Vuoi fare uno stage alla Asl? Devi pagare. Il caso dell'azienda sanitaria di Matera

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 21 Dic 2020 in Notizie

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La richiesta di pagare per svolgere un tirocinio. È la condizione posta dalla Asm, azienda sanitaria locale di Matera, alle persone interessate a iniziare un percorso formativo presso la sua sede (o anche da remoto, visti i tempi). A segnalarlo sul forum della Repubblica degli Stagisti è Giovanni Aliuzzi, classe 1970, già infermiere presso quella stessa Asl e allievo di un master per diventare coordinatore sanitario erogato da Unitelma Sapienza, un ateneo che offre corsi a distanza. «Qualcuno sa dirmi» scrive nel post, «se è lecito prevedere nel regolamento sui tirocini di un'azienda sanitaria pubblica il pagamento da parte del tirocinante di un contributo economico?».

L'obbligo di versare una quota partecipazione è infatti fissata nero su bianco nel documento che regolamenta i tirocini presso la Asm. «L’attivazione del tirocinio richiesto da istituzioni formative private, riconosciute ed autorizzate» si legge al punto 7, «è subordinata al versamento, da parte del soggetto promotore o, in alternativa, dell’aspirante tirocinante, del seguente contributo economico». E via con l'elenco delle tariffe: sono 50 euro per tirocini da 100 a 150 ore, 100 per tirocini fino a 450 ore, 150 per quelli superiori a 450 ore. «Tale contributo» è scritto ancora, «deve essere versato all’Asm dal soggetto promotore o in alternativa dall’aspirante tirocinante prima dell’inizio del tirocinio, tramite bonifico».

E qui vengono a galla gli aspetti di dubbia opportunità della richiesta. Il primo e più macroscopico è che ad Aliuzzi è stato richiesto un “dazio” da pagare per iniziare il tirocinio.
Rispetto a questo è specificato che non è obbligatorio per tutti, ma solo per i soggetti «privati»: una poco comprensibile differenziazione tra studenti di enti di formazione pubblici e studenti di enti di formazione privati.
Di non poco conto, inoltre, il fatto che sia proprio l'azienda pubblica presso cui l'infermiere risulta dipendente che avrebbe dovuto, cosa un poco assurda, inquadrarlo parallelamente come stagista.

«Non stiamo infrangendo nessuna legge» si difende Anna Rita Ditaranto, dirigente della formazione della Asm, al telefono con la Repubblica degli Stagisti. Aliuzzi è un dipendente, ma «può svolgere il tirocinio fuori dall'orario di lavoro». In più, «laddove il tirocinante paga una retta all'istituto universitario per il corso, noi chiediamo un contributo per l'attivazione dello stage» taglia corto. L'obiezione per certi versi regge, perché i tirocini curriculari (quelli inseriti in un percorso di studi formalmente riconosciuto, come appunto un master) si trovano in una zona d'ombra normativa, non essendovi una legge che li disciplina in modo specifico, a differenza degli extracurriculari. Ed è trincerandosi dietro questo vuoto legislativo che si può agire senza contravvenire a nessun divieto di legge. Come quello, per gli stage extracurriculari, che impedisce per esempio ai dipendenti di svolgere un tirocinio presso la propria azienda, o come quello che vieta di ospitare tirocinanti senza erogare loro una indennità mensile (altro che chiedere!).

C'è da dire che la richiesta di denaro arriva agli aspiranti stagisti solo in seconda battuta: i primi a cui si rivolge la Asm sono gli enti promotori, come chiarisce il regolamento. «Sì, è vero, la Asm ci ha fatto pervenire la richiesta» conferma Davide Bartoli, responsabile della formazione di Unitelma. «Ma la convenzione era già avviata e noi, che comunque siamo contrari, non abbiamo accettato un cambiamento dei patti in corso d'opera».

Bartoli ammette che non è la prima volta che accade: «La situazione si ripete spesso, anche se nella nostra esperienza è circoscritta ai tirocini dei master in ambito sanitario» prosegue, «specie quelli, come nel caso di Giovanni Aliuzzi, che hanno come sbocco il ruolo di coordinatore», che sarebbe in parole povere il caposala. Qui lo stage è giocoforza nelle Asl o in altre strutture sanitarie, «dalle quali arrivano di consueto richieste simili». Anche perché gli studenti sono spesso proprio dei dipendenti che si mettono a studiare per salire di grado, come nel caso di Aliuzzi, che ha 50 anni. Non quindi dei ragazzi alle prime armi. Unitelma «si è sempre sottratta» assicura, «ma tra i nostri corsi ci sono almeno una ventina di studenti all'anno che accettano di pagare per completare l'iter». Dall'Istituto Skinner di Roma che eroga corsi in psicoterapia e che risulta avere all'attivo convenzioni con la Asm fanno invece spallucce e liquidano la questione con un secco «a noi non risulta nulla».

Altri atenei pubblici, come l'università di Bari, confermano che con loro la Asm non ha mai avanzato pretese di questo tipo (del resto i soldi li chiedono solo ai privati, dice il regolamento). E si dicono all'oscuro in riferimento a problematiche rilevate dagli studenti: «Nessuno ha mai evidenziato alcunché» è sicura Teresa Fiorentino, direttrice del placement. Qualcuno però ci tiene a smarcarsi dalla discutibile pratica: «Nella Asl in questione dal 2015 sono stati inviati quattro tirocinanti per i corsi dell'area di psicologia» chiarisce Federica Stagni, responsabile tirocini dell'università dell'Aquila. «Non siamo assolutamente a conoscenza di 'contributi' richiesti e, rispondendo a titolo personale, non condivido» conclude Stagni.

Aliuzzi si è nel frattempo sistemato altrove, «e lo stage avrà luogo in un'altra struttura» fa sapere, sperando che arrivi presto il salto di carriera. «Ma sono sicuro» commenta, «che tanti altri stagisti, magari più giovani di me, saranno disposti a pagare il tirocinio pur di portare a termine il master». 

Ilaria Mariotti 

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