Sicilia, 12mila firme per una legge sui tirocini di qualità

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 15 Feb 2012 in Notizie

Durata certa, rimborsi minimi, incentivi alle assunzioni.Stagisti Questi i principali contenuti di una proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal Dipartimento per le politiche giovanili della Cgil Sicilia. Un documento che arriva sul tavolo dell'Ars forte del sostegno di oltre 12mila firme, raccolte principalmente tra gli under 35: lavoratori precari, stagisti e studenti.
Diciotto articoli per riscrivere la storia di quei 17mila giovani siciliani che, ogni anno, si vedono attivare un contratto di stage, principalmente nel terziario: dal turismo, al commercio, ai servizi per le imprese. «E solo il 7,7 di questi rapporti si trasforma in un'assunzione, contro una media nazionale dell'11 per cento», sottolinea Andrea Gattuso [nella foto sotto], responsabile del Dipartimento politiche giovanili della Cgil, citando dati Unioncamere.
«Io firmo gli stage» è lo slogan che ha accompagnato la raccolta firme, che si è conclusa lo scorso 6 febbraio con la consegna della documentazione a Palazzo dei Normanni. Il testo, come ammettono gli stessi presentatori, è stato scritto prendendo spunto dalle normative in vigore in altre regioni d'Italia, in particolare Toscana e Piem
Stagistionte. Arriva appunto da Firenze l'idea di istituire una borsa di studio minima. «Abbiamo ricalcato quell'articolo che prevede un trattamento di base, fissato in 400 euro, con un contributo che per metà viene coperto dalla regione». L'altra parte rimane invece in carico all'azienda che ospita il progetto. La proposta del sindacato è articolata: stanziare all'interno del bilancio regionale 10 milioni l'anno, 4 dei quali dovranno costituire un «Fondo per i tirocini formativi» e coprire i rimborsi spese. Gli altri 6, invece, serviranno per gli «Incentivi alle aziende per l'occupazione giovanile», ovvero per trasformare il rapporto in un'assunzione. «Stimiamo che con questi fondi ogni anno si possa favorire la creazione di un migliaio di posti di lavoro». Alle imprese che assumeranno andranno infatti 8mila euro per ogni giovane tra i 18 e i 30 anni inserito in organico, cifra che sale a 10mila euro se il lavoratore appartiene ad una categoria protetta.
Da Torino ecco invece mutuare l'attenzione al monitoraggio del tirocinio, «uno dei punti più importanti della nostra proposta, fondamentale per evitare che si generino pratiche sbagliate». A cominciare dall'abuso degli stage. In particolare, al termine del progetto, «chiediamo che venga
Stagisticertificata l'esperienza maturata dal tirocinante, che così potrà spenderla in futuro» attraverso quello che viene chiamato «certificato di qualifica». Il monitoraggio passa però anche dall'obbligo di comunicare alla Regione l'attivazione di un progetto, entro 5 giorni dall'avvio. «In questo modo sarà possibile censirli e monitorare il fenomeno», anche grazie ai rapporti semestrali sull'andamento dei tirocini che l'ente regionale dovrà pubblicare.
La proposta di legge fissa in 6 mesi la durata massima di uno stage, specificando che devono essere attivati entro un anno dal conseguimento del diploma o della laurea. Succede poi talvolta che questi progetti vengano attivati per posizioni che non richiedono un periodo formativo. Per evitarlo la Cgil Sicilia chiede espressamente di vietare questa pratica. Nelle intenzioni dei firmatari, agli stagisti dovrà essere garantita un'assicurazione verso terzi e contro gli Stagistiinfortuni sul lavoro, e soprattutto bisognerà che venga loro riconosciuto il medesimo trattamento in termini di servizi di mensa, buoni pasto, trasporto e alloggio riservati ai dipendenti.
Fin qui la proposta della Cgil, sottoscritta anche dalle formazioni giovanili dei partiti del centrosinistra e da diverse associazioni studentesche, come Udu, Rum, Arci ragazzi e la rete degli studenti medi. Depositate all'Ars, ora le firme sono all'esame della commissione regionale per gli affari elettorali e referendari che dovrà controllare che ce ne siano almeno 10mila valide, tante quante ne richiede la normativa siciliana perché si possa dar corso all'iter di discussione di una legge di iniziativa popolare. «Questo richiederà dai cinque ai sei mesi, dopodiché il testo passerà nelle mani del presidente dell'Assemblea Francesco Cascio, che lo affiderà alla commissione Lavoro». Quest'ultima dovrà esaminare il testo entro sei mesi. La normativa prevede un meccanismo di garanzia nei confronti dei firmatari. Se, infatti, l'organo consultivo non discuterà
nei termini stabiliti la proposta di legge, quest'ultima verrà iscritta d'ufficio come primo punto all'ordine del giorno della prima seduta utile dell'Ars. E sarà messa in votazione.

Riccardo Saporiti

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