i due terzi del totale.
Tradizionalmente, il sistema scolastico irlandese è poco vocational: «solo una parte trascurabile di giovani sceglie scuole ad indirizzo lavorativo» e il 65% dei diplomati opta per l'università, anche se poi molti laureati finiscono col prendere la strada dell'estero (e, in generale, il 90% degli emigrati irlandesi sono giovani). Proprio per sanare la frattura scuola-lavoro e favorire la riqualificazione dei disoccupati, nell'estate 2011 è stato inaugurato Job Bridge - National Internship Scheme, che ha lanciato 6mila posti di "placement" nel settore pubblico e privato, con un'indennità settimanale di 50 euro, da aggiungere ad eventuali benefit sociali. Questo e altri programmi di stage sono affidati alla Fas, la National Training and Employment Authority, che opera tramite un network di 20 training centers e 66 uffici regionali. Ma ancora per poco: verrà a breve sostituita dall'agenzia Solas,di cui si sa ancora poco (lo stesso sito è in costruzione).
In merito al numero di stagisti, anche il report irlandese fornisce dati piuttosto parziali. Si sa ad esempio che ogni anno circa 2500 ragazzi completano percorsi di inserimento lavorativo pensati per chi abbandona la scuola, in costante aumento dal 2004; mentre per tutte le categorie di disoccupati nel 2010 le azioni sono state 37mila, di cui 4mila e 500 stage in senso stretto (quasi il doppio di due anni prima). I tirocinanti universitari invece, esclusi quelli di medicina, hanno superato quota 10mila. Per contro crolla il numero di apprendistati attivati: nello stesso anno sono stati solo 1200, con un sonoro -68% rispetto a due anni prima (17mila complessivi invece quelli già in essere). Gli autori ipotizzano che ciò sia dovuto alla connotazione tipicamente maschile dell’apprendistato in Irlanda, frequente in settori come commercio e costruzioni, fortemente impattati dalla crisi.
Per quel che riguarda il rimborso, si legge: «Gli stage universitari sono in genere gratuiti e talvolta i datori di lavoro ospitano studenti solo dopo essersi accertati che non dovranno pagarli». Esistono però anche i percorsi rimborsati, soprattutto nei settori ingegneria e informatica, talvolta con cifre che raggiungono quelle di uno stipendio. Ma si tratta di eccezioni, e il report non ne quantifica la frequenza. Più spesso, se un rimborso c’è, vengono applicati gli scaglioni definiti dal Minimum Wage Act del 2011, che variano dai 6 euro e 50 centesimi all’ora del primo trimestre di stage ai quasi 8 dell’ultimo. Una delle poche indagini a disposizione riporta che, secondo gli uffici placement universitari, il 36% delle loro  offerte di tirocinio risultano rimborsate. Una misura interessante è stata invece escogitata a livello centrale sul fronte controlli: il National Framework of Qualification del 2003 assicura la qualità di tutti i percorsi di formazione, da quelli scolastici  a quelli di dottorato, e compresi quelli lavorativi. Non ne viene però riferito il grado di efficacia.

Annalisa Di Palo

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