Stage al Parlamento UE, «un'opportunità incredibile: se non vi prendono subito, continuate a provare!»

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 29 Apr 2018 in Storie

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Chiudono il prossimo 15 maggio le selezioni per i tirocini Schuman al Parlamento europeo. Circa 1.200 euro il rimborso spese in palio e tre le opzioni disponibili: generale, giornalismo e Premio Sacharov. Qui di seguito la testimonianza di Anna Ferrari, che ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza.

Ho 28 anni e sono di Crema, dove ho frequentato il liceo classico. Fin da quei tempi il mio sogno è stato di diventare giornalista. Quando è arrivato il momento di iscrivermi all’università, però, ero indecisa: la triennale in giornalismo non esisteva e scienze della
Anna Ferrari Cabinet comunicazione non mi interessava, così ho scelto Giurisprudenza, spinta dal fatto che alcuni dei miei giornalisti preferiti, primo fra tutti Tiziano Terzani, avevano studiato legge. Mi sembrava poi una formazione solida, se per caso avessi cambiato idea. Mi sono laureata con 110 e lode all'università Statale di Milano, pur non essendo mai stata una studentessa modello: ci sono stati degli alti e bassi soprattutto perché ero impegnata in una facoltà che sapevo non essere il mio diretto sbocco. Ma si può e si deve spingere e avere pazienza quando sai che un percorso, anche se non ti porterà direttamente al tuo obiettivo, può formarti. Durante Giurisprudenza mi sono innamorata del diritto dell’Unione Europea, e ho capito che mi sarebbe piaciuto combinare quella passione con quella per la scrittura.

La seconda svolta è arrivata con l’Erasmus in Germania. Ero a Tübingen, una piccola città universitaria vicino a Stoccarda che attrae studenti e ricercatori internazionali: lì ho capito che volevo vivere all’estero. Conclusa Giurisprudenza ho fatto domanda e sono stata accettata per il master Erasmus Mundus in giornalismo, che mi ha portato per due anni a studiare tra Danimarca e Olanda con studenti da tutto il mondo. Quell’esperienza mi ha formato molto sui contenuti della comunicazione politica e della ricerca accademica, ma per me è stata soprattutto una piattaforma di lancio, che mi è servita per costruire una rete di contatti di qualità e per fare altri progetti in ambito europeo, ad esempio con la European Youth Press.

Sulla traineeship nelle istituzioni europee ci tengo a dire due cose: la prima è di continuare a provare, perché va molto a fortuna. Non pensate di non sentirvi all’altezza di fare domanda: c’è tanta gente preparata ma anche tanti non più preparati di voi! Io, ad esempio, avevo già provato una volta dopo aver finito giurisprudenza, ma non mi avevano presa. Le candidature Schuman vengono raccolte in un database dove chi si occupa della selezione fa una ricerca per parole chiave, a seconda delle esigenze contingenti: nel mio caso, in quel momento a loro serviva una persona che avesse un background in giornalismo e comunicazione, ma anche che sapesse il tedesco, quindi il mio profilo rispondeva alle necessità.

Il mio secondo consiglio è di prendere l’occasione se si presenta, perché si impara tantissimo. Io sono stata fortunata perché sono finita nel top del top, il team di comunicazione nel Gabinetto del presidente del Parlamento europeo Tajani, da settembre 2017 a febbraio 2018. Ci tengo a sottolineare che il livello è molto alto: anche se capita di dover svolgere relativamente compiti umili rispetto ai propri studi, stare in un ambiente così stimolante fa imparare moltissimo.

Anna Ferrari foto con TajaniIl mio lavoro nel Cabinet è stato un po’ diverso da quello di altri tirocinanti al Parlamento europeo, perché era tutto incentrato su Tajani. L’ho incontrato di persona diverse volte - c’è stata anche un’occasione in cui gli ho parlato a lungo! Per me stare lì significava essere in una posizione privilegiata, ma comunque al servizio dei cittadini. Tra le cose non comuni che succedono lavorando nel Cabinet, si ha ad esempio l’occasione di vedere da vicino personalità importanti come capi di Stato o ministri che vengono ad incontrare il presidente, e si assiste a come vengono fatte le interviste e le conferenze stampa. L’aspetto del giornalismo lo vivi dall’altra parte, nel gestire le relazioni con i media, ma è interessantissimo vedere dall’interno delle istituzioni come funziona. E se ti trovi nel posto giusto al momento giusto, anche tu puoi fare la tua parte. Una volta, per esempio, in occasione di una conferenza sull’Africa patrocinata dalla presidenza del Parlamento ho avuto la possibilità di segnalare alcuni nomi validi, e queste persone sono state invitate! Chi lavora nel Gabinetto è molto impegnato, ma c’è anche molta disponibilità a formare le persone, quindi se si è così fortunati da poterci essere, bisogna mettersi nell’ottica di avere una grande opportunità a disposizione e lanciarsi in situazioni nuove, parlare con altre persone ed essere creativi, non semplicemente portare a termine il proprio compito a fine giornata.

Aspetti negativi? All’inizio non capivo il livello di stress nell’ambiente, ma in realtà sono tutti un po’ messi sotto pressione: lavorare nelle istituzioni europee comporta tanta paura di non essere all’altezza, perché si trattano problemi veramente di ordine mondiale, e gli addetti dello staff del Parlamento devono inevitabilmente sacrificare una parte della propria vita personale.

Per quanto riguarda la città, invece, posso dire che Bruxelles mi manca. E' una città di lobbying, quindi se da un lato c’è molta energia perché le persone vogliono conoscersi, dall'altro c’è anche molta superficialità nelle relazioni. Quando mi sono trasferita ho avuto pochissimo tempo, perché quando ho ricevuto la conferma era estate, stavo partendo per un mese e mezzo di viaggio in India e mi chiedevano di iniziare un mese prima rispetto al ciclo normale degli Schuman. Ho trovato casa inizialmente tramite dei conoscenti, ma l'affitto era alto (700 euro al mese) perché vivevo in un appartamento da sola a St. Catherine, una delle zone più belle e centrali. Una volta arrivata lì ho cercato ancora e ho trovato un appartamento condiviso con un'altra persona, più economico, spazioso e vicino al Parlamento, a 580 euro al mese. Ci sono arrivata tramite passaparola tra amici, ma su Facebook ci sono gruppi molto popolari per fare ricerca, come Bruxelles à louer, Brussels rooms and flats for rent, Desperate people looking for a room in Bxl. C'è molto ricambio, ma potrebbero volerci molta perseveranza e una certa pazienza per trovare una buona soluzione per sé.

Posto questo, lo stage è un’opportunità di formazione incredibile, poi uno deve capire cosa vuole fare. Io per il momento sono rientrata in Italia e sto valutando il da farsi, ma qualcuno rimane a Bruxelles e si concede una fase esplorativa. Tra i sogni nel cassetto conservo ancora quello del giornalismo in ambito europeo, oppure di tornare a lavorare nelle istituzioni UE. E se è vero che uno stage al Parlamento europeo non mette al riparo dai no,  sicuramente, se sfruttato bene, può preparare molto per tanti altri lavori, oltre ad essere un’ottima presentazione sul CV. Personalmente, sono da tempo convinta di una cosa: spesso non è una laurea o uno stage di per sé a darti un lavoro. Bisogna muoversi, essere attivi in più ambiti, cercare, proporsi, essere dinamici. E' l'insieme di tutte quelle esperienze a renderti un buon candidato. In conclusione, consiglierei assolutamente il tirocinio al Parlamento europeo, perché è un’esperienza formativa di altissimo livello e ben pagata che ti fa conoscere persone, dà contatti e consente di essere aggiornati e in prima linea sull’attualità. E ricorda che ognuno può dare il suo contributo al progetto europeo.

Testo raccolto da Irene Dominioni

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