I "500 giovani per la cultura" da mesi senza compenso, e forse penalizzati dal concorso annunciato dal Ministero

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 12 Apr 2016 in Notizie

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Selezionati attraverso un bando pubblicato nel dicembre 2013, dopo un lungo processo di valutazione, da maggio 2015 hanno cominciato il loro programma formativo: sono i “500 giovani per la cultura”, i laureati selezionati dal Mibact per svolgere un “programma straordinario di formazione” di un anno, di cui la Repubblica degli Stagisti si è ampiamente occupata fin dall’inizio – anche per le aspre polemiche iniziali sul rimborso spese troppo basso.

Finite le 100 ore di lezione in aula, dallo scorso settembre i partecipanti hanno iniziato la seconda fase, che durerà fino al giugno di quest’anno e che li vede occupati in attività di catalogazione e digitalizzazione del patrimonio culturale presso soprintendenze, biblioteche e archivi di stato e poli museali. Ma ad oggi questi circa 500 – che in realtà con i mesi sono andati via via diminuendo, per le molte rinunce – da gennaio 2016 non hanno più visto un euro del proprio compenso, 456 euro al mese.

Oltre alla questione pecuniaria, c'è anche da chiedersi che fine faranno questi giovani, nel frattempo costituiti nel comitato «500 giovani per la cultura», alla fine dei 12 mesi previsti. Sono stati selezionati dal ministero, che ha affinato le loro competenze: ma quando andrà in scadenza il “programma di formazione”, che ne sarà di loro? Si troverà un modo per inserire almeno i più meritevoli in organico in quegli stessi uffici dove da tempo il personale è carente?

Alla Repubblica degli Stagisti sono arrivate numerose testimonianze di questi tirocinanti non tirocinanti – una definizione che deriva da una circolare dell'ottobre dell'anno scorso, in cui il direttore generale Caterina Bon Valsassina aveva scritto che «il programma “500 giovani per la cultura” non rientra nelle casistiche indicate […] in quanto non si tratta di forma di lavoro né di tirocinio di formazione e orientamento».

Questi presunti “ibridi” con il tempo hanno cominciato ad accumulare
sfiducia e rabbia, che hanno raccontato alla RdS: c’è chi la definisce una «letterale presa per i fondelli», un «concorso andato a male», chi si lamenta della mancanza di comunicazione tra la direzione generale Mibact e le segreterie regionali. Insomma gli animi sono accesi e pronti ad alzare la voce.

In primo luogo perché mancano tre mesi almeno di indennità di partecipazione. Un ritardo dovuto al cambiamento delle modalità di accreditamento ed emissione passato da NoiPa, il sistema informativo che si occupa del trattamento economico del personale centrale e periferico della Pubblica amministrazione, ai segretariati regionali. Decisione annunciata con una circolare del 29 gennaio, quando invece i partecipanti al programma speravano di trovare l’accreditamento della somma come gli altri mesi il giorno 23. E che pure fa riflettere: se questi soggetti non sono stagisti e non sono equiparabili a nessuna forma di lavoro dipendente non si capisce perché all’inizio siano stati pagati dal sistema informativo che gestisce «la presa in carico del trattamento economico del personale centrale e periferico della Pubblica amministrazione». 

Purtroppo il problema del mancato pagamento non si è limitato al mese di gennaio, ma si è trascinato anche per febbraio e marzo ed è tuttora in corso: e alla fine al danno economico i 500 giovani per la cultura hanno visto aggiungersi anche la beffa. Recentemente è, infatti, uscito un decreto ministeriale per un nuovo concorso pubblico per l’assunzione di 500 funzionari. Decreto che annuncia la pubblicazione dei concorsi per le varie figure professionali entro il 30 aprile, quindi prima della fine del percorso per questi 500 giovani.

«Una bella mazzata perché significherebbe che quel piccolo barlume che oggi mi consente di andare avanti in questo progetto, ossia ottenere punteggio utile per i prossimi concorsi ministeriali, si spegne del tutto. Anche perché quando uscirà nuovamente un concorso per 500 funzionari? Forse tra 10 anni», scrive sconfortata alla Repubblica degli Stagisti una partecipante al progetto che preferisce mantenere l’anonimato.

Se questi giovani, per quanto ormai con poca fiducia, sperano che il concorso slitti nel tempo e prenda in considerazione le competenze sviluppate fino ad oggi, resta sullo sfondo la domanda sulla ratio dietro ai ragionamenti ministeriali. A cosa serve far iniziare un percorso senza poi definirne nel tempo la sua realizzazione?

Anche perché le richieste di questi giovani, ovvero di trovare uno sbocco al loro programma ormai in dirittura d’arrivo, non sono poi tanto campate per aria. L’allora ministro Bray nel novembre 2013, davanti alle commissioni beni culturali di Camera e Senato, poco prima della pubblicazione del bando, aveva ammesso che nella pianta organica del ministero mancavano all’appello 600 persone, aggiungendo che con il progetto “cinquecento giovani per la cultura” si attuava un programma straordinario che avrebbe dovuto portare a incrementare «la pubblica fruizione del patrimonio». Il ministro non lasciava dubbi sulle possibilità future dei partecipanti, affermando che «al termine del percorso formativo e della collaborazione nell’attività che andranno a svolgere, i laureati che abbiano conseguito un giudizio favorevole secondo le modalità definite con decreto ministeriale saranno immessi nei ruoli del ministero con il corrispondente profilo professionale».

Se la domanda legittima, all’epoca, era come fosse possibile per un ministero assumere senza una procedura concorsuale, oggi invece è capire come mai stia per essere pubblicato un bando che non sembra voler valorizzare quei laureati che stanno già prestando servizio. Quando invece il bando che aveva reclutato i 500, all’ultimo comma dell’articolo 5, prometteva il rilascio «a coloro che lo abbiano portato a termine un apposito attestato di partecipazione, valutabile ai fini di eventuali successive procedure selettive del ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e degli istituti da esso vigilati». Non solo: anche il sottosegretario al ministero dei beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni, in uno scambio mail con alcuni tirocinanti aveva risposto che avrebbe appoggiato eventuali opportunità lavorative pur non rientrando l’argomento tra le sue deleghe.

Eppure oggi non solo non ci sono notizie certe su quando e se verranno liquidate le somme spettanti a questi giovani, ma nemmeno si capisce quali siano gli sbocchi di questo programma formativo straordinario che si concluderà nel giugno 2016
. In una lettera alla Repubblica degli Stagisti alcuni partecipanti evidenziano tutti i punti anomali del loro progetto: ad esempio la continuità del rapporto di lavoro, obbligatoria ogni settimana, che non consente di prestare servizio presso altri datori di lavoro; un concorso, sostenuto dopo una prima fase di scrematura attraverso la valutazione per titoli, che non solo ha visto l’impiego di consistente denaro pubblico ma che non avrebbe senso per un “programma formativo” e che in aggiunta oggi non viene nemmeno considerato come requisito preferenziale di assunzione; nessun concorso previsto che consideri le graduatorie pubbliche in cui sono stati inseriti. E il nuovo decreto ministeriale che annuncia il concorso per 500 funzionari senza utilizzare i “500 giovani” «già sostenitori di concorso pubblico» appare ai diretti interessati come una beffa.

I tirocinanti ora chiedono «un prolungamento della nostra attività o una trasformazione della stessa in concrete opportunità lavorative, per migliorare non solo la qualità dei servizi e la sicurezza dei beni culturali per le utenze ma anche per impiegare il bagaglio di conoscenze acquisito in questo anno  di formazione».

stage lavoro salvo barrano archeologiCosa succederà in futuro? Si procederà con nuove selezioni simili?
«Come associazione confermiamo la nostra più ferma contrarietà a progetti ambigui come questi, che non sono né formazione né lavoro», dichiara alla Repubblica degli Stagisti Salvo Barrano*, appena rieletto presidente dell'Associazione nazionale archeologi. «Rischiano di essere un inganno per chi partecipa e una provocazione per chi da anni si forma negli istituti e nei luoghi deputati alla formazione, ovvero nelle università e nelle scuole di specializzazione o di dottorato».

«Ho la presunzione di credere che né il ministro Franceschini né altri ministri replicheranno iniziative simili, peraltro volute dal governo precedente guidato da Enrico Letta» prosegue Barrano: «Oggi mi pare che il ministro abbia già invertito la rotta, promuovendo con la legge di stabilità approvata a dicembre un concorso per 500 posti a tempo indeterminato presso il Mibact. Il bando uscirà nei prossimi giorni mentre un bando per 60 funzionari a tempo determinato è già uscito a marzo. Potremmo sintetizzare dicendo che nel 2014 sono state promosse due manifestazioni per chiedere buona occupazione: quella dell'11 gennaio, 500 No al Mibact, e del 29 novembre, Cultura è Lavoro. La bella notizia è che la politica ha compreso il messaggio, la brutta è che ci abbia messo due anni».

I partecipanti al programma “500 giovani per la cultura” potrebbero comunque iscriversi al bando; la questione è quella della valorizzazione, in quella sede, del punteggio corrispondente a questo percorso: «Probabilmente basterebbe presentare al ministero una richiesta per poter integrare i titoli limitatamente al percorso formativo, quando questo percorso sarà completato. Non mi sembra una richiesta irragionevole» suggerisce Barrano: «Ma gli uffici del ministero hanno urgente bisogno di nuovo personale, anche per dare attuazione alla riforma appena avviata, e non possono certo aspettare le micro-istanze dei singoli partecipanti al concorso. Anche perché ci sono tantissimi altri casi di criticità per quanto riguarda l'attribuzione dei punteggi o la valutazione dei titoli: su questo come Ana faremo pervenire a breve al ministero le nostre osservazioni»


Resta una
amara certezza: che l’Italia, che ospita ben 44 dei 911 siti tutelati dall’Unesco in tutto il mondo – il che vuol dire che detiene quasi il 5% del patrimonio artistico-archeologico di tutto il mondo, pur avendo una superficie che non si avvicina nemmeno lontanamente a quella percentuale rispetto all’intera superficie terrestre in questi anni ha dimostrato una scarsa attenzione verso chi per quei siti, quei monumenti, quei palazzi, nutre invece passione e potrebbe portarvi un valore aggiunto. Ci sarà davvero una inversione di tendenza?

Marianna Lepore

*la foto di Salvo Barrano è di Salvatore Agizza

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