«Bamboccioni» a teatro

Lorenza Margherita

Lorenza Margherita

Scritto il 01 Dic 2012 in Notizie

Sabato 1 dicembre al teatro sociale di Segrate o ancora il 12 e 13 gennaio al teatro Traiano di Fiumicino andrà in scena «Bamboccioni - ovvero che noia il posto fisso» una commedia trascinante per ridere a crepapelle delle vicende e dei luoghi comuni che a torto o a ragion veduta investono i «giovani adulti» di oggi. Lo spettacolo, andato in scena dall'8 al 25 novembre a Milano, è stato inserito nella ricca stagione teatrale del Teatro Martinitt e vede protagonista Roberto D’Alessandro, attore, regista e autore romano, nonché fondatore dell’associazione culturale e compagnia teatrale I Picari.

«Pronto? Ciao mammina, sì ho mangiato, sì ho messo la canottiera…va bene mammina». Tre quarantenni  ottengono uno degli appartamenti  che il sindaco della loro città ha messo a disposizione per i “giovani” che faticano a tagliare il cordone ombelicale. L’affitto non si paga a condizione che gli inquilini impieghino parte del loro tanto tempo libero ad offrire assistenza sociale ai più bisognosi. Ecco così che Antonino [Giuseppe Alagna], gloria del calcio mancata, professore di educazione fisica extra graduatoria, Gian Alberto [Roberto D’Alessandro, regista e sceneggiatore] fisico quantistico dalla mole importante ma ancora avvinghiato alla «copertina di Linus» e Anton Giulio [Enzo Casertano], maestro elementare ma solo sulla carta, si ritrovano sotto lo stesso tetto per la loro prima esperienza lontano da casa di mamma e papà.

Le loro giornate trascorrono tra lavoretti improbabili e il volontariato che li porterà a conoscere da vicino chi davvero non ha più nulla, come la strampalata coppia di clochard Nevio [Franco Barbero] e Lucida [Maria Cristina Fioretti]. Sognatore incallito il primo, disillusa e sconsolata la seconda, dall’incontro con loro sortiranno effetti improbabili per tutti.

Non si smette di ridere durante le due ore di messa in scena, ma allo stesso tempo non mancano gli spunti di riflessione seri sulla realtà che quotidianamente bamboccioni più o meno giovani si trovano ad affrontare, sia a titolo personale sia a livello collettivo.
L’epiteto “bamboccioni” che dà il titolo alla pièce entrò in auge nell’ottobre 2007, quando l’allora ministro dell’economia Tommaso Padoa-Schioppa  disse pubblicamente «Mandiamo i bamboccioni fuori di casa: incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. E’un’idea importante».
Dimostrando il coraggio, o forse la sfrontatezza, di sollevare il velo che ricopriva la generazione “Y” più silente del mondo, cresciuta a suon di televisione commerciale e nutrita da cinque cereali all’interno delle rassicuranti mura domestiche.

I bamboccioni, nelle migliori intenzioni del professore bocconiano, erano quei ragazzi cui si indirizzavano i provvedimenti, contenuti nella finanziaria dell’epoca, per ottenere agevolazioni fiscali sull’affitto.

Da allora le cose non sono però migliorate: colpa della crisi economica, della recessione e della disoccupazione che hanno contribuito all’evoluzione dei bamboccioni in “sfigati” e “choosy”. I giovani, se si sono sentiti offesi da queste definizioni, hanno avuto e avranno l’occasione di smentire. Del resto è forse anche grazie a queste discutibili etichette che stanno poco per volta ritornando nell’agenda politica di chi governa. Piccoli passi, ma almeno qualcosa inizia a muoversi. Chi si ferma è perduto diceva un proverbio, ma una pausa a teatro per farsi due risate, perché no?

di Lorenza Margherita

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