Calabria, la proposta: 100 milioni all'anno del Recovery fund per assumere negli enti pubblici 7mila ex “superstagisti”

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 21 Giu 2021 in Notizie

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Usare circa 100 milioni all'anno dei fondi del recovery fund per assumere nelle pubbliche amministrazioni calabresi 7mila ex “superstagisti”: persone disoccupate che da anni vengono tenute in stage (ormai di durata completamente sproporzionata rispetto ai massimi previsti dalle normative) negli uffici giudiziari e in molti altri enti pubblici.

Del caso dei tirocinanti in Calabria la Repubblica degli Stagisti si è occupata più volte negli ultimi anni. Stage che non riguardano solo il caso eclatante degli uffici giudiziari, ma che coinvolgono anche tutti gli altri uffici pubblici. Ora in attesa che qualcuno riesca a risolvere il problema c’è una nuova proposta che questa volta arriva da Graziano Di Natale, della lista Io resto in Calabria con Pippo Callipo presidente, 45 anni, segretario-questore dell’assemblea regionale della Calabria.

La proposta di provvedimento amministrativo, numero 106, è stata depositata in
Regione il 26 aprile e presentata pochi giorni fa anche nella sala conferenze stampa della Camera dei Deputati con l’intervento, tra gli altri, di Flora Fante, membro della Commissione lavoro alla Camera, che ha assicurato che esaminerà la proposta come spunto per eventuali altri provvedimenti.

Di Natale propone di stabilizzare i tirocinanti calabresi, ex percettori di mobilità in deroga, e di farlo grazie ai fondi del PNRR. Intendendo per stabilizzazione, si legge nel testo della proposta di legge, «quella procedura di cui si avvalgono le pubbliche amministrazioni per regolarizzare la posizione lavorativa dei così detti precari, riservando posti in favore del personale previamente assunto con contratti flessibili a tempo determinato».

«Fino ad alcuni mesi fa, dato l’elevato numero di stagisti interessati e la crisi economica in cui versa il nostro Paese, era improponibile pensare all’avvio di un processo di stabilizzazione dalla portata così ampia» spiega Di Natale alla Repubblica degli Stagisti: «Tutto è però cambiato quando sono state tracciate le misure prioritarie del Recovery Plan, poi declinato nel nostro Pnrr, ponendo l’accento sul rilancio dell’occupazione. A quel punto si è aperto uno spiraglio ed è nata la mia proposta di legge». Di Natale non dimentica che c’è stato «un vero e proprio abuso dell’istituto del tirocinio che dovrebbe rappresentare solo un momento formativo». E nella premessa della sua proposta di legge evidenzia che «il rapporto di tirocinio in questi anni ha dissimulato un vero e proprio contratto di lavoro subordinato equiparabile ad un contratto flessibile di cui possiede oggetto, finalità e modalità esecutive» e che «l’utilizzo distorto che oggi si fa di questo istituto richiede una correzione normativa».

L’obiettivo della proposta di legge è «indicare, attraverso l’applicazione dell’Istituto della stabilizzazione, un percorso che permette di poter gradualmente inserire i tirocinanti in un contesto normativo che possa tutelarli e tutelare l’Ente rispetto a un’enorme mole di contenzioso che si potrebbe innescare da parte degli stessi tirocinanti». «La proposta include tutti i 7mila ex percettori di mobilità in deroga», precisa Di Natale e prevede all’articolo 3 la possibilità per enti territoriali e pubbliche amministrazioni che hanno vuoti di organico e hanno già ospitato questi stagisti  di «procedere all’assunzione diretta a tempo indeterminato con contratto a tempo parziale» di questi soggetti «con diritto di essere stabilizzati».

«La nostra proposta di legge tenta di trovare applicazione attraverso una legge speciale che superi gli ostacoli previsti dall’articolo 20 della riforma Madia del 2017 che stabilisce, tra i vari vincoli, avere tre anni di esperienza anche non continuativi. Solo una legge speciale, infatti, può superare questi ostacoli in quanto preposta a regolare particolari circostanze rappresentate dalla mancanza dei requisiti da parte dei tirocinanti. È evidente che il requisito di “aver maturato almento tre anni non continuativi su otto”, per l’iter procedurale scelto, risulti completamente irrilevante», precisa Di Natale, assicurando che «la proposta di provvedimento vale per tutti o per nessuno».

Il testo fa riferimento ai tre anni come previsto dalla riforma Madia, alla base per una possibile contrattualizzazione, ma in pratica a detta del consigliere in questa precisa casistica questo elemento non sarà preso in considerazione. Quindi: contrattualizzazione per tutti, anche se in realtà – si legge nel testo della proposta di legge – le pubbliche amministrazioni dovranno rispettare i vincoli finanziari e tenere in considerazione la programmazione del fabbisogno di personale e i posti in dotazione. L’eventuale assunzione, se la legge dovesse essere approvata - si verificherà solo rispettando tutte le premesse.

Per affrontare una spesa ad oggi sempre rimandata anche per l’assenza di fondi con cui pagare eventuali contratti di lavoro ci sarebbero sul piatto circa 197 milioni di euro determinati per il 2022 e il 2023 provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal fondo finanziamenti per la decontribuzione Sud e dal Programma nazionale di Garanzia di occupabilità. Per realizzare il progetto di assunzioni ne servirebbero circa 100 all'anno. Nel testo della proposta di legge si prevede che queste persone saranno inquadrate nella categoria giuridica B, per 18 ore settimanali per due annualità al costo annuo di circa 14mila euro pro capite, quindi quasi 1.200 euro al mese. Di Natale non specifica però se nel costo siano compresi i contributi e l’eventuale tredicesima e quattordicesima.

La gran parte delle risorse, più di 80 milioni di euro, si legge sempre nel documento, arriveranno dal fondo della missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza del Recovery Plan, quindi in questo senso non può dirsi definitiva visto che bisognerà prima verificare l’esito delle procedure di approvazione dei piani di recupero e resilienza da parte del Consiglio europeo.

Di Natale assicura che terminati i due anni i tirocinanti non ritornerebbero nel limbo del rinnovo del contratto perché «i fondi del recovery potranno accompagnare questo importante processo di stabilizzazione fino al 2026, tempo necessario affinché possano implementarsi le diverse azioni a partire dalle misure del Pnrr e da quanto previsto dai diversi provvedimenti legislativi prossimi all’emanazione, come la riforma della pubblica amministrazione, del mercato del lavoro, della giustizia. E poi» aggiunge, «ci sono i fondi comunitari ordinari in seno ai Por e Pon finalizzati alle politiche attive del lavoro, quelli della legge di Bilancio 2021 che prevede misure finanziate dal piano ReactEU che ha previsto l’istituzione del programma garanzia di occupabilità dei lavoratori e il fondo finanziamenti per la decontribuzione Sud». Flussi finanziari che a suo dire «lasciano intravedere una prosecuzione che va oltre i due anni precauzionalmente indicati».

In realtà sono anni che questi stagisti anomali – per età, ripetizione delle mansioni e rinnovo del tirocinio contra legem – intravedono soluzioni mai realmente concretizzate. Di Natale, però, assicura che proprio riguardo all’aspetto finanziario la sua proposta sia molto articolata e preveda diverse strategie che richiedono un coinvolgimento interministeriale. E ne elenca alcune: «Le iniziative di politica attiva del lavoro rivolte ai giovani e alle donne, che potrebbero riservare un canale privilegiato ad alcuni di questi stagisti. Certo gli under trenta nel caso specifico sono una parte minimale rispetto al numero complessivo. Ma quelli con un’età più vicina alla pensione potrebbero approfittare delle politiche che favoriscono il ricambio generazionale attraverso soluzioni che anticipano l’età pensionabile e garantiscono la cosìdetta indennità di accompagnamento alla pensione fino ai 67 anni». E poi la proposta più volte in passato avanzata e applicata anche negli ultimi concorsi pubblici del ministero della giustizia, di riservargli una corsia privilegiata nei futuri concorsi. Tutto questo, però, non si concretizza automaticamente con questa proposta di legge. Ma con un provvedimento legislativo da fare in seguito, per cui Di Natale dice che si batterà, ma che di fatto resta solo una ipotesi.

Non dovranno, a suo dire, però verificarsi altre storture come questa, perciò chiarisce che il tirocinio richiede una correzione normativa così come raccomandato dalla Corte di giustizia europea per dare dignità agli stagisti.

La proposta di legge non ha, però, scaldato gli animi e la triplice sindacale calabrese rappresentata da Angelo Sposato, Cgil, Tonino Russo, Cisl e Santo Biondi, Uil, l’ha definita una legge parziale perché, appunto, mancherebbe di una visione organica del futuro professionale dei tirocinanti.

La dotazione finanziaria reale della proposta, infatti, dovrà essere definita solo «ad esito delle procedure di approvazione dei piani di recupero e resilienza del quadro finanziario pluriennale 2021-27 da parte del Consiglio dell’Unione europea» si legge nel testo del provvedimento, al quale è collegato il Recovery Fund e solo «ad esito dei provvedimenti applicativi, statali, dei fondi provenienti dal Pnrr» e di quelli relativi al Programma nazionale. In pratica se le risorse ci saranno è presto per dirlo, perciò il piano sembra non avere basi solidi su cui svilupparsi.

A fine maggio gli stagisti erano tornati a protestare davanti alla sede della Regione Calabria, a Catanzaro, affiancati dai sindacati Usb e Csa. Proprio in quella sede Patrizia Curcio, del Csa, aveva specificato che «la richiesta dei tirocinanti non è la stabilizzazione,
perché è un procedimento che richiede un tempo lungo. Chiediamo il riconoscimento di una dignità lavorativa attraverso la contrattualizzazione, primo passaggio per acquisire un titolo negli ambiti lavorativi nei quali prestiamo servizio».

Nel frattempo in Regione l'assessore al lavoro Fausto Orsomarso è riuscito a far istituire un tavolo tecnico a Roma presso il Dipartimento della Funzione pubblica, promosso dalla Regione Calabria e da alcuni deputati calabresi di Forza Italia. I primi incontri ci sono stati alla fine di aprile e dalle parole dell’assessore sembra abbiano dato un esito positivo, attraverso una normativa ad hoc che tenga presente le diverse categorie di tirocinanti e le diverse età anagrafiche. Tutto dovrebbe concludersi, come è facile immaginare, prima delle elezioni previste ad ottobre. La Repubblica degli Stagisti ha provato a contattare l’assessore Orsomarso per sapere a che punto fosse la trattativa, ma non ci è stata concessa un’intervista. L’assessore ha solo detto che «c’è finalmente un tavolo aperto interministeriale, lo chiedevo dal 7 settembre quando mi sono insediato e finalmente lo abbiamo ottenuto. Lavoriamo in silenzio, sperando che sulla nostra proposta di contrattualizzazione arrivi una risposta a breve».

Intanto gli stagisti continuano a manifestare. L’ultima protesta è della settimana scorsa: martedì 15 giugno centinaia di tirocinanti sono scesi lungo la strada che porta all’aeroporto di Lamezia Terme per uan dimostrazione pubblica organizzata dall’Unione sindacale di base, bloccando il traffico e protestare contro la Regione e la mancanza di risposte occupazionali.

Marianna Lepore

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