Liberiamoci dalla precarietà: Camusso all'incontro con i giovani tra contestazioni e proposte

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 18 Feb 2012 in Notizie

Roma, mercoledì 15 febbraio, sei del pomeriggio. stageLa Repubblica degli Stagisti partecipa all'affollatissimo incontro «Liberiamoci dalla precarietà» organizzato dai Giovani non + disposti a tutto al Forte Fanfulla del Pigneto, uno dei quartieri più multietnici e 'alternativi' della capitale: fa un certo effetto vedere  pattuglie dei carabinieri schierate fuori da questo noto centro sociale, dove è in corso il dibattito tra i precari e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Il motivo di allarme è un gruppetto di ragazzi appartenenti a diversi collettivi universitari di Roma, uniti sotto la siglia 'Studenti e precari del Pigneto' [nella foto in basso], che vorrebbero entrare a confrontarsi con il leader del sindacato, reduce da un tavolo con il ministro Fornero per negoziare l'imminente riforma del lavoro, mentre è nel pieno del suo intervento. Il fatto che le forze dell'ordine li blocchino all'ingresso – in sala ci sono più di un centinaio di persone – è segno che di questi tempi non si prendono alla leggera certe iniziative, neppure quelle di un gruppetto di ventenni composto per lo più da ragazze. Il malcontento è tanto, forse si teme che possa degenerare.
Dentro, la Camusso prende subito le distanze dalle esternazioni che alcuni membri del governo hanno fatto negli ultimi mesi, dalla
monotonia del posto fisso agli 'sfigati' laureati quattro anni fuori corso, fino ai mammoni restii ad allontanarsi dalle sottane della mamma: «Affermazioni che sembrano attribuire la responsabilità ai giovani: operazioni di pura colpevolizzazione». stageLa sindacalista parla anche del pressing di questi giorni sul governo e della linea adottata dal sindacato: «Non ci hanno mai convinto che la risposta sia togliere diritti ad altri», e ancora «stiamo realizzando una rivoluzione culturale dicendo che ci sono forme contrattuali da cancellare, perchè finora le leggi hanno sempre e solo avallato le regole che già esistevano», consentendo il persistere degli abusi. Il punto focale della rivendicazione della Cgil – spiega - sono gli ammortizzatori sociali, che devono «fare da contraltare alla flessibilità, e non solo al lavoro ordinario», e l'equità delle retribuzioni, per cui va ripristinato il «parametro della professionalità» come indicatore degli stipendi. E poi la questione del costo del lavoro precario: «Chi fa lavoro subordinato non può essere pagato più di chi è autonomo». A torto – dice Camusso – si pensa che la precarietà «non abbia effetti anche sul lavoro indeterminato», al contrario «induce alla sostituzione» con lavoratori più a basso prezzo». Ma si discute anche di false partite iva, dimissioni in bianco, tutele per la maternità, reddito minimo, tutti temi sollevati dai ragazzi presenti al dibattito e che a detta del segretario sono adesso sul tavolo della negoziazione con il governo, ponendo l'ulteriore problema delle «risorse, in un paese che punta invece a ridurre la spesa». Per questo bisognerebbe «ragionare più su come si finalizza la spesa pubblica».
Una visione che convince a metà il collettivo dei precari che a un certo punto riesce a fare irruzione. I r
agazzi prendono la parola presentandosi come giovani «che vivono quotidianamente i problemi che pone la precarietà, di cui tutti si riempono la bocca ma che evidentemente non tutti conoscono». Tra affitti alle stelle, stage e lavori in nero, «i ritmi di vita sono inimmaginabili». E per questo sono critici nei confronti della posizione della Cgil. stage«Perchè sedersi a un tavolo di trattativa dove l'unico punto chiaro è l'eliminazione dell'articolo 18 anzichè allargarlo per chi entra nel mondo del lavoro? E con quale legittimità i sindacati confederali, i cui iscritti sono principalmente pensionati e lavoratori delle grandi aziende, ritengono di poter siglare accordi in nome dei precari, degli autonomi e delle partite iva senza un confronto reale con il paese e con i movimenti? Come non porre al centro la questione del nuovo welfare e la rivendicazione del reddito garantito svincolato dalle condizioni di lavoro superando la retorica del conflitto tra generazioni?». La risposta della Camusso è un po' evasiva, anche perchè i contestatori sembrano ignorare che lo sforzo dei Non + – il gruppo di dirigenti "giovani" della Cgil, capitanato da persone come Ilaria Lani, Luca de Zolt, Claudia Pratelli, Salvatore Marra, tutti tra i venti e i trent'anni  è ormai da un anno teso proprio alla tessitura di rapporti con movimenti, associazioni di freelance e precari, esponenti appunto del "paese reale". La sindacalista allora vira parlando di formazione scolastica, che andrebbe a suo dire più orientata sui lavori tecnici, finora considerati marginali. E quanto al confronto del governo, «il sindacato non può mai rinunciare a discutere per rappresentare gli interessi», afferma. «Deve valutare nel merito: se un sindacato non discute con le controparti è destinato a non cambiare la situazione». Oggi più che mai, con la riforma del lavoro in divenire. «Immaginiamo che si possa invertire la tendenza e che si vada verso l'allargamento non più della precarietà ma delle regole e delle certezze», è la conclusione di Camusso. E la speranza che tutti condividono.

Ilaria Mariotti


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