Studiare all'estero, ecco tre università top del Nord America: costi da capogiro ma chi vale viene premiato

Marta Latini

Marta Latini

Scritto il 05 Dic 2013 in Approfondimenti

Nell’edizione 2013 del Qs world university ranking, l’autorevole classifica delle ottocento migliori università del mondo, l’Italia non brilla - anche se ha compiuto qualche progresso rispetto al 2012. stage lavoro Mit BostonAl 188simo posto si colloca l’università di Bologna, seguita dalla Sapienza di Roma, alla posizione 196, e dal Politecnico di Milano, al 230simo posto.
L’Europa è rappresentata ai vertici della graduatoria da una folta delegazione inglese: in ordine di merito Cambridge, University College London, Imperial College, Oxford. Tuttavia la "vittoria" spetta senza dubbio al Nord America: le università statunitensi dominano dall’inizio e per buona parte della lista, mentre quelle canadesi si inseriscono al diciassettesimo posto con l’università di Toronto.
La Repubblica degli Stagisti ha deciso di partire proprio dalle prime posizioni per indagare un po’ più da vicino le caratteristiche del podio e per capire come funzionano gli atenei "numeri uno" su scala globale. In modo particolare prendendo come campione tre eccellenze, ciascuna con un proprio segno distintivo: il Mit, Massachusetts institute of technology, medaglia d’oro riconfermata, l’università di Berkeley che vanta il Nobel per la medicina 2013 del professore Randy Schekman, e l’università McGill di Montreal, che è la prima università canadese in ambito medico secondo la rivista Maclean.
Per chi volesse iscriversi a queste università, di cui la prima è privata e le altre due sono pubbliche, è necessario fare una prima distinzione fondamentale tra undergraduate e graduate students: i primi sono studenti iscritti all’università ma che devono ancora conseguire la laurea (degree), i secondi sono già in possesso di un degree e studiano per uno di livello superiore, ovvero un master’s degree o un PhD.
Nei vari casi i requisiti di ammissione non si limitano alla burocrazia dei transcripts, i documenti relativi al ciclo di studi precedenti completi di materie e voti, ma sono anche attitudinali e linguistici. I test attitudinali più frequenti sono il Sat e l’Act per gli undergraduate, il Gre per i graduate, mentre gli esami più richiesti per chi non è madrelingua inglese sono il Toefl o l’Ielts, con punteggi minimi differenti stabiliti dalle varie istituzioni.
stage lavoro mit bostonLa modalità di selezione passa attraverso una candidatura online, application, spesso accompagnata da un colloquio, la cui scadenza è solitamente piuttosto distante dall’inizio effettivo del corso di laurea: ad esempio nel caso di McGill per gli undergraduate sono già attive le candidature per l’autunno 2014, aperte fino a metà gennaio. E da qualche mese sono già attivi i responsabili Recruitment unit di McGill, come Lindsay Wilmot, che è stata recentemente in visita in Italia: «Il mio compito in qualità di Recruitment and admissions officer è di dare un supporto ai futuri studenti, ai loro genitori e alle scuole superiori. Il nostro gruppo dà delle informazioni sui programmi di McGill, sui requisiti di ammissione e sulla vita nel campus e a Montreal, per aiutare gli studenti a decidere se la nostra università può essere adatta a loro».
Nel passare in rassegna le condizioni di studio, la principale difficoltà per chi vuole spostarsi oltreoceano sembra essere di natura finanziaria perché l’ammontare di “tuition costs and fees”, cioè dei costi e delle tasse per l’istruzione, è oneroso, in modo particolare a seconda del corso di laurea e della nazionalità.
A McGill le tasse annuali, in dollari canadesi, ammontano in media a più di duemila per gli studenti del Quebec, a circa 6mila per gli altri studenti canadesi e oscillano tra i 14mila e i 35mila per gli studenti internazionali. Nei nove mesi dell’anno accademico 2012-2013 uno studente non laureato al Mit ha sborsato circa 42mila dollari per le tasse, più indicativamente altri 14mila dollari per le spese di sostentamento. I costi per gli studenti laureati sono stati anche più alti perché la maggior parte di essi frequenta l’università per un anno solare e non accademico. A Berkeley per ogni semestre dell’anno accademico corrente le tasse d’iscrizione più basse per un undergraduate arrivano a 7.400 dollari e per un graduate academic a più di 7.800. Quelle più alte, destinate ai non residenti, raddoppiano.
Per far fronte a spese tanto ingenti sono previste delle forme di finanziamento di diversa origine: la prima soluzione a cui pensare è quella di presentare domanda per ottenere una borsa di studio o scholarship. Ognuna delle tre università dedica una pagina del proprio sito all’argomento, fornendo informazioni differenziate a seconda della categoria dello studente, non laureato o laureato.
In media il Mit assicura un sostegno economico a quasi il 90% dei suoi iscritti: il financial aid package è l’espressione usata per descrivere tutti i tipi di aiuto a disposizione degli undegraduate, unicamente in base alla situazione finanziaria della famiglia di origine. Sono invece i singoli dipartimenti a provvedere in larga parte a finanziare gli studenti laureati, secondo parametri non solo economici ma anche di merito.
Ci sono anche iniziative specifiche di ogni ateneo. Ad esempio McGill ha ideato la Entrance scholarship, una borsa di studio, basata sul merito, per gli studenti che si iscrivono per la prima volta a un corso di laurea full-time. Due sono le varianti: una borsa di un anno di 3mila dollari non rinnovabile e borse superiori, del valore anche di 5mila o 10mila dollari, a cui ci si può candidare annualmente.
Per quanto riguarda gli studenti internazionali, è sempre opportuno che si rivolgano all’International office. Berkeley mette nero su bianco nella pagina web che trovare una borsa per gli studenti stranieri è “challenging”, una vera e propria sfida. Infatti essi non possono usufruire delle borse statali, federali e dell’università: il consiglio è di rivolgersi a organizzazioni private anche del paese di provenienza oppure di contattare il proprio dipartimento per farsi spiegare quali sono i fondi a cui poter aspirare.
Oltre alle borse ci sono altri canali: donazioni, prestiti, premi, tirocini, attività di insegnamento e ricerca, opportunità lavorative. Queste ultime possono essere conosciute nel dettaglio rivolgendosi al personale career services, nel caso specifico il Gecd del Mit, il Career center di Berkeley e il Career planning center di McGill, punti di riferimento che aiutano gli studenti nello sviluppo della propria carriera.
Uno degli aspetti salienti della vita nelle università americane è la struttura del campus, che fornisce alcuni servizi come il vitto e l’alloggio, sotto l’amministrazione di un housemaster. La condivisione della quotidianità favorisce la coesione e l’integrazione: al Mit ad esempio più di 3mila studenti non laureati alloggiano in un campus mentre quasi 1.900 laureati vivono nei complessi residenziali e un’ottantina nei dormitori degli undergraduate in qualità di tutor.
Come è facile desumere, il primo vero requisito per intraprendere un percorso accademico all’estero è l’organizzazione, a partire dalle molteplici insindacabili deadlines da tenere d’occhio con attenzione. E poi avere determinazione e forza di volontà. Due qualità non rare dato che la comunità studentesca delle università in questione è molto variegata e comprende anche una discreta percentuale di studenti e docenti italiani.
Il Mit per il 2012-2013 ha accolto una quarantina di laureati di nazionalità italiana e McGill 75 nuovi studenti, registrando un aumento progressivo in questi anni, considerando i 48 iscritti nel 2007; l’università canadese annovera inoltre una dozzina di docenti italiani di ruolo, una ventina di figure a contratto come lecturer, assistant professor, adjunct professor o visiting scholar, la cui età media oscilla tra i 33 e un massimo di 47 anni.
Tra questi c’è Marta Cerruti, 35 anni, da sempre con un unico obiettivo: essere professoressa universitaria. Dopo gli studi in chimica a Torino, dove ha fatto anche il dottorato, per sua scelta si è trasferita come post-doc in North Carolina e poi a Berkeley. Ora è assistant professor all’università McGill e deve fare domanda a maggio 2014 per diventare “professore associato” confermato a vita.
Lo stipendio è di gran lunga più di alto di quello che otterrebbe un assistente o un ricercatore in Italia. Ma non solo. A Montreal vengono assunte persone che hanno idee valide, come ce ne sono anche qui, ma dalle nostre parti latitano i fondi per realizzarle. E l’Italia le manca, dal punto di vista affettivo e familiare, tuttavia, a meno che le cose non cambino drasticamente, «sarebbe impossibile trovare una posizione accademica che mi soddisfi tanto quanto quella che sto avendo adesso». In termini di prospettive e di condizioni economiche dato che un assistant professor può guadagnare dai 60mila ai 100mila dollari l’anno, ovvero tra i 40mila e i 70mila euro.
E soprattutto di lavoro, vale a dire di ruoli di responsabilità. Marta studia nuovi biomateriali per vari tipi di protesi, materiali che vengono impiantati nel corpo: era quello che voleva fare ed è per questo che si è candidata per la posizione aperta nel suo dipartimento, Department of mining and materials engineering, dove poi è stata selezionata nel 2009, lo stesso anno in cui sono stati assunti altri due professori, uno dagli Stati Uniti e uno dall’Inghilterra. «Quasi sempre prendono gente da fuori» aggiunge Marta «Se hai fatto il dottorato a McGill è quasi impossibile essere assunto a McGill». Perché è importante spostarsi e misurarsi con realtà diverse per accrescere la propria formazione.
E ricorda ancora quando è arrivata nella sua attuale università: «Mi hanno dato una stanza piuttosto grande, vuota, in cui ho costruito il mio laboratorio. Partendo da zero ho dovuto trovare tutti i fondi. Sono il leader del mio gruppo, sono io che scelgo che studenti assumere e le direzioni di ricerca».
Marta la chiama, semplicemente, libertà. Solo questa, oggi, basterebbe alle università come titolo di merito universale, al di là del blasone di ogni possibile classifica.

Marta Latini


[la foto del Mit è di Aleksandr Zykov - modalità creative commons]

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