Quando la passione per l'estero diventa un lavoro: Roberta D'Amore racconta il suo tirocinio per traduttori al Parlamento Ue

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 13 Nov 2010 in Storie

Rimangono aperte fino alla mezzanotte di lunedi 15 novembre le candidature per sessanta tirocini nella Direzione generale della traduzione del Parlamento europeo. Tre mesi, a partire dal primo aprile, a Lussemburgo, con un rimborso lordo mensile di quasi 1.200 euro, più spese di viaggio e trasferta pagate. Roberta D'Amore, giovane romana con la passione per l'estero e le lingue, ci è (felicemente) già passata e racconta così alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza. Direttamente da Lussemburgo, che l'ha trattenuta anche dopo lo stage.

 

Ho 26 anni e sono di Roma. Qui ho frequentato il liceo linguistico e poi la Libera Università degli Studi "S. Pio V", dove ho ottenuto la laurea triennale in Mediazione linguistica e culturale e quella specialistica in Interpretariato di conferenza. Durante il triennio ho svolto un Erasmus di sei mesi all'università Humboldt di Berlino, ma non era la mia prima esperienza importante fuori dall'Italia. Dai tredici anni in poi ogni estate ho partecipato a soggiorni-studio all'estero di almeno un mese, organizzati da istituti di lingua o dal mio liceo in Paesi di lingua inglese, tedesca o spagnola. I costi degli studi universitari li hanno coperti in gran parte i miei genitori, ma io ho lavorato per pagarmi le piccole spese: ho dato ripetizioni, fatto l'hostess, ma anche l'interprete e la traduttrice. In particolare l'esperienza in un'agenzia di traduzione a Roma è stata una buona palestra per il tirocinio al Parlamento europeo: ho imparato a usare i programmi di traduzione assistita e a rispettare i tempi stretti di consegna dei lavori.

Prima però, altri stage. A fine 2008 ho vinto un bando Mae-Crui e da gennaio ad aprile 2009 ho lavorato all'Istituto di Cultura di Francoforte, in Germania, senza alcun rimborso: la mia università non ne prevedeva. In tutto, tra affitto in un appartamento condiviso e spese varie, lo stage mi è costato circa 1500 euro, 500 al mese. È stata però un'occasione importante: ho collaborato all'organizzazione degli eventi culturali, preparato brochure informative, fornito informazioni alle persone che visitavano l'Istituto. Ho anche fatto l'interprete per vari scrittori e artisti intervenuti durante gli eventi. Proprio uno di questi incontri mi ha portato al secondo stage, sempre a Francoforte: due mesi presso l'Istituto Cervantes, da aprile a giugno, con un rimborso simbolico di 120 euro al mese. Ho di nuovo partecipato all'organizzazione di eventi e in più mi sono occupata della rassegna stampa dei principali quotidiani tedeschi.

Infine, da ottobre 2009 a marzo 2010, lo stage nell'unità italiana di traduzione del Parlamento Europeo, a Lussemburgo. Un'esperienza unica, molto formativa, che per la prima volta mi ha fatto sentire davvero partecipe del contesto europeo e mi ha fatto toccare con mano la complicata e affascinante burocrazia che c'è dietro. Lo stage era molto ben strutturato e i rapporti con i due tutor ottimi: sono sempre  stati disposti a dare spiegazioni sulle traduzioni e sulle pratiche d'ufficio. Oltre ai 1070 euro di rimborso base mensile, puntualmente versati sul conto bancario, ho ricevuto un contributo viaggio sull'andata e sul ritorno, 100 euro ciascuno. Durante i sei mesi abbiamo anche partecipato a due missioni, una  a Strasburgo e una a Bruxelles, entrambe retribuite [per il bando attuale sono rispettivamente previsti contributi pari a 170 e 130 euro].

Adesso lavoro ancora a Lussemburgo: ho un contratto annuale presso un'azienda di traduzione, a cui sono arrivata tramite un annuncio web. Esattamente il percorso lavorativo che desideravo, per di più all'estero. Ho il divieto tassativo di rivelare l'entità del mio stipendio, ma posso dire che è lontano dai classici mille euro dei giovani italiani e mi consente di vivere serenamente senza dipendere dalla mia famiglia. Divido l'appartamento con una ragazza estone e mi posso concedere anche la palestra e tutti i corsi di lingua che voglio. La vita a Lussemburgo è più cara rispetto a Roma, ma anche le retribuzioni sono molto più alte. Ed è una città sicura, anche di notte.

I miei amici in Italia invece vivono una situazione spiacevole. Sono tutti laureati e la maggior parte di loro è costretta ad accontentarsi di stage per nulla o poco pagati, che raramente offrono prospettive lavorative reali. Il problema è che questo strumento è percepito da aziende ed enti come un'opportunità di sfruttare per pochi spiccioli quanti hanno appena finito l'università, o stanno per farlo. I ragazzi iniziano con le migliori intenzioni, ma poi si sentono presi in giro. Il loro potenziale non è utilizzato. Invece lo stage dovrebbe essere un trampolino di lancio nel mondo del lavoro, specie per i ragazzi con delle capacità, che è poi nell'interesse di ogni azienda tenere.

Testo raccolto da Annalisa Di Palo


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