“Uno stage in EY mentre ancora studiavo Finanza all'università, e da lì subito l'assunzione”

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 23 Apr 2020 in Storie

Apprendistato Coronavirus Gruppo EY smart working storie di stage

Oggi è l'International Girls in ICT day, una giornata dedicata alla promozione delle opportunità di carriera per  le donne in ambito digitale. La consulenza, settore in cui operano anche alcune aziende del network RdS, molto spesso richiede competenze di questo tipo: il nostro suggerimento alle ragazze è quindi quello di non lasciarsi intimidire da materie  e funzioni aziendali tradizionalmente considerate "maschili". Qui raccogliamo la storia di Veronica Cerioni, 26 anni, specializzata in Finanza, ieri stagista e oggi dipendente di EY.

Sono marchigiana e durante le scuole superiori ho sempre lavorato: facevo l'assistente bagnanti nelle stagioni estive, sia al mare sia in piscina. Mi facevano un contratto stagionale di tre mesi, e non guadagnavo male: intorno ai 1.500 euro al mese!
Appena preso il diploma, a 18 anni, mi sono trasferita a Roma per studiare Economia all’università La Sapienza. Fin dall’inizio ero orientata verso questo tipo di studi e ho optato per la Capitale per poter usufruire di un contesto ampio, internazionale e stimolante. Vivevo in un appartamento in condivisione e pagavo all’incirca 300-350 euro al mese più le spese.

La mia esperienza romana è stata possibile solo grazie al supporto economico dei miei genitori e alle borse di studio vinte nei vari anni di università. Erano erogate in base a una graduatoria annuale di reddito e merito e mediamente erano sui 3mila euro annuali suddivisi in due-tre tranches. Ambientarsi a Roma è stato facile: ho fatto subito amicizia con i miei compagni di università.

Durante il secondo semestre del secondo anno ho deciso di partecipare al progetto Erasmus: pensavo fosse un’occasione unica di vivere all’estero uscendo un po’ dalla propria zona di comfort ed era perfetto per entrare in contatto con culture e metodi di studio differenti. Sono stata a Lille, in Francia, per sei mesi, da gennaio a giugno del 2014: è stata un’esperienza molto sfidante che consiglierei a tutti, soprattutto se si ha la possibilità di stare fuori un anno intero. Anche in questo caso il supporto dei miei è stato fondamentale: ricevevo una borsa di studio intorno ai 300 euro che non erano assolutamente sufficienti a coprire tutte le spese. Vivevo infatti in un piccolo monolocale indipendente all’interno di una residenza per studenti, pagando quasi mille euro al mese spese comprese. Prima di partire conoscevo già un pochino il francese ma solo a livello grammaticale: l’Erasmus è stata l’occasione per approfondirlo e impararlo bene.

Presa la laurea triennale ho deciso di proseguire gli studi orientandomi su una specialistica in Finanza. Non mi convinceva molto l’offerta della Sapienza, così ho deciso di trasferirmi a Milano dove dall’ottobre 2015 ho frequentato l’università Bicocca: mi sono convinta a scegliere proprio questo ateneo dopo aver partecipato all’open day, perché mi sembrava che avesse un’offerta formativa più interessante di tutte le altre università pubbliche milanesi. L’impatto del cambiamento è stato importante, perché non c’era molta soluzione di continuità tra gli argomenti trattati in triennale e quelli previsti nella specialistica. Dopo un primo anno impegnativo, il secondo è stato decisamente in discesa. Anche in questo caso la mia vita di studente fuorisede è stata possibile solo grazie al supporto dei miei genitori e alle borse di studio erogate dalla Bicocca, che ammontavano circa ai 1.500 euro. Lì a Milano ho fatto subito amicizia con i miei compagni di corso, la buona parte fuori sede come me!

Poco prima della fine del secondo anno di specialistica, nell’aprile 2017, decido di candidarmi al Graduate Program di EY che sarebbe iniziato a fine luglio. Avevo già deciso che la mia città sarebbe stata Milano, ma l’accesso al programma era riservato solo ai laureati e io prima di settembre non lo sarei stata. Poco dopo, però, l’Hr mi ricontatta per una posizione che sarebbe diventata vacante nel team di Business Development & Origination, che si occupa di controllo di gestione per la service line TAS e di monitoraggio delle opportunità nel mercato M&A. Ho fatto alcuni colloqui e alla fine mi è stato offerto uno stage di sei mesi a 800 euro al mese più buoni pasto da 7 euro al giorno. Ho accettato e cominciato lo stage nel giugno 2017: mi mancavano ancora tre esami e la tesi. E anche qui il sostegno dei miei è stato fondamentale: sebbene lo stage prevedesse un rimborso spese, non era sufficiente a coprire tutti i costi di una città come Milano.

Ricordo molto bene il mio primo giorno di stage. Sono stata accolta dalla mia “buddy”, una figura che viene assegnata a ogni nuovo ingresso e che ha il compito di accoglierti e di darti delle indicazioni introduttive, anche le più banali come la struttura del building. La mia “buddy” era la ragazza che aveva fino ad allora ricoperto il mio stesso ruolo e stava per lasciarlo per una promozione: lei mi ha affiancata anche nel periodo immediatamente successivo all’ingresso. Mi ha introdotta al team e ha cercato di spiegarmi in piccole dosi quale sarebbe stato il mio ruolo. Quello in EY è stato il mio primo stage. Qui mi sono sentita subito a mio agio, grazie alla mia tutor con cui tuttora lavoro e appunto alla collega che lasciava la posizione. Mi hanno fin da subito coinvolta in tutte le attività e seguita con attenzione. A settembre 2017 termino tutti gli esami e inizio a scrivere la tesi con l’obiettivo di laurearmi a marzo dell’anno seguente. Nel frattempo a dicembre il mio stage finisce ed EY mi propone un rinnovo di sei mesi per continuare a scrivere la tesi. Accetto e continuo lo studio fino a laurearmi nel marzo 2018. A giugno finisco anche il secondo periodo di stage e mi arriva la proposta di assunzione: un apprendistato di due anni con una Ral poco superiore al 20mila euro più buoni pasto giornalieri da sette euro. Da allora la mia vita è cambiata: sono diventata pienamente autosufficiente a livello economico, senza dover più gravare sulle spalle dei miei genitori!

Quattro mesi prima di iniziare a lavorare in EY, a inizio 2017, ero stata selezionata per un business game di quattro giorni presso un'altra società sempre nel settore della consulenza. Il programma consisteva nello svolgere un business game in gruppi da quattro persone e quello vincitore sarebbe voltato a Lisbona per la finale europea. La ricordo come un’esperienza molto interessante e stimolante, che mi ha dato la possibilità di avere un primo contatto con quello che sarebbe stato il mondo del lavoro.

Qualche mese dopo, contemporaneamente alla chiamata di EY, ho ricevuto l’invito ad un colloquio per un programma conosciuto in università che ha l'ambizione di preparare i futuri leader. Mi ha subito entusiasmata, avevo già dei feedback positivi dall’edizione precedente e quindi ho deciso di applicare. L’iter di selezione è stato abbastanza lungo ma alla fine l’esito è stato positivo. Cento ragazzi hanno partecipato ad una quattro giorni di full immersion, con workshop, incontri e speech di personaggi di spicco del nostro contesto economico e culturale. È stato esilarante e ancora oggi esiste una rete di contatti e ragazzi che è molto attiva e dinamica.

Peccato che in nessuno dei due casi fosse previsto un riconoscimento in denaro, o una possibilità di assunzione al termine. Ma è probabile che aver partecipato a queste iniziative abbia reso il mio cv più ricco, e quindi indirettamente mi abbia aiutato ad essere scelta da EY.

Oggi mi occupo principalmente di controllo di gestione della service line TAS, Transaction Advisory Services, che a sua volta si occupa di operazioni di finanza straordinaria tra corporate o tra Private Equity e Corporate. Nello specifico monitoro la produzione mensile e le vendite della service line, i principali clienti e settori, i KPI dei partners e degli executives. Una parte importante dell’anno è dedicata al budget/revenue plan per account. I miei principali interlocutori sono i partner e gli executives e sono anche in contatto frequente con le altre funzioni quali Business Development e Finance. Una parte importante del lavoro è svolta grazie al supporto di un team basato in India. L’altra anima del team si occupa invece di Origination, quindi del monitoraggio delle aziende sul mercato. Non esiste una vera e propria giornata tipo perché dipende dalle richieste di analisi che arrivano. La mia retribuzione da ottobre del 2019 è salita, e ora ammonta a un po’ più di 30mila euro annui più buoni pasto giornalieri da sette euro e bonus annuale legato alle performance personali e della Service Line nella sua totalità. La mia esperienza in EY contribuisce ogni giorno ad aumentare il mio grado di autonomia nel saper gestire situazioni complesse e deadline... alcune volte molto strette! Ho sviluppato una buona capacità di analisi e imparato ad usare alcuni tool molto utili.

La mia aspirazione è continuare a rafforzare competenze ancora più tecniche nell’ambito del controllo di gestione rimanendo sempre in contesti ad ampio respiro.

A causa dell'emergenza Coronavirus sto svolgendo il mio lavoro interamente da remoto dal 24 febbraio. Sin dai primi segnali, infatti, la società ci ha vivamente consigliato di attuare questa modalità di lavoro e di recarci in ufficio solo per motivi non differibili. Poi la situazione è purtroppo peggiorata e il suggerimento è diventato un obbligo. Per me non è cambiato molto: sto lavorando esattamente come prima, senza alcun impedimento o difficoltà in quanto eravamo precedentemente già dotati di tutti gli strumenti necessari per farlo da casa. Infatti la modalità smart working fa già parte della nostra azienda da prima dell’emergenza sanitaria, una possibilità che abbiamo sempre avuto, chiaramente entro alcuni limiti. E in situazioni di difficoltà come questa, apprezzo molto che ci venga consentito svolgere la nostra attività da remoto permettendoci di essere ugualmente operativi.

Credo che il problema principale dello stage oggi in Italia sia il difficile binomio tirocinio – università. Ho provato personalmente l’esperienza e secondo me la cultura lavorativa e la struttura dell’università italiana non incentivano l’accoppiata studio lavoro. Non tutti gli atenei prevedono stage curriculari, quindi se decidi di farlo significa duplicare lo sforzo: a parità di tempo a disposizione devi portare a termine due compiti a tempo pieno – lavoro e studio – invece di uno. Il secondo semestre della specialistica, quando ormai uno studente è in dirittura d’arrivo, non è sempre libero da esami. Così ti ritrovi a lavorare e studiare la sera tardi e nei weekend. E durante la scrittura della tesi non tutti i professori sono comprensivi nei confronti di uno studente-stagista, diventa complicato anche solo andare al ricevimento studenti. Nel mio caso, in EY sono stata fortunata, ma comunque... lo sforzo non è stato indifferente!

Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

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