Tirocini in Emilia-Romagna, la nuova legge inasprisce controlli e sanzioni

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 27 Mar 2019 in Approfondimenti

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Una nuova legge per qualificare l’esperienza del tirocinio e contrastare possibili abusi. A fine febbraio l’assemblea legislativa dell'Emilia Romagna ha approvato la legge n.1 del 2019, il cui fulcro è l’intensificazione del controllo e della tutela dei tirocinanti. 

La legge, che entrerà in vigore il 1° luglio 2019, ha introdotto infatti l’autorizzazione preventiva, basata su un sistema informativo regionale di gestione, controllo e autorizzazione dei tirocini; e un più severo controllo in itinere, attraverso un accordo con l’Ispettorato del lavoro per il monitoraggio e la condivisione dei dati, finalizzato a garantire il corretto utilizzo del tirocinio, contrastando i possibili utilizzi elusivi e prevenendo gli abusi.  

L’autorizzazione preventiva dovrà essere rilasciata dall’Agenzia regionale per il Lavoro entro dieci giorni dal recepimento della documentazione di attivazione del tirocinio. La Giunta regionale, in stretta integrazione con l’Ispettorato del Lavoro, dovrà invece individuare e programmare attività di controllo e ricevere tempestiva informazione sugli accertamenti ispettivi realizzati, anche per introdurre interventi di carattere regolativo. 

La durata massima per i tirocini, per i quali non esisterà più la distinzione fra formativi/di orientamento e di inserimento/reinserimento al lavoro, è stata fissata a sei mesi, quindi abbreviata rispetto alle linee guida nazionali. Fanno eccezione i tirocini rivolti a persone in condizioni di svantaggio (dodici mesi) e a persone con disabilità (ventiquattro mesi). L’indennità minima mensile è stata invece fissata a 450 euro, quindi innalzata rispetto alle linee guida nazionali e confermata rispetto alla normativa regionale precedente. 

Confermato anche il divieto per l’azienda di ripetere il tirocinio con lo stesso tirocinante e di ospitare tirocinanti che abbiano già lavorato nei due anni precedenti presso la stessa realtà, con qualunque forma contrattuale, nonché di utilizzare i tirocinanti per attività non coerenti con gli obiettivi formativi previsti.

Resta inoltre l’obbligo per i tirocini di rifarsi al Sistema regionale delle qualifiche, garanzia di uno standard qualitativo uniforme su tutto il territorio. Sempre per tutelare la qualità dell’esperienza, è stato inoltre introdotto un limite al numero di tirocinanti che il tutor individuato dal soggetto promotore e quello individuato dal soggetto ospitante possono seguire contemporaneamente. 

E ancora, rimane il divieto di tirocinio per le imprese che abbiano effettuato licenziamenti nei dodici mesi precedenti l’attivazione del tirocinio, salvo per giusta causa o giustificato motivo, o che abbiano usufruito della cassa integrazione per attività equivalenti a quelli dei tirocinanti nella stessa unità operativa. 

Riguardo l’impianto sanzionatorio, rispetto alla normativa precedente è stata eliminata la sanzione pecuniaria per violazione dell’obbligo di invio di progetto formativo e convenzione prima dell’avvio del tirocinio, in quanto questo passaggio ora rappresenta una condizione necessaria per l'attivazione dello stesso. Introdotte invece nuove sanzioni per i soggetti promotori e ospitanti che violano le norme, punibili con il divieto di attivare tirocini che va dai dodici mesi all’interdizione permanente. È stato poi esplicitato il divieto di sostituire con tirocinanti il personale in malattia, maternità, ferie o sciopero e i lavoratori in momenti di picco nelle attività.  

I dati diffusi dalla Regione Emilia-Romagna parlano di un inserimento lavorativo al termine del tirocinio per il 60 per cento dei tirocinanti. Tirocinanti che nel 2018 sono stati circa 30mila, di cui il 49,4 per cento donne e il 50,6 per cento uomini. 21.433 tirocini, in particolare, hanno riguardato giovani under 30. Il 6 per cento ha inoltre coinvolto richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale. 

I prossimi mesi serviranno ai soggetti promotori e alle aziende ospitanti per sperimentare il nuovo sistema informativo e le nuove modalità di autorizzazione preventiva, che − se ben sfruttati − potrebbero diventare un modello per le altre regioni. 

Rossella Nocca

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