Liber Aria, in Puglia una start-up sfida il mercato editoriale

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 24 Lug 2012 in Approfondimenti

Liber Aria. Perché «libero richiama i libri, aria è perché lavoriamo in rete. E poi è l'anagramma di libreria. E ancora perché siamo indipendenti, e in questo nome c'è la matrice della parola libertà». Giorgia Antonelli spiega così la scelta di battezzare Liber Aria la casa editrice online nata come associazione culturale nel 2008 e trasformata in srl nel novembre del 2011.
StagistiPugliese, 32 anni, questa giovane startupper vanta un curriculum accademico di tutto rispetto: una laurea in lettere ad indirizzo storico-sociale all'università di Bari, un dottorato di ricerca in storia contemporanea concluso nel 2008, quindi l'abilitazione all'insegnamento alla Ssis, la scuola di specializzazione all'insegnameno secondario chiusa nel 2009 e sostituita dal Tfa, il cosiddetto tirocinio formativo attivo. Ed è appunto presentandosi in classe che riesce ad ottenere uno stipendio. Per ora dalla sua start-up non ricava nulla, ma assicura i pagamenti ai suoi collaboratori. «In quest'ultimo anno scolastico ho lavorato grazie al bando regionale 'Diritti a scuola', che prevede l'affiancamento dei precari ai docenti di scuola. Ho ottenuto 12 punti in graduatoria e inoltre sono stata pagata», racconta.
Alla regione Puglia Giorgia deve anche la nascita della sua casa editrice. «Nel 2008 ho partecipato, insieme alla mia amica Maya Calamita, a 'Principi attivi', un'iniziativa che offriva un contributo di 25mila euro a giovani che volessero lanciare un'attività». Si tratta di un progetto che rientra in 'Bollenti spiriti', il programma regionale di politiche giovanili. A questo proposito, è aperto il bando 2012: gli aspiranti startupper pugliesi hanno tempo fino al 19 ottobre per partecipare. Ottenuto il finanziamento, «abbiamo dato vita ad un'associazione culturale che si occupava di editoria online e print on demand, ovvero la possibilità di ordinare un libro e di farsi recapitare a casa la copia stampata».Stagisti Il progetto regionale ha avuto la durata di diciotto mesi, passati i quali è stato necessario presentare un rendiconto delle attività svolte. «Per un po' sono andata avanti con l'associazione, poi ho deciso di provare a farne un lavoro: tanto ero una precaria della scuola e della ricerca». E siccome un'associazione non può emettere fatture di vendita, è stata creata una srl: «la mia socia aveva un altro lavoro e ha deciso di non far parte di quest'impresa, nata ufficialmente nel novembre del 2011». E così Giorgia ha cominciato quest'altro percorso da sola.
Per versare i 10mila euro di capitale sociale e per finanziare le prime attività «ho chiesto un prestito ad un familiare e mi sono impegnata a saldare il debito con i primi guadagni». Dopo la fondazione, «siamo partiti con i Singolari, ovvero racconti che si possono acquistare in rete come si fa con le canzoni, pagandoli 49 centesimi», racconta Giorgia, «a settembre, però, arriveranno anche i libri, sia in forma digitale che sul tradizionale supporto cartaceo». Nonostante debba ancora compiere un anno di vita, l'azienda si è già strutturata dando lavoro a tre persone. Intanto la responsabile dell'amministrazione, che ha un contratto a tempo indeterminato. «Ho potuto farlo perché aveva dei requisti che lo consentivano, visto che si tratta di una donna che era disoccupata da tempo», spiega la startupper. Che in tema di lavoro ha le idee chiare: «io vorrei che ci fossero delle politiche di sostegno alle aziende, che prevedano sgravi per chi assume».
Oggi non ce ne sono, fatto salvo quelle per le persone disoccupate da almeno due anni, e così la responsabile editoriale e quello dell'ufficio diritti sono assunti con un contratto a progetto. E poi c'è la responsabile grafica, che ha una partita Iva. Tra il personale e i costi di gestione - il nuovo sito lanciato a maggio ha inciso per qualche migliaio di euro - le spese sostenute si aggirano ad oggi intorno ai 30mila euro l'anno. La previsione definitiva si avrà con la chiusura del
Stagistibilancio 2012, il primo anno completo di attività di Liber Aria. Le cui spese salgono anche perché «noi non facciamo editoria a pagamento: non sono gli autori a pagare per essere pubblicati, ma siamo noi a garantire loro un compenso». Oltre ad essere costoso, questo meccanismo «richiede una selezione più rigida delle opere». Almeno a livello promozionale però si cercano soluzioni meno onerose come l'utilizzo dei social network. Liber Aria è presente infatti sia su Twitter che su Facebook. «Il 20 maggio abbiamo organizzato una festa per la presentazione del nuovo portale, stiamo lavorando anche per avere delle presentazioni delle opere dei nostri autori e per ottenere delle recensioni dei nostri libri».
Per diventare imprenditrice, però, non bastano passione e inventiva. «La mia tesi era dedicata alla Comunità europea, quindi qualche elemento di economia l'avevo. Diciamo che mi sono fatta le ossa scontrandomi con le cose reali: i pagamenti, il commercialista, il bilancio». Per approfondire al meglio tutti gli aspetti di una casa editrice «nel 2011 ho frequentato un corso sull'amministrazione e la gestione organizzato dalla Minimum Fax». Un'esperienza importante prima di fondare l'azienda. Ed è stato su questi banche che Giorgia ha imparato che «per ora il pareggio lo calcoliamo libro per libro, non abbiamo ancora la forza per un piano editoriale complessivo. Dovremo avere anche i libri cartacei per capire quando raggiungeremo il break even, credo che lo vedremo il prossimo anno».

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it


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