Ploonge, la start-up per tuffarsi nella vita notturna

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 27 Nov 2012 in Approfondimenti

«Tutto è nato durante un viaggio di lavoro. Mi trovavo a Mosca, stavo in ufficio tutto il giorno e la sera, visto il freddo, non avevo voglia di uscire. Così mi ritrovavo a cenare da solo in albergo». Ed è stato durante una di queste serate che è spuntata l'idea: «Ho pensato che sarebbe stato bello avere uno strumento che informasse su eventi conviviali in cui tuffarsi per vivere al meglio la città». E siccome to plunge, in inglese, significa sia immergersi che tuffarsi, il nome della sua start-up è diventato Ploonge.
Il viaggiatore solitario è Giorgio Bertolini, 25enne varesino che per lanciare la sua azienda ha mollato un contratto a tempo indeterminato. «Per 18 mesi ho lavorato in una società tessile, per la quale mi occupavo di vendite e marketing: è stata un'esperienza molto bella anche perché mi ha permesso di viaggiare molto». Almeno finché non è si è accesa la lampadina e ha deciso di mettersi in proprio. Sfruttando la laurea triennale in economia, perfezionata con un master all'università di Bristol. E anche il fatto che «sin da piccolo ho avuto un certo spirito di iniziativa».
L'azienda - una srl con capitale sociale di 13mila euro, è nata ad aprile di quest'anno - mentre il sito è stato messo online a fine maggio. Prima di arrivare a crearla, però, Bertolini ha cercato di trovare chi potesse sostenerlo e lo scorso anno ha presentato domanda per partecipare a «Mind the bridge», concorso riservato alle start-up italiane. Una volta selezionato è volato a San Francisco, dove ha conosciuto Alessandro Coscia, suo coetaneo che stava lavorando ad un'idea simile alla sua. «Lui stava sviluppando un'applicazione che illustrava la vita notturna delle città, con l'obiettivo di portare gli utenti ad incontrarsi nella vita reale».
I due hanno deciso di collaborare, lavorando insieme ad un progetto comune. Forse anche grazie al clima che si respira in California: «Abbiamo incontrato persone di grande esperienza, anche manager di aziende di grosse dimensioni pronti a condividere le loro conoscenze e capacità».Stagisti Ma, cosa ancora più importante, «senti che ci sono altre persone che credono nella tua idea». E questo, prima ancora di eventuali finanziamenti, contribuisce a far crescere l'entusiasmo degli startupper. «Noi aiutiamo la gente a vivere alla grande» racconta infatti l'ideatore di Ploonge «diciamo che si ha finito di lavorare, si va in palestra e poi non si sa che fare. Magari si è da soli, non si ha voglia di cucinare. Ecco, noi proponiamo eventi da condividere con qualcuno». Non si tratta di semplici cene: «Il cibo è un mezzo. Il punto è vivere una bella esperienza e conoscere nuove persone».
Sono direttamente i ristoratori a registrarsi sul sito per poter pubblicizzare gli eventi promossi all'interno del locale. «Attualmente ne abbiamo in database 800 in tutta Italia». Gli utenti acquistano l'evento in Rete, pagando tramite Paypal. Solo dopo aver saldato vengono fornite indicazioni sull'indirizzo e i recapiti del locale. «Noi tratteniamo una percentuale che varia dal 10 al 20% a seconda della giornata e di dove si svolge la serata». I costi fissi sono limitati alla commissione dovuta alla piattaforma che gestisce la transazione finanziaria, che trattiene il 4% dell'importo. Fino ad agosto Ploonge era ospitata all'interno di PoliHub, l'acceleratore di impresa del Politecnico di Milano. «Pagavamo 400 euro al mese, avevamo quattro postazioni, la corrente e la connessione Internet». Con l'arrivo dell'autunno è iniziata la ricerca di una nuova sede.
Intanto però Bertolini e Coscia hanno già ottenuto un finanziamento di 300mila euro da Berrier Capital. «Una persona che conosceva il nostro progetto ci ha messo in contatto con questo fondo». L'idea è piaciuta ed è arrivato il contributo. «Avevamo anche un'altra offerta da parte di un privato. Diciamo che ci è andata bene, non abbiamo dovuto cercare molto».Stagisti Al momento, per quanto l'azienda abbia già iniziato a fatturare, è grazie ai soldi arrivati da questo fondo di investimento italiano che i due startupper riescono a garantire uno stipendio a loro stessi e a Claudio Venturini, 26 anni, terzo socio che di recente si è tuffato in Ploonge dopo aver lavorato insieme ad Alessandro a Youreporter.
Mentre si adoperano per crescere sul mercato italiano, i tre stanno già pensando ad espandersi all'estero. «Cerchiamo un collaboratore a Berlino. Vogliamo partire con un periodo di prova di sei mesi perché ci interessa il mercato tedesco, e sarebbe interessante ampliarci lì». L'Italia, infatti, va stretta per diverse ragioni. «La cosa più difficile è che aprire un'azienda costa. Ma se uno ha un'idea e solo poche centinaia di euro, perché non deve poterci provare?». Una domanda, quella di Giorgio Bertolini, alla quale né la ssrl, l'impresa a 1 euro che però tra tasse e imposte di registro ne costa comunque 700, né la isrl sanno rispondere. Quest'ultima formula, pensata appositamente per le nuove imprese e inserita nel decreto Sviluppo bis, pone un problema: «È riservata alle imprese che fanno innovazione tecnologica, non credo che sia il nostro caso. Ma secondo me ogni start-up in ogni settore deve avere delle agevolazioni».

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it


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