Categoria: Notizie

Premi di laurea, le scadenze autunnali

Di rientro dalle vacanze estive si ricomincia a pensare al lavoro: e chi ha realizzato una tesi di laurea può cogliere l’occasione per valorizzarla concorrendo a uno dei tanti premi indetti fino al prossimo autunno. Entro il prossimo 15 ottobre è possibile inviare la propria tesi per il premio dedicato al giornalista Gino Pestelli, sui temi della storia e cultura del giornalismo in Italia e nel mondo. In palio 1500 euro. Il premio è rivolto a giovani under 40 autori di tesi triennali o magistrali discusse in atenei dell’Unione Europea. Per partecipare è necessario spedire l’elaborato in formato cartaceo e su supporto elettronico, insieme al modulo di partecipazione, alla Segreteria del Centro studi Pestelli (corso Stati Uniti 27, 10128 Torino), con la dicitura «Premio di laurea Gino Pestelli – II edizione 2016». Il testo della tesi va anche inviato via mail all’indirizzo segreteria [chiocciola] centrostudipestelli.itScade il 30 ottobre il termine per provare ad aggiudicarsi uno dei due premi di laurea messi in palio dall’Unione Nazionale dei Consumatori, intitolati a Vincenzo Dona, fondatore dell’associazione, rivolti agli autori di tesi sul tema protezione del consumatore, discusse tra il 20 ottobre 2015 e il 20 ottobre 2016. Il primo premio è del valore di mille euro lordi con eventuale pubblicazione legata alla tesi, il secondo di 500 euro lordi. Per concorrere è necessario inviare tramite raccomandata alla segreteria del premio la domanda di partecipazione e la documentazione richiesta nel bando entro la data di scadenza, oltre a spedire via email all’indirizzo info [chiocciola] consumatori.it una copia della tesi in formato elettronico. È dedicato invece alla moda e al made in Italy il premio Centro di Firenze per la Moda Italiana indetto dal Comitato Leonardo e intitolato al suo ex presidente Alfredo Canessa, del valore di 3mila euro. C’è tempo fino al prossimo 4 novembre per inviare la propria tesi specialistica o elaborato finale di scuole o accademie di moda con durata triennale o quadriennale, discussi successivamente al primo gennaio 2011. Obiettivo premiare giovani studiosi che hanno evidenziato attraverso la propria analisi  scenari futuri e strategie di promozione del prodotto moda made in Italy. Il modulo di partecipazione, accompagnato dalla tesi su cd rom e da un estratto cartaceo di massimo sei pagine dell’elaborato va inviato alla Segreteria Generale del Comitato Leonardo (c/o ICE, via Liszt 00144 Roma) entro il 4 novembre 2016. Stessa data di scadenza, 4 novembre 2016, per il bando dedicato a tesi di laurea sullo sviluppo di soluzioni meccatroniche per la trasmissione di potenza in applicazioni industriali, promosso dalla Bonfiglioli Riduttori SpA. In palio uno stage full time di sei mesi presso l’azienda, o in caso di impossibilità a sostenere il tirocinio, un premio del valore di 3mila euro. Destinatari laureati specialistici in ingegneria meccanica, meccatronica, elettrica o elettronica, conseguita dopo il primo gennaio 2015 con un punteggio non inferiore a 90/100. Il modulo di partecipazione, corredato da tesi su cd rom, sintesi cartacea del contenuto di massimo sei pagine, lettera di accompagnamento a firma del relatore e cv completo del candidato va inviato sempre alla Segreteria del Comitato Leonardo entro la data indicata.È sempre del valore di 3mila euro e ha il 4 novembre come data ultima per l’invio della candidatura, come gli altri indetti dal Comitato Leonardo, il premio dedicato al tema “la candidatura olimpica Roma 2024: il progetto internazionale dello sport italiano per lo sviluppo e l’innovazione dell’economia del territorio”. Il comitato promotore è costituito dai membri del Consiglio Direttivo del Comitato del Coni. Possono fare domanda studenti di laurea triennale o specialistica che hanno discusso tesi in qualunque disciplina. Anche in questo caso il modulo di partecipazione va inviato alla Segreteria del Comitato entro la data del 4 novembre insieme alla tesi su un supporto elettronico e a una sua sintesi in formato cartaceo di lunghezza non superiore alle 6 pagine. L’elenco dei bandi indetti dal Comitato Leonardo non si esaurisce qui: è possibile consultare l’elenco completo alla pagina dedicata sul sito del Comitato, per un totale di 10 avvisi pubblici.Il 30 novembre è infine l’ultimo giorno utile per partecipare al premio di laurea Jo Cox, indetto dall’associazione iMille e intitolato a Hellen Joanne “Jo” Cox, deputata inglese vittima di recente vittima di un attentato. Tema: studi sull’Europa. Il valore del premio è di 1500 euro e potenziali destinatari sono laureandi con discussione della tesi programmata entro sei mesi oppure laureati da non più di un anno. L’elaborato può essere in italiano o inglese, il premio è aperto a cittadini italiani, europei e del Regno Unito. Nel comitato scientifico che valuterà le candidature figurano tra gli altri il sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto, la deputata Irene Tinagli, gli economisti Andrea Presbitero (Fondo Monetario Internazionale), Alessandro Giovannini (Banca Centrale Europea) e Michele Ruta (Banca Mondiale), la prorettore del Politecnico di Milano Donatella Sciuto e Giulio Del Balzo, presidente dell'associazione FutureDem. Tesi e cv in formato elettronico devono essere inviati via mail all’indirizzo premiocox [chiocciola] gmail.com. Se la tesi è in italiano, va allegato anche un breve riassunto (massimo due pagine) in inglese.Chiara Del Priore  

Opportunità europee, ecco i tirocini all’Efsa e all’Esa: candidature entro luglio e agosto

Le agenzie dell’Unione Europea, decentralizzate in moltissimi paesi dell’Ue, si occupano delle materie più disparate – dalla pesca a alle comunicazioni elettroniche; e offrono spesso possibilità di tirocinio. Le ultime opportunità, aperte per luglio, sono per alcune posizioni all’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, e all’Esa, l’ente aerospaziale europeo. Il primo ente offre un tirocinio generale legato alle competenze dell’agenzia (la sicurezza nel campo alimentare) per cui si può candidare fino a fine mese, il secondo per una posizione collegata alla comunicazione presso l’ente spaziale, candidature aperte fino ad agosto.Per l'Efsa chi è interessato ha tempo fino al 31 di luglio a mezzanotte per inoltrare la propria candidatura. Le posizioni aperte - di cui non viene specificato il numero - non sono collegate a una specifica area di competenza interna all’ente ma a varie aree di competenza: rischio ambientale, benessere animale, rischi biologici, nutrizione, analisi dei dati, relazioni con i media, ufficio legale e risorse umane. Di cosa si tratta? Una esperienza in un agenzia scientifica europea, contribuirà alla stesura di documenti ufficiali della propria unità di riferimento e parteciperà attivamente alle attività del suo dipartimento. Inoltre gli verrà offerto un rimborso di 1.115 euro mensili (più un contributo per le spese di viaggio verso l’ente di importo differente in base alla distanza da Parma). Il tirocinio dura dai 5 ai 12 mesi e non possono essere prorogati, informa il bando, he offre anche una panoramica dei requisiti e della proceduta di selezione.I requisiti principali sono quattro: essere cittadini di uno stato membro, essere laureati prima del 31 luglio, avere le competenze linguistiche per partecipare all’attività dell’ente (livello B2 di Inglese e una conoscenza soddisfacente di un’altra lingua dell’Unione). Prima di completare la propria candidatura è consigliata in ogni caso la lettura delle FAQ sul tirocinio.La call spiega la procedura: la candidatura va completata online, una volta concluso il periodo le candidature vengono aggiunte al database dell’ente, da cui vengono selezionati i candidati principali. Dopo un colloquio telefonico (o un’intervista online) in cui si discute con l’ente il possibile ruolo e una possibile data, chi viene selezionato riceverà prima un’offerta di tirocinio e dovrà, in un secondo momento fornire i documenti necessari (copia del certificato di laurea, prova di assicurazione sanitaria, casellario giudiziale etc). «L’ambiente lavorativo dell’Efsa è semplicemente straordinario» spiega Giorgio Sperandio, un trainee italiano, sul sito dell’organizzazione: «Ho la possibilità di interagire e lavorare con scienziati e esperti da tutta l’Europa, allargare la mia conoscenza scientifica e essere coinvolto attivamente sulle tematiche più recenti. Lavorare all’Efsa è difficile ed eccitante, e mi ha aiutato a uscire dalla mia confort zone”. La Repubblica degli Stagisti aveva raccolto tempo fa un’altra esperienza di tirocinio all’Esa. La posizione all’Esa è invece una sola e differente: qui, secondo l’annuncio pubblicato dall’ente di Parigi sul proprio sito, si cerca uno studente laureato in discipline collegate alla comunicazione (pubbliche relazioni, giornalismo, scienze della comunicazione o lingue), capace di produrre e editare testi e con esperienza nella comunicazione online e nei social media. Il tirocinio si terrà a Colonia in Germania e il tirocinante avrà un compito eccezionale: farà parte del team che si occupa di seguire la missione spaziale “Proxima” del astronauta francese Thomas Pesquet. La candidatura è per un ruolo importante e ha molti requisiti: il candidato ideale parla Inglese e Francese (e possibilmente anche tedesco), non si ha un salario ma un rimborso spese (non viene specificato l’ammontare) e si ha tempo fino a fine agosto per inoltrare la propria candidatura.Anche l’Esa sembra una bella esperienza, come racconta Chiara Forin, prima in stage curricolare grazie a un master e poi come Young Graduate Trainee: «Lavorare all' Esa – io nello specifico ero a Esrin, a Frascati – è tra le cose più soddisfacenti e soprattutto divertenti che abbia fatto». Nonostante il divertimento però lo stage non è stato facile, anzi: «Complicato. Perché pur avendo l'etichetta dello "stagista" il lavoro è a tempo pieno e le responsabilità pure! L'ambiente aiuta molto: io ho trovato colleghi disponibili ad aiutarmi durante e anche dopo il tirocinio e con molti di loro sono ancora amica». Ma non solo amici, anche un’esperienza unica: «Poi è arrivata quella che nei film è "l'occasione della vita" e mi sono ritrovata a impostare, gestire e mandare avanti Avamposto42. La parte migliore è stata seguire tutto  dall'inizio del progetto, dalla versione beta del sito al primo tweet, fino al ritorno sulla Terra di Samantha Cristoforetti e alla chiusura del progetto. Sono convinta che il tirocinio all'Esa, oltre ad avermi insegnato molto dal punto di vista lavorativo abbia, per così dire, "caricato la molla" dell'orologio per quanto mi riguarda!».Un’esperienza che Chiara Forin caldeggia senza esitazioni: «Sicuramente lo consiglierei a chiunque per l'opportunità di lavorare in un ambiente europeo e stimolante; non tanto sul lungo termine ma è una di quelle occasioni sulle quali vale investire personalmente e metterci "del proprio" in tutti i termini: perché non capita spesso».Matteo MoschellaImmagine di copertina via Flickr    

Migliora la qualità delle assunzioni post stage, più contratti a tempo indeterminato e meno precariato

In un solo anno gli stage extracurriculari sono aumentati +53,5%, anche per effetto del programma Garanzia Giovani: nel 2015 ne sono stati attivati ben 348mila. Ma quanti si trasformano in lavoro? E sopratutto: che tipo di occupazione offrono, stabile o precaria? Insomma lo stage può essere considerato come una anticamera non solo dell'assunzione, ma della agognata stabilità lavorativa?Alcuni dati importanti si possono desumere dalle Comunicazioni obbligatorie: il ministero del Lavoro pubblica ogni anno un Rapporto, ed ha accettato di condividere con la Repubblica degli Stagisti anche alcuni dati extra-rapporto. Ne emerge un quadro tutto sommato positivo, anche se con qualche zona d'ombra. La propensione delle aziende ad assumere i propri stagisti extracurriculari (si parla, è bene ricordarlo, esclusivamente di quelli che svolgono il tirocinio al di fuori dei percorsi di studio) negli ultimi tre anni risulta essere sostanzialmente stabile: più o meno viene assunto uno stagista su quattro. In particolare, nel 2013 la percentuale era 23,5%, mentre nel 2014 e 2015 è salita al 26,4%: curiosamente, stessa identica cifra, perfino stesso decimale, per entrambi gli anni. Una vera impennata però c'è stata, nel 2015, rispetto alla percentuale di contratti a tempo indeterminato per questi stagisti assunti: prima era di poco superiore al 10% (12,3% nel 2013, 11% nel 2014), invece nel 2015 ben il 40% di coloro che sono stati assunti dopo il tirocinio ha avuto direttamente questo tipo di contratto. Non serve un esperto per correlare questo aumento all'introduzione del nuovo contratto a tutele crescenti e sopratutto ai bonus assunzioni previsti dal governo Renzi, che in questo caso sembrano aver funzionato; tantopiù che si trattava di bonus compatibili (e cumulabili!) con quelli previsti da Garanzia Giovani.Dunque la probabilità di essere assunti dopo uno stage extracurriculare è rimasta invariata negli ultimi tre anni, ma è più che triplicata la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato subito dopo il tirocinio. In particolare nel 2015, su 348mila stage extracurriculari, «il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a 92mila» – cioè una media del 26,4%. Come anticipato, circa il 40% di queste assunzioni – dunque poco meno di 37mila – è stato effettuato con contratti a tempo indeterminato. Il resto si suddivide tra apprendistato (28%) e tempo determinato (29%), mentre la quota di contratti precari (collaborazioni o altre tipologie) risulta molto ridotta, poco più del 3%. Ancor più nel dettaglio, dei 92mila contratti solo l'8% è durato meno di quattro mesi, un altro 10% è durato tra i 4 e i 12 mesi. L'occupazione generata sembra dunque poter essere considerata stabile. Inoltre ci sono anche «93mila rapporti di lavoro attivati nel 2015 che seguono un tirocinio con datore di lavoro differente dal soggetto promotore del tirocinio» specifica alla Repubblica degli Stagisti Grazia Strano, direttrice generale del settore Sistemi informativi, Innovazione tecnologica e comunicazione del ministero del Lavoro. Dunque le probabilità di assunzione dopo uno stage extracurriculare per il 2015 salgono al 53%, equamente suddivise tra un 26,4% (92mila) assunzioni presso un datore di lavoro che è il medesimo soggetto ospitante del precedente tirocinio, e un 26,7% (93mila) assunzioni presso un datore di lavoro differente. In quest'ultimo caso però la percentuale di contratti precari e di breve durata è molto più alta. I contratti a tempo determinato rappresentano quasi la metà del campione (49,6%), e quelli a tempo indeterminato sono solo il 27,2%; ancor meno significativa è l'incidenza dei contratti di apprendistato (13,8%). In compenso vi è quasi un 10% di contratti precari. Inoltre, di queste assunzioni oltre un quarto (27,1%) risulta essere durato meno di 4 mesi.Andando a ritroso nel tempo: nel 2014, sui 227mila stage extracurriculari attivati, per 60mila c'è stata assunzione – la media fa appunto 26,4%. Di queste assunzioni solo l'11% – dunque 6.600 – è stato effettuato con contratti a tempo indeterminato. Il resto si suddivide tra apprendistato (40,1%) e tempo determinato (39,2%), mentre la quota di contratti precari (collaborazioni o altre tipologie) sta poco sotto il 10%. In particolare, dei 60mila contratti circa il 12% è durato meno di quattro mesi, il 27,5% è durato tra i 4 e i 12 mesi. Anche qui inoltre ci sono 70mila rapporti di lavoro attivati nel 2014 che seguono un tirocinio con datore di lavoro differente: chiamiamole assunzioni “eterogenee”, per differenziarle da quelle “omogenee” in cui lo stagista viene assunto dalla stessa azienda presso cui ha svolto lo stage. Dunque il tasso di assunzione dopo un tirocinio extracurriculare registrato nel 2014 è pari al 57,2%, suddiviso tra un 26,4% (60mila) assunzioni presso un datore di lavoro che è il medesimo soggetto ospitante del precedente tirocinio, e un 30,8% (70mila) assunzioni presso un datore di lavoro differente. Studiando le caratteristiche delle 70mila assunzioni di ex stagisti in altre aziende si scopre che la percentuale di contratti a tempo indeterminato nelle “assunzioni eterogenee” è identica (11%) a quella rilevata in caso di “assunzioni omogenee”; aumenta invece moltissimo il tempo determinato (52,9%) a scapito dell'apprendistato (solo il 19%) e sopratutto è ben più elevata la quota di collaborazioni o altri contratti atipici (quasi 17%). Anche per durata le assunzioni “eterogenee” dimostrano di essere molto più instabili: oltre 10mila (quasi il 15% del totale) risultano essere durate solo un mese; se le si somma alle 12mila di durata inferiore a 4 mesi (pari al 17,3%), è evidente che la stabilità delle assunzioni dopo uno stage in un'azienda diversa è decisamente minore rispetto a chi viene assunto nella stessa azienda dove ha svolto lo stage.Il viaggio a ritroso nel tempo termina con il 2013: in quell'anno «sono stati registrati dal Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie complessivamente 204mila tirocini extracurricolari». Con 48mila assunzioni post stage, per quell'anno la percentuale rilevata di assunzione post stage “omogenea” è stata pari al 23,5%. Focalizzando la stabilità delle assunzioni effettuate, la percentuale di contratti a tempo indeterminato è molto simile a quella del 2014 (12,3%), così come la suddivisione delle altre tipologie contrattuali utilizzate: il tempo determinato rappresenta il 40,3%, l'apprendistato il 36,4% e la quota di collaborazioni o altri contratti atipici poco più dell'11%.  Anche in questo caso viene rilevata attraverso le Comunicazioni obbligatorie la probabilità di trovare un lavoro, dopo lo stage, in un'azienda diversa rispetto a quella dove si è fatto il tirocinio: 61mila delle persone coinvolte in stage nel 2013 hanno avuto una assunzione “eterogenea”, pari quasi al 30% – il che porta per il 2013 il tasso complessivo di assunzione dopo un tirocinio extracurriculare a 53,5%. In particolare, delle 61mila assunzioni post stage “eterogenee” del 2013, la percentuale di contratti a tempo indeterminato è di nuovo identica (12%) a quella rilevata per le assunzioni “omogenee”; aumenta invece moltissimo il tempo determinato (51,8%) a fronte dell'apprendistato (solo il 17,6%) e la quota di collaborazioni o altri contratti atipici sfiora il 18%. Si conferma dunque ancora una volta la minore stabilità di questo tipo di assunzioni: quasi 10mila assunzioni (oltre il 15% del totale) risultano essere durate solo un mese e altre 12mila (pari al 19%) hanno avuto una durata inferiore a 4 mesi.In sintesi, se la probabilità di essere assunti dopo uno stage extracurriculare non è cambiata negli ultimi tre anni (il che è un aspetto critico, sopratutto considerando la quantità di denaro investita dallo Stato per sostenere le assunzioni), si può dire però che è migliorata la qualità dei contratti che vengono offerti agli ex stagisti: il combinato disposto della nuova disciplina dei contratti a tempo indeterminato, gli incentivi economici previsti dalla Finanziaria 2015 e dal programma Garanzia Giovani hanno fatto aumentare le assunzioni post stage a tempo indeterminato e ridotto la quota di contratti precari. Un risultato positivo che per consolidarsi però dovrà confermarsi, l'anno prossimo e sopratutto quello ancora successivo, anche in assenza di incentivi economici: dimostrando che gli stage possono essere un buon strumento di inserimento lavorativo anche senza “doping di incentivi”.Eleonora VoltolinaFoto quadrata: da Flickr in modalità Creative Commons (di Abhay Kumar)Foto rettangolare di apertura: da Flickr in modalità Creative Commons (di Ilo Arab States)Foto all'interno del testo: da Flickr in modalità Creative Commons (di Nicola Zingaretti)

Artigiani con innovazione: oltre 1.800 stage con rimborso di 500 euro al mese con il progetto "Botteghe di Mestiere"

Le nuove generazioni, vuoi per fascino vuoi per necessità, rispolverano il lavoro “a bottega”. E lo fanno nella veste moderna – ma nemmeno tanto – del tirocinio. Italia Lavoro, promotrice del progetto, le ha chiamate le“Botteghe di Mestiere e dell’Innovazione”, in riferimento all’intento di reclutare artigiani 2.0, capaci di rinnovare il made in Italy raccogliendo le sfide del futuro. Cambia il nome, ma la formula è più o meno sempre la stessa. Per intenderci, quella dei Progetti Neet e Garanzia Giovani: in questo caso tirocinio semestrale rivolto a giovani disoccupati tra i 18 e i 35 anni (non compiuti), con un rimborso mensile di 500 euro.Gli aspiranti artigiani digitali hanno tempo fino al 27 luglio per candidarsi a un tirocinio. L’esperienza vedrà impegnati, entro il 31 marzo 2017, 1.815 tirocinanti in 183 botteghe di tutta Italia, concentrate soprattutto in Calabria, Puglia, Marche, Sicilia e Campania. Delle botteghe ammesse al progetto, ben 101 appartengono alla categoria agroalimentare - enogastronomia - ristorazione, in linea con l’exploit del food sulla scia dell’Expo; 31 al settore abbigliamento - moda e 29 a quello meccanico. Seguono legno - arredo casa; grande distribuzione organizzata; navale e artigianato artistico.  Ma le “Botteghe di mestiere e dell’innovazione” non sono una vera novità, se non per la parolina magica “innovazione”. Il Progetto “Spa”. (Sperimentazioni di politiche attive) attualmente in corso ha infatti come antenato il Programma Amva (Apprendistato e mestieri a vocazione artigianale), svoltosi tra il 2012 e il 2014, e chiuso con un anno di anticipo per “esaurimento risorse”, a fronte dell’esorbitante numero di domande (24.201).Una interruzione che fece scalpore, eppure dell’esito di quel piano si è detto poco o nulla. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto allora a Italia Lavoro che fine abbiano fatto i beneficiari del Programma Amva. Ebbene, dei 3.226 tirocini attivati, secondo il monitoraggio della Società, 663 si sono conclusi con la stipula di un contratto di lavoro. In particolare, il 44% dei datori di lavoro ha scelto la formula dell’apprendistato e il 43% ha optato per contratti “a tempo determinato”, categoria comprendente i contratti di lavoro intermittente, i contratti d’agenzia, i contratti a scopo di somministrazione e i contratti di lavoro ripartito a tempo determinato. E ancora, il 7% ha scelto rapporti di lavoro “a tempo indeterminato” (sempre conteggiando i contratti di lavoro intermittente) e il restante 5% altre tipologie contrattuali, come contratti a progetto, prestazioni a partita IVA e lavoro occasionale. Il 18% dei tirocini si sono invece conclusi anticipatamente, per rinuncia del tirocinante o per decisione dell’azienda.Ma la vera notizia purtroppo è che 1.982, cioè il 61% del totale dei tirocini (non conteggiando nel computo l'alto numero di quelli non giunti a completamento) non hanno portato a nessun tipo di inserimento lavorativo: un bilancio molto magro per Amva, soprattutto a fronte dei 23,5 milioni di euro di investimento    statale – mediante fondi Spao (Sistemi di politiche attive per l’occupazione) e Pac (Piani di accumulo) - su quel progetto. A due anni di distanza, Italia Lavoro e il Ministero del lavoro e delle    politiche sociali hanno comunque deciso di ripetere l’esperienza, con alcuni aggiustamenti. Annamaria Cimino, project manager di Italia  Lavoro e responsabile del procedimento delle “Botteghe”, li ha  illustrati alla Repubblica degli Stagisti: «Nell’edizione precedente il  soggetto promotore era di Italia Lavoro, oggi lo sono - come capofila  dei raggruppamenti - soggetti del territorio, per favorire lo sviluppo di politiche sempre più vicine alle esigenze reali delle imprese e dei giovani».Ma la vera differenza dovrebbe farla la famosa parola jolly “innovazione”. In cosa si traduce concretamente, nel progetto, questo termine spesso abusato? «Si è dato spazio allo sviluppo di competenze legate al digitale e alle imprese innovative. Quindi non soltanto all’inserimento in azienda per la formazione sui mestieri tradizionali, ma anche per quelli che presentano caratteristiche più innovative, legati alle nuove tecnologie e strumentazioni, si pensi ad esempio allo studio delle materie prime usate in pasticceria per stampanti in 3D». Che cosa rappresenta dunque l’idea di “bottega” di Italia Lavoro? «Non è semplicemente il luogo dove si svolge un tirocinio, bensì un modello che riunisce al luogo di formazione l'opportunità per le imprese di fare rete, di consolidare i rapporti di aggregazione e di filiera». Inoltre il Programma ambisce a «stimolare e rendere centrale il ruolo del sistema della formazione e di rappresentanza delle imprese nel nuovo impianto delle politiche attive, e a implementare e sperimentare il vero percorso di formazione duale e di integrazione scuola/formazione e lavoro tanto auspicato dalla riforma». Resta però un punto di domanda sull'opportunità di ricomprendere in programmi come questo persone fino a 35 anni, un'età in cui sarebbe lecito aspirare a qualcosa di più che un tirocinio; e poi, data la scarsa efficacia a livello occupazionale del progetto precedente, c'è sopratutto da auspicare che queste nuove Botteghe di mestiere riescano a raggiungere migliori risultati. Rossella Nocca

Effetto Garanzia Giovani, lievita il numero dei tirocini extracurriculari

Il numero dei tirocini extracurriculari è aumentato del 53,5% dal 2014 al 2015: questa esplosione, che in numeri assoluti vuol dire 348mila stage extracurriculari attivati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2015, deriva fortemente dall’entrata a regime dell’attuazione del programma Garanzia Giovani. In particolare, gli stage extracurriculari possono essere «di formazione e orientamento» se svolti entro i 12 mesi dal conseguimento dell'ultimo titolo di studio, oppure «di inserimento / reinserimento lavorativo» se svolti oltre quel termine.Il 47,5% del totale dei tirocini extracurriculari attivati in Italia nel 2015 sono stati svolti nelle regioni del Nord; al Centro le attivazioni sono diminuite leggermente rispetto all'anno scorso, raggiungendo una quota pari al 18,9%; al contrario al Sud si è compiuto un exploit incredibile, dato che la quota è aumentata fino al 33,7% (nel 2013 e 2014 era rimasta stabile sotto al 20%).In particolare in Sicilia l'incremento del numero dei tirocinanti è stato abnorme: +714,7%. Seguono Basilicata (+164,7%), Campania (+110,6%), Calabria (+92,1%), Umbria (+87,4%), Lazio (+79,3%), Molise (+75,8%), Abruzzo (+75,0%) e Valle d’Aosta (+64,1%). Ma si verificano anche fenomeni di riduzione dei tirocini, in particolare nelle Marche (-10,3%) e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano (-7,9% e - 4,2%).Gli stagisti vanno prevalentemente in aziende che rientrano nel macrosettore di attività economiche denominato “Servizi” che, con più di 193mila attivazioni, rappresenta il 55,5% del totale. All'interno di questo gruppo vi sono sono due settori che fagocitano decine di migliaia di stagisti: in particolare, oltre 77mila hanno svolto nel 2015 tirocini extracurriculari nel “Commercio e riparazioni”, e 78mila in quello che unisce “Trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle imprese”.Al di là dei numeri assoluti, poi, è interessante osservare le tendenze: per esempio il settore dell'Agricoltura ha accolto solamente 6mila stagisti nel 2015, ma con un aumento molto rilevante (+59,9%) rispetto all'anno precedente. Idem per il settore delle Costruzioni (+89,6%) e quello degli Alberghi e ristoranti (+69,6%).Inoltre gli stage sono ricominciati ad aumentare anche nella pubblica amministrazione, dopo due anni di riduzione: l'aumento tra il 2014 e il 2015 è del 28,5%. Il che pone ineludibili questioni sull'utilità di svolgere periodi di formazione non curriculari in strutture che non sono in grado poi di assumere neanche una piccola parte di tirocinanti, e anzi dove spesso la presenza di questi ultimi serve a coprire buchi di organico…Tornando ai dati statistici: per gli stage extracurriculari non c'è una connotazione di genere, stagisti maschi e femmine sono sostanzialmente in equilibrio 50-50, con una lievissima prevalenza di donne che del resto si conferma di anno in anno.Seppur il tirocinio sia uno strumento di formazione e avvicinamento al mondo del lavoro pensato essenzialmente per persone prive di esperienza lavorativa, gli stagisti extracurriculari over 35 nel 2015 sono stati ben 37.500: di questi, per giunta, oltre 4.500 avevano più di 55 anni. I restanti risultano così suddivisi: 161mila under 25 (85mila maschi e 76mila femmine) e 132mila tra i 25 e i 34 anni (58mila maschi e 74mila femmine).La maggior parte degli stage extracurriculari (73,4%) ha avuto una durata tra i 3 e i 12 mesi. Vi è un 7,2% che è durato meno di un mese e un 1,7% con una durata superiore all’anno (presumibilmente stage attivati a favore di persone disabili). Per quanto riguarda l'esito, in un 12,7% dei casi gli stagisti richiedono di interrompere anzitempo il tirocinio; è raro invece (0,7%) che sia il datore di lavoro a farlo. La percentuale di assunzione post stage è 26,4%, identitica all'anno precedente: nel 2015, per la precisione, sono stati attivati 92mila rapporti di lavoro a seguito di una precedente esperienza di tirocinio.Abbiamo queste informazioni perché – purtroppo solo da un paio d'anni – il ministero del Lavoro offre uno spaccato di informazioni sull'utilizzo degli stage in Italia. Anzi, per essere precisi di una parte degli stage: quelli extracurriculari, svolti cioè al di fuori dei percorsi di studi. Lo fa attraverso un capitolo ad hoc del suo Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie, che traccia una panoramica del mercato del lavoro italiano basata su quei documenti che obbligatoriamente devono essere compilati ogni volta che si attiva o si interrompe un rapporto di lavoro o un tirocinio extracurriculare.Nel Rapporto 2014 si trattava solo di un boxino di un paio di pagine dedicato al tema, contenente esclusivamente un dato numerico sui tirocini dell'anno precedente e dell'anno ancora prima – senza informazioni relative poi alla trasformazione in contratti di lavoro: «Nel 2013 sono stati registrati complessivamente 204mila tirocini extracurricolari, a fronte dei 185mila del 2012». Stop.Un po' più dettagliato il Rapporto 2015: «Nel 2014 gli individui interessati da almeno un’attivazione di tirocinio sono stati circa 210mila (+10,6% rispetto al 2013). Nel 2014, infatti, il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a 60mila». Dunque: 227mila tirocini attivati per 222mila stagisti (il piccolo scarto è relativo a qualche persona ne ha anche fatti più di uno nello stesso anno).Il 2016 vede la diffusione dello stage continuare la sua crescita - 348mila tirocini attivati, come si diceva, per 329mila stagisti - anche se i dati sono evidentemente “dopati” dalla promozione di questo strumento avvenuta attraverso il programma Garanzia Giovani. Sarebbe interessante poter fare un confronto con l'uso degli stage curriculari; ma questi non vengono indagati, e l'ufficio statistico del ministero dell'Istruzione non possiede dati in proposito. Si tratta di una grave lacuna che andrebbe al più presto colmata: per poter analizzare il fenomeno dello stage in Italia a tutto tondo, e non solamente in maniera parziale.

«Cerco un'azienda in cui usare il cervello e che investa su di me»: il dietro le quinte di Meet the future, l'evento di recruiting di EY

La giornata si apre a fine mattinata: invece del solito iter di selezione, inizia un mega evento per mettere i candidati direttamente sul banco di prova. Lo ha fatto EY con 'Meet the future' a Roma qualche giorno fa (e c'è stata anche una data milanese). Così, nel giorno del match Italia-Spagna gli studenti e neolaureati che si sono distinti per la miglior performance online preliminare hanno riempito gli ex magazzini del Foro Italico, oggi Officine Farneto. Un enorme capannone immerso nel verde e circondato da una terrazza. Stile industriale e avanguardista, perfetta cornice per i meeting dedicati all'innovazione.Bandendo le formalità che caratterizzano di solito il primo contatto tra candidati e aziende, la multinazionale ha convocato circa 70 ragazzi (altrettanti la volta precedente a Milano) filtrati attraverso un quiz online sui temi del marketing e del digitale. «Parallemente abbiamo chiesto loro di registrarsi sul sito e di mandarci il cv» spiega Annalisa Lucarelli, responsabile recruiting ed employer branding di EY. «E la sorpresa è stata scoprire al momento dello screening finale che i profili erano coincidenti con quello che cercavamo: laurea in economia, ingegneria, informatica, matematica e statistica e interesse per il digital». Il primo impatto smentisce subito l'idea di chi non avverte nelle nuove generazioni sufficiente energia. Si respira anzi voglia di fare, dinamismo, concentrazione. Con un clima, nonostante di mezzo ci sia una corsa verso posti di lavoro, tutto fuorché di tensione, ma più simile a una festa: ragazzi vestiti di tutto punto, aperitivo, musica, chiacchiere (immancabile maxischermo per godersi insieme la partita). E nel frattempo un business case da risolvere. Sotto la guida dei mentor i partecipanti vengono divisi in gruppi, e viene chiesto loro di lanciare un progetto di e-commerce per costumi da bagno con un budget di 125mila euro. Obiettivo: studiare il target, strutturare la campagna, trovare i canali social per diffonderla, creare un video di presentazione per il cliente.Le riprese sono poi proiettate davanti a tutti, tra commenti divertiti, entusiasmo e un po' di inevitabile timidezza. Alla valutazione da parte dei recruiter segue anche qualche bonaria tirata di orecchie: «Dovete presentare il vostro team al cliente, è la prima cosa». E ancora: «Il lavoro va suddiviso in fasi, servono degli step, dovete spiegare come vi muoverete». «Bisogna cercare informazioni sul mercato di riferimento». Poi la proclamazione del vincitore, il team giallo. Tra i gialli c'è Fabiola Tammaro [nella foto sopra], 26enne di Avellino. È spigliata e ha uno sguardo determinato: ha archiviato la sua laurea in geologia per un amore improvviso per la consulenza scoppiato a seguito di un master in economia a Londra: «Lì per il marketing non conta niente la provenienza accademica. Ci sono manager che hanno studiato chimica». Viene dal liceo scientifico, è un po' pentita della scelta universitaria fatta («a 19 anni idee dettate più dalla passione che dall'esperienza»), ma non di aver optato per il campo scientifico: «Con il senno di poi sceglierei però un percorso che dia più sbocchi come economia o ingegneria». Adesso per lei e decine di coetanei impegnati nel business game si prospetta l'inserimento in una delle big four della consulenza, tramite stage o contratti di lavoro. «Una ragazza che aveva un paio di anni di esperienza è stata già assunta a Milano» specifica Lucarelli. «Abbiamo posizioni aperte già da subito, altre che si apriranno dopo l'estate: l'obiettivo è arrivare a immettere quasi tutti  coloro che abbiamo incontrato agli eventi di Roma e Milano».Non un «vi faremo sapere» insomma, ma una vera e propria call. Un sogno per tanti dei partecipanti. Una è Antonella Di Luca, romana, 23 anni, studentessa di Business Administration a Tor Vergata con aria sognante, che vorrebbe «un'azienda in cui usare il cervello, applicare le conoscenze teoriche dell'università e che investa su di me: in EY si imparano in due anni cose che altrove si assimilano in molto più tempo». «È come un ciclo continuo di apprendimento» le fa eco Giorgia Pannimiglio, coetanea all'ultimo anno della magistrale in Corporate Finance alla Luiss [con Antonella Di Luca nella foto a destra], look informale: «Mi piace molto studiare ed è importante per me che ci sia formazione». E continui stimoli: «Nella consulenza si cambia di continuo progetto e team di lavoro, si va avanti per obiettivi, che è come io organizzo la mia stessa vita. Mi sento affine per personalità a questo mestiere».Pierpaolo Paoloni [a destra nella foto sotto insieme ai compagni], timido e brillante 24enne di Fermo (a lui il primo posto nella competizione online), specialistica in Bocconi in Marketing Management, è attirato dal settore della consulenza «perché si può lavorare in diversi campi e business, espandere la propria conoscenza su diversi mercati». Anche l'ambiente di lavoro fa la sua parte: «So che si può contare su un clima di serenità, per questo mi attrae il modo in cui lavorano» dice con piglio sicuro Massimiliano Scarpa, 25 anni, laureato alla Federico II di Napoli. «L'ambiente è giovanile e innovativo, in più vogliono fare digital branding, che è quello che un giovane di oggi cerca». Massimiliano, che ha alle spalle stage come business analist, riflette anche sull'importanza di questi incontri, che «insegnano soft skills, tra cui fare public relation». «Non ho idea di come finirà», ammette Renzo Tarantino, 25 anni e laureato a pieni voti in management aziendale all'università di Lecce [al centro nella foto]. Parla disinvolto e si dice soddisfatto perché «abbiamo lavorato su come organizzare al meglio la campagna, anche se in modo improvvisato».Tra i partecipanti insomma poca rassegnazione, tantomeno voglia di scappare dall'Italia temendo di non avere un futuro. Per Fabiola «se una persona è tenace e si impegna le viene data la possibilità di dimostrare quanto vale». Alla condizione però di «coltivare interessi, essere diversi dagli altri. Fare la differenza aiuta». Un capitale umano che non è sfuggito a EY, che fa parte del circuito di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. E non a caso premiata quest'anno con un AwaRDS per la «miglior performance di assunzioni dirette di giovani» con il  71% di assunzioni post stage e  477 giovani assunti direttamente, lo scorso anno, senza nemmno passare per lo stage. Ilaria Mariotti 

L'università italiana si apre al digitale: grazie a EduOpen formazione e aggiornamento alla portata di tutti

Con un ritardo non indifferente rispetto a quanto accade oltreoceano, l’università italiana può finalmente festeggiare la prima piattaforma mooc che potrebbe rivoluzionare il modo di fare aggiornamento e alta formazione. Si tratta di Eduopen, una piattaforma creata da 14 atenei pubblici italiani in collaborazione con il ministero dell’istruzione, che ne ha sostenuto e finanziato la creazione con i consorzi Cineca e Garr.L’università di Foggia svolge il ruolo di ateneo capofila e coordina il network insieme al consorzio EduNova, il centro interateneo che aggrega le università di Modena e Reggio Emilia, di Ferrara e di Parma nato a febbraio 2012. Oltre a queste quattro università, fanno parte del progetto gli atenei di Genova, di Perugia, del Salento, di Catania oltre alla Bicocca di Milano, la Libera università di Bolzano, Ca’ Foscari di Venezia, l’università Politecnica delle Marche, l’Aldo Moro e il Politecnico di Bari. L’obiettivo è quello di offrire a tutti gratuitamente l’opportunità di seguire percorsi formativi digitali di alta qualità. Nel resto del mondo le più importanti università lo fanno già dal 2008, grazie proprio ai mooc, cioè ai massive open online courses (i corsi online aperti a tutti). Da noi si raggiunge questo traguardo così tardi probabilmente per la grande diffidenza che gli atenei pubblici hanno sempre avuto nei confronti dei corsi online, in Italia erogati dalle università telematiche private. Che in questo senso si sono sviluppate rispondendo a una domanda del mercato, l’apprendimento online, con costi spesso molto elevati per gli studenti. E invece EduOpen (nella foto sotto il team) è proprio qui che farà la differenza. Perché consentirà una formazione superiore e long life senza far spendere soldi agli iscritti, o facendone spendere pochissimi. La frequenza, quindi, è aperta e gratuita per tutti e al termine del corso si possono ottenere vari livelli di certificati: dall’attestato di partecipazione (sempre disponibile) ai crediti formativi universitari. Se l’attestato viene rilasciato gratuitamente, per ottenere i crediti universitari o un certificato verificato bisogna, invece, fare un esame o una prova al termine del corso e un versamento di un contributo di 50 euro. La piattaforma offre due tipi di corsi: quelli più essenziali, che hanno una durata media tra le tre e le cinque settimane e i “pathways”, ovvero dei percorsi più lunghi che possono portare all’acquisizione di crediti formativi universitari. Inizialmente il catalogo comprendeva una settantina di corsi, adesso, vista anche la pausa estiva delle università, quelli che si possono seguire sono 36, mentre altri quattro sono in partenza a settembre e di questi è possibile fare la preiscrizione. Si va dai corsi di matematica per principianti al corso di data mining, dalle lezioni per imparare l’inglese ai fondamenti di informatica.    Tutti i corsi sono distribuiti in creative commons, il che significa che non hanno diritti d’autore e possono essere riprodotti con il solo obbligo di citare la fonte. E i potenziali destinatari non sono solo le persone desiderose di avere un’informazione universitaria o i professionisti che vogliono aggiornarsi su alcune tematiche. Perché come ha spiegato il professor Pierpaolo Limone, delegato alla didattica e all’e-learning dell’università di Foggia durante la conferenza stampa nazionale di presentazione del progetto «Via via copriremo tutte le discipline di base insegnate nei nostri dipartimenti e quindi i mooc svolgeranno anche una funzione di orientamento alla scelta universitaria. Sarà possibile frequentare dei corsi mentre si è ancora iscritti agli ultimi anni della scuola superiore, sostenere un esame e acquisire dei crediti formativi da spendere poi nella carriera universitaria». EduOpen «mira a creare una rete nazionale e internazionale di creatività e innovazione nel settore didattico e tecnologico e ritiene l’open education una sfida per la formazione universale delle università nel contemporaneo contesto culturale». Per seguire i corsi basta registrarsi al portale o accedere con le proprie credenziali, se si è già uno studente universitario, consultare il catalogo e seguire il corso che più si adatta alle proprie esigenze.Il progetto è stato finanziato dal ministero dell’istruzione con 100mila euro attraverso il decreto ministeriale del novembre 2014 ed è stato lanciato nell’aprile 2016, grazie anche a investimenti di cofinanziamento degli atenei che aderiscono al piano. La sfida, quindi, è appena all’inizio e con l’avvio del nuovo anno accademico, dopo l’estate, si avrà il vero banco di prova. Anche se al momento già si possono festeggiare gli oltre 7mila iscritti.C'è sicuramente ancora molta strada per aumentare l’accesso alla formazione per gli italiani; ma questo progetto sembra essere un buon inizio verso l’apertura della conoscenza a tutti e l’interattività degli atenei.Marianna Lepore

Garanzia Giovani, l'Unione europea rifinanzierà il programma malgrado i risultati deludenti?

Così non va, ma abbandonare sarebbe peggio. Questa, in sintesi, la posizione europea sulla Garanzia Giovani. Il merito di aver rimesso al centro del dibattito la questione dell'iniziativa europea da 6 miliardi avviata tra il 2013 e il 2014 per contrastare la disoccupazione giovanile - attualmente in corso praticamente in tutti gli stati europei - è di uno dei più giovani eurodeputati, l'italiano Brando Benifei, che ha presentato nei giorni scorsi una interrogazione orale sul tema. Risultato: un vivace dibattito e due notizie. La prima è che la Commissione europea sembra intenzionata a rifinanziare la Youth Employment Initiative, anche se ancora non è sicuro, né é chiaro eventualmente con quanti soldi e a quali condizioni. La seconda è che quasi tutti gli europarlamentari raccontano, per il proprio Paese d'origine, la stessa storia: Garanzia Giovani implementata in maniera deludente, ci vorrebbe più coordinamento europeo e un occhio più severo nel controllo dei risultati raggiunti. «Sebbene la relazione comune sull'occupazione per il 2016 sottolinei che la Garanzia per i giovani è divenuta un motore di miglioramento della transizione dall'istruzione al mondo del lavoro e di riduzione della disoccupazione giovanile» scrive Benifei nella sua interrogazione «le percentuali sono ancora molto elevate». L'Ue ne è consapevole: «Il 7 marzo 2016 il Consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" (EPSCO) ha approvato dei messaggi essenziali sul futuro orientamento della Garanzia per i giovani nel periodo successivo al 2016» ricorda Benifei: «La Commissione intende presentare una relazione di attuazione a ottobre». Fino ad allora, il documento ufficiale di ricognizione sull'andamento della Garanzia Giovani resta quello emesso a marzo 2015 dalla la Corte dei conti europea.Su queste basi, Benifei ricorda che «gli Stati membri erano tenuti a completare la prima valutazione dell'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile entro dicembre 2015», chiedendo alla Commissione di «informare il Parlamento circa i principali risultati di tali valutazioni, anche per quanto riguarda la corretta attuazione dei sistemi di Garanzia per i giovani, la qualità delle offerte e la sostenibilità dei risultati». Queste informazioni saranno «indispensabili» quando - tra poco - verrà avviata la «discussione sulla revisione del quadro finanziario pluriennale».Inoltre l'interrogazione pone esplicitamente alla Commissione il tema di un giudizio sulla «implementazione dei sistemi di Garanzia per i giovani e l'utilizzo dei finanziamenti» e una domanda secca: la Commissione vorrà ri-«finanziare la Garanzia per i giovani, anche attraverso un ampliamento dell'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile»? Non altrettanto secca è la risposta di Marianne Thyssen, 61 anni, europarlamentare belga del Partito popolare da un quarto di secolo e oggi Commissaria europea al Lavoro: «Combattere la disoccupazione giovanile resta una priorità assoluta per la Commissione. La Garanzia Giovani è un driver per una vera riforma: è l'elemento centrale nei nostri sforzi per facilitare la transizione dalla scuola al mercato del lavoro, e ha già iniziato a portare risultati. Nel 2014 tutti gli Stati membri hanno presentato i loro piani di attuazione, identificando con precisione le misure da adottare: l'attuazione dei piani nazionali è ora in corso. Gli Stati stanno compiendo notevoli sforzi, rafforzando i loro servizi per l'impiego pubblici per migliorare l'apertura verso le persone più lontane dal mercato del lavoro e costruendo partenariati più stretti con il settore privato per aumentare il numero e migliorare la qualità delle offerte di lavoro e le opportunità di tirocinio». Ma non è detto che l'UE ci metterà altri soldi: «La prossima relazione sui progressi compiuti nell'attuazione e la revisione intermedia del QFP forniranno l'occasione per riflettere su come ulteriormente fornire un sostegno finanziario». Anche se su questo punto Benifei è moderatamente ottimista: «Dispiace leggere nei documenti preparatori del bilancio 2017 che la Commissione non preveda di includere nuovi stanziamenti per l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile per i prossimi anni, ma credo che la valutazione di medio periodo sulla Garanzia giovani, insieme alle parole anche dette oggi dalla Commissaria, dimostreranno che questo strumento è essenziale per far funzionare i programmi», anche per «superare la logica emergenziale nella gestione del problema». Resta ferma «l'intenzione della Commissione di guidare l'Unione europea verso l'equità sociale» assicura comunque la Thyssen: «Questo significa che nessuno deve essere lasciato indietro, in particolare i nostri giovani. L'Europa non può permettersi di lasciare che il capitale umano che i nostri giovani rappresentano vada sprecato».     Sprecati, per ora, sembrano però essere molti dei fondi di Garanzia Giovani, finiti a finanziare meccanismi poco efficienti. E infatti è pressoché univoco il rimprovero degli eurodeputati alle modalità poco efficaci di implementazione delle azioni di Garanzia Giovani nei singoli Stati: «La Garanzia Giovani è uno strumento essenziale ma l'effetto è ancora modesto» dice Thomas Händel, 64enne eurodeputato del Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea  e oggi presidente della  Commissione per l'occupazione e gli affari sociali: «L'eliminazione della disoccupazione giovanile è in primo luogo di competenza degli Stati membri. E' chiaro che i livelli europei possono avviare, accompagnare finanziariamente e coordinare: ma sono gli Stati membri a dover reagire: e questa è ovviamente la debolezza. Abbiamo perso un'intera generazione, una generazione che sta perdendo la fiducia nell'Europa». Anche Benifei sostiene la «necessità del coordinamento istituzionale. La Garanzia giovani non può funzionare senza un lavoro efficace che parta dal livello europeo, vada agli Stati membri e arrivi alle autorità locali e regionali». Varie organizzazioni che operano sul territorio – tra cui il Forum europeo dei giovani, Age Platform, Coface, il Forum europeo delle disabilità, ISPD, Eurocities, la Confederazione europea dei sindacati – sono firmatarie, ricorda Benifei, di una dichiarazione congiunta sulla Garanzia giovani che invoca l'immediata proroga dell'Iniziativa, un continuato impegno finanziario e un deciso passo in avanti nel verificare che le offerte siano di qualità, unico vero percorso per assicurare la sua sostenibilità di lungo periodo, insieme a una riduzione del carico burocratico per le imprese partecipanti.Tre i temi specifici emersi grazie agli interventi di altrettante eurodeputate. Elisabeth Morin-Chartier, 69enne eurodeputata francese del Partito Popolare, pone «la questione della fascia di età 25-30 anni: che è successo a questi giovani?». Marian Harkin, 63enne del Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa, è indignata perché nel suo Paese la Garanzia Giovani non è aperta ai disabili: «Ho segnalato alla Commissione che i giovani con disabilità in Irlanda non sono in grado di accedere alla Garanzia Giovani; ma la Commissione ha dato per buona la risposta del governo irlandese, e cioè che i giovani con disabilità abbiano accesso ad altri programmi. Eppure il punto della Garanzia Giovani è che è una garanzia per tutti i giovani: non ci devono essere eccezioni. Dobbiamo agire affinché questa discriminazione sia immediatamente interrotta».La 38enne grillina Laura Agea, che nell'Europarlamento fa parte del  Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta, è invece convinta che Garanzia Giovani «non è la strada: a fronte dell'impegno economico stanziato per questa misura, i risultati sono estremamente deludenti». E denuncia: «Tanti giovani mi scrivono che, a un anno di ingresso nel percorso Garanzia Giovani, non sono stati ancora pagati e mi chiedono perché e se è normale. No, non è normale!». Certamente non è accettabile che, a causa di intoppi burocratici, a farne le spese siano i giovani beneficiari della misura. (In effetti, la Repubblica degli Stagisti da mesi segue la questione dei ritardi che si stanno verificando in alcune Regioni).In linea generale però i sostenitori del proseguimento dell'iniziativa sembrano più numerosi dei detrattori. «La disoccupazione giovanile non è un tema che riguarda solo l'Italia meridionale. Anche in un paese abbastanza ricco e integro come la Svezia abbiamo grossi problemi» dice per esempio Marita Ulvskog, 65enne eurodeputata svedese del Gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici: «Penso che sia molto importante che si continui a investire su questo tipo di programma».Terry Reintke, eurodeputata tedesca del Gruppo Verde, 29 anni, cita il caso Brexit ricordando che «i giovani in schiacciante maggioranza hanno votato per rimanere nell'Unione europea. Vogliono dare forma al futuro dell'Europa insieme; vogliono l'Ue per risolvere i problemi politici di oggi e lottare per il loro futuro» ma anche che «purtroppo molti giovani, soprattutto quelli che sono disoccupati, non sono andati a votare: si sentono staccati dai processi politici. Proprio a questi giovani dobbiamo fornire risposte. La Garanzia Giovani è una delle aree concrete in cui dobbiamo impegnarci per creare prospettive per coloro che si sentono lasciati indietro».     «In Spagna abbiamo più di un milione di giovani disoccupati e la Garanzia Giovani ne ha raggiunti appena 60mila. Dov'è la garanzia? Si tratta di una promessa che abbiamo fatto e abbiamo disatteso. Da difensori del programma diciamo però che abbiamo bisogno di cambiarlo da cima a fondo, anche obbligando gli Stati membri a rispettare i requisiti minimi delle linee guida sull'occupazione di qualità» tuona Sergio Gutiérrez Prieto, 34enne spagnolo del Gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici. E la sua connazionale e collega di partito Clara Eugenia Aguilera García rincara la dose: «Questa iniziativa è importante ma non funziona. La misura scelta dal governo spagnolo - un bonus di 300 euro agli imprenditori per contributo alla sicurezza sociale - è assolutamente inefficace, com'è già dimostrato in altri programmi. Per conto dei giovani disoccupati spagnola noi chiediamo di cambiare questo programma perché esso abbia un futuro».«Vi sono Stati membri dell'Unione in cui la disoccupazione giovanile è inferiore al 10% e altri Stati in cui è superiore al 30-40%: dovremmo fare di più per migliorare lo scambio di migliori prassi tra gli Stati membri dell'Unione, al fine di dare ai giovani europei l'opportunità di far parte dei migliori programmi che esistono in Europa, nel loro Stato membro o in un altro» suggerisce Siegfried Mureşan, eurodeputato romeno 35enne del Gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratici-Cristiani): «Ma cosa sta facendo la Commissione al fine di migliorare lo scambio di migliori pratiche tra gli Stati membri dell'Unione?» Altro tema interessante sollevato da Mureşan, e ripreso anche dalla portoghese Sofia Ribeiro, è quello della necessità di una valutazione non solo quantitativa ma anche qualitativa dei risultati: «Verificare quanti posti di lavoro stabili e ben pagati sono stati creati».        «Nel mese di maggio di quest'anno rispetto a maggio dello scorso anno ci sono stati 503mila meno giovani senza lavoro. Questo è il tasso di disoccupazione più basso per i giovani dal marzo del 2009: penso che sia qualcosa di positivo» commenta la commissaria Thyssen. Rigettando al mittente le critiche sui ritardi nella presentazione dei documenti di monitoraggio: «Siamo nei tempi» chiude: «Gli Stati membri sono stati invitati a consegnare a fine maggio i dati, che sono dunque già stati raccolti o in corso di consegna. Ora verranno elaborati e su questa base prepareremo una relazione, che ci permetterà di capire come sta andando la Garanzia Giovani e se sarà il caso di dedicarvi ancora fondi specifici. Non sono felice, perché c'è ancora il 18% di disoccupazione giovanile. Ma sono soddisfatta che si vada avanti. Vediamo i progressi di mese in mese e il coinvolgimento di un gran numero di giovani che alla fine trovano lavoro».Tutto rimandato dunque a ottobre, per sapere se l'esperienza di Garanzia Giovani si chiuderà o no.Eleonora Voltolina

Best Stage 2016, pronta per i lettori della Repubblica degli Stagisti la guida per orientarsi nel mondo del lavoro

È pronta la nostra guida Best Stage 2016. Da oggi la potete scaricare qui, sul nostro sito, gratuitamente come sempre. L'anno scorso sono stati oltre 30mila i nostri lettori che hanno scelto di consultarla.Anche quest'anno troverete informazioni sintetiche e precise su come orientarvi nel mondo dello stage e del lavoro; così come l'anno scorso avevamo dedicato un approfondimento sulle opportunità di stage all'estero, in agenzie europee ed organismi internazionali, quest'anno ci sono due focus specifici sul mestiere della consulenza e sull'alternanza scuola-lavoro.La sezione delle aziende virtuose che fanno parte dell'RdS network è stata aggiornata e conta quest'anno 35 aziende, contro le 31 dell'anno scorso: come di consueto queste aziende si rendono completamente trasparenti, raccontando come usano lo strumento dello stage, quali sono le condizioni economiche che offrono ai giovani, qual è la percentuale di assunzione post stage che hanno raggiunto nel 2016, e se hanno effettuato assunzioni di under 30 anche al di là del canale dello stage. Inoltre, da quest'anno alcune aziende segnalano anche il loro impegno sul tema dell'alternanza scuola lavoro (cioè dell'ospitalità a studenti di scuole superiori per brevi stage).Per ogni azienda troverete dunque una pagina con una breve descrizione e i dettagli della policy sugli stage; inoltre per alcune vedrete il "Bollino OK Stage", il riconoscimento che la Repubblica degli Stagisti attribuisce alle aziende che rispettano in toto la Carta dei diritti degli stagisti (e in particolare che sono riuscite a raggiungere, nel 2015, un tasso di assunzione post stage pari almeno al 30%). In alcune pagine azienda vedrete segnalato anche il simbolo di uno o più AwaRDS, i premi speciali che conferiamo ogni anno ad alcune aziende che si sono particolarmente distinte (qui l'elenco completo delle vincitrici 2016).La consueta sezione delle Regioni contiene le informazioni più aggiornate sulle normative regionali e sui numeri del fenomeno stage regione per regione. Qui il dato più importante è un aumento del numero dei tirocini rispetto agli anni passati, dovuto a una impennata di quelli extracurriculari per effetto dell'iniziativa Garanzia Giovani.Infine torna la sezione FAQ, con le domande che più frequentemente ci arrivano da voi lettori attraverso il Forum. Con questa serie di domande/risposte cerchiamo di chiarire i dubbi più comuni, e anche di affrontare alcune questioni particolari; le FAQ di quest'anno sono aggiornate e contengono nuovi temi, come per esempio la risposta alle domande "C’è bisogno di certificati medici o di permessi speciali per le assenze?" oppure "Uno stagista è obbligato a presentarsi in giorni festivi se gli viene chiesto di farlo?".Potete scaricare a vostra scelta la versione in bassa definizione (che pesa più o meno 3 megabyte e si scarica velocemente) oppure quella in alta definizione (che pesa 30 megabyte): la differenza sostanzialmente sta solo nella minore o maggior definizione delle immagini. Buona lettura!E per un po' di amarcord...qui la guida Best Stage 2014e qui quella 2015!

La Scuola di politiche al servizio dei giovani: nuovo bando aperto fino al 3 luglio, quattro ottimi motivi per candidarsi

Un paio di mesi fa sono stata invitata a parlare alla Scuola di politiche dell'Arel, il progetto voluto da Enrico Letta per offrire una formazione politica ai più giovani e diretto dal deputato Marco Meloni. È aperto in questi giorni il bando per la seconda edizione della Scuola, c'è tempo ancora fino al 3 luglio per candidarsi; nelle righe che seguono voglio spiegare perché se avessi vent'anni correrei a candidarmi, e perché sto suggerendo a tutti i ventenni alla mia portata di farlo.Primo, perché si imparano tantissime cose interessanti. La scuola offre l'opportunità di seguire seminari di eccezionale valore didattico; in alcuni casi i docenti sono studiosi eminenti, personaggi che hanno ricoperto e ricoprono incarichi-chiave nelle amministrazioni pubbliche e nei governi. Solo per fare qualche nome:  Emma Bonino, Pascal Lamy, Herman Van Rompuy, Marc Lazar, Sabino Cassese, Giorgio Napolitano. Sì, persone così.Secondo, perché è una scuola di respiro internazionale, che insegna e pungola a guardare al di là dei confini italiani, imparando come funzionano le amministrazioni, le competizioni elettorali, i dibattiti dell'opinione pubblica in altri Paesi. Una modalità di studio e approfondimento che apre la mente.Terzo, perché è divertente e appassionante. Negli occhi dei 100 ragazzi che ho incontrato durante il mio seminario ho visto energia, intelligenza, curiosità; non solo per le tante cose apprese, ma anche per la modalità. La possibilità di incontrare giovani al di fuori del proprio cerchio e della propria comfort zone: lontani per geografia, indirizzo di studi, inclinazioni, gli allievi della scuola di politiche si trovano a fare questo percorso insieme e imparano l'uno dall'altro, alcuni diventano amici; sicuramente faranno network, negli anni a venire, si scambieranno informazioni e sostegno, e questo li renderà più forti.Ultimo punto, perché la scuola di politiche dell'Arel  é economicamente sostenibile. Non significa che sia gratuita: a ciascun allievo corrisponde una retta, il cui valore è stabilito in 1000 euro. Ma questi soldi non sono chiesti agli allievi; per il primo anno se ne é fatta interamente carico l'Arel; per i prossimi venturi si cercherà di coinvolgere sempre più sponsor pubblici e privati che, con donazioni, contribuiscano con piccole o grandi quote a coprire l'ammontare delle rette, permettendo che questa scuola resti non onerosa per i ragazzi. Per quest'anno, anche se non si dovessero raggiungere i 100mila euro di contributi, comunque l'Arel garantirà la copertura.E dunque, consiglio spassionato: controllate se avete i requisiti per candidarvi (c'è tempo fino a domenica 3 luglio), e se non li avete, diffondete la voce ai giovani che conoscete che potrebbero essere in linea: questa scuola é un'occasione importante, e non certo soltanto per chi sogna di lavorare nella pubblica amministrazione.Eleonora Voltolina