«E’ vero, abbiamo mandato i nostri stagisti a volantinare: ma eravamo in buona fede. E non lo faremo più». La replica del direttore del Macro di Roma

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 17 Feb 2010 in Interviste

Luca Massimo Barbero, 46 anni, torinese, dal marzo del 2009 ha preso la direzione del museo d'arte contemporanea di Roma – il Macro – che dopo un paio d'anni di chiusura per ristrutturazione ha riaperto i battenti il 16 maggio 2009. Il museo ha uno staff a tempo indeterminato di una sessantina di dipendenti e ospita abitualmente stagisti, tra cui anche quello che ha contattato la Repubblica degli Stagisti lamentandosi di essere stato messo a fare volantinaggio e a svolgere altre mansioni poco adatte a un laureato.

Direttore, come gestite i vostri stage?
Gli stagisti vengono inseriti in vari settori, solitamente per tre mesi. In media uno stage su tre viene prorogato per tre mesi aggiuntivi. Questo strumento è molto importante per i musei; io vengo tra l'altro da un'esperienza, presso la Guggenheim di Venezia, dove veniva utilizzato molto.
Quali sono i requisiti per fare uno stage al Macro?
Al momento prendiamo quasi solo laureati, specialmente in Conservazione dei beni culturali, Architettura, Comunicazione e relazioni esterne – ma non abbiamo preclusioni rispetto alla tipologia di laurea. Purtroppo riscontriamo alcune difficoltà nell'ospitare studenti delle Accademie d'arte, un po' per problemi organizzativi, un po' perché c'è una certa conflittualità tra il connotarsi come artisti e il fare esperienza in una struttura espositiva. La realtà italiana è in questo molto diversa, per esempio, da quella americana, in cui l'artista è disponibile ad imparare anche come si allestisce e si promuove una mostra.
In generale, quali sono le attività che fate svolgere agli stagisti?
A partire dal primo colloquio cerchiamo di andare incontro alle esigenze del giovane e ai suoi desiderata. Alcuni vengono e chiedono specificamente di lavorare nella didattica, oppure nella mediateca. Oggi poi vorrebbero tutti fare i curatori! Però l'allestimento di una mostra non si ferma a quello, c'è tanto lavoro altrettanto interessante dietro le quinte, e lo stage permette di scoprirlo. Ho avuto molti stagisti che alla fine dello stage sono venuti a ringraziarmi per aver avuto la possibilità di conoscere questo ambiente.
Un lettore della Repubblica degli Stagisti si è però rivolto al nostro servizio "Help" segnalandoci di aver fatto uno stage molto deludente presso il Macro, ed essere stato mandato in giro per Roma ad attaccare manifesti e a distribuire volantini per le strade.
Posso sapere chi è?
No, direttore. Questo lettore ci ha chiesto la massima riservatezza. Tornando alla domanda: lei pensa che queste mansioni siano adatte a uno stagista laureato?
Questo che posso dirle è che io stesso sono andato in giro per la città a portare manifesti, lo faccio abbastanza spesso e sono anche laureato. Forse anche questo "signor non so" avrà portato manifesti…
In effetti questa persona non è un "signor non so": la Repubblica degli Stagisti conosce il suo nome e cognome, è una persona che esiste davvero, non è un anonimo.
Non lo è per lei: per me lo è.
Sì, è vero, ma non vuole venire allo scoperto perché ha timore di subire poi qualche ritorsione nell'ambito dei musei.
Ma si figuri, qui nessuno fa ritorsioni su nessuno!
Allora, lei diceva: anch'io, da direttore, vado in giro a portare manifesti.
Sì: lo facciamo tutti. Generalmente chiediamo se possiamo mandare dei ragazzi a portare volantini, locandine, cartoline. Non è che gli stagisti vengano spediti d'ufficio a fare questo: chi lo vuole fare volontariamente può farlo.
Qui alla persona è stato detto "Stamattina le tue mansioni di stage sono di andare ad attaccare manifesti in questa strada". La Repubblica degli Stagisti ha visionato la documentazione fotografica di questa attività e anche una mail in cui un vostro dipendente impartiva allo stagista indicazioni in merito.
Sì, ma non le definiamo mansioni, lo chiediamo e i ragazzi che vogliono lo fanno. Le ripeto, l'ho fatto anch'io.
Sì, però lei è stipendiato dal museo. Secondo lei è una mansione che può essere adatta a uno stagista laureato?
Non è una mansione: però può essere accaduto, sempre a chi ha voglia di farlo. E non penso che sia svilente.
Ci sono stati casi in cui il lettore-stagista è rimasto fino a tarda sera al museo, per presenziare a eventi notturni con mansioni di accoglienza del pubblico, guardiania di sala e supporto al servizio bar - catering. Secondo lei anche queste mansioni sono adatte?
No, supporto bar - catering proprio no. Se ci sono degli eventi speciali si chiede ai ragazzi se vogliono restare, ma noi abbiamo tutto il nostro personale Zetema per la guardiania e non possiamo chiedere a esterni. Se vogliono i ragazzi possono dare una mano nella hall o negli spazi che sono aperti al pubblico, ma al bar proprio no.
Nella convenzione di stage c'era scritto che l'orario era dalle 9 alle 23, lasciando sottintendere che gli stagisti fossero tenuti a presenziare fino a tarda ora qualora ci fossero eventi.
Il nostro museo è aperto fino a quell'ora ma ciò non vuole affatto dire che gli stagisti debbano stare dalle 9 alle 23. E a volte di sera ci sono delle attività che riguardano direttamente il percorso formativo degli stagisti. Quando c'è una inaugurazione lo diciamo ai ragazzi e facciamo una lista con i nomi di quelli che si vogliono fermare: per loro è un momento per incontrare il pubblico. In luglio abbiamo organizzato delle serate presso la videoteca della mediateca, ogni martedì  dalle 8 alle 11 di sera, per mostrare i cento video che avevamo ritrovato. Quelli sono stati i momenti più pubblici per alcuni degli stagisti, quelli che lavoravano su quel progetto, e quindi i ragazzi si sono fermati con gran piacere.
Una cosa è stare perché si vuole stare, un'altra è stare per dover fare guardiania di sala, o supportare i baristi.
No baristi proprio no, non mi risulta.
Direttore, una terza lamentela dello stagista riguarda espressamente la sua persona: indicato nella convenzione di stage siglata tra il museo e l'università come il "tutor", lei però non avrebbe interagito praticamente mai con lui e con gli altri stagisti, delegando le funzioni di tutor in tutto e per tutto a un suo collaboratore. Quante ore dedica in media ogni mese alla formazione degli stagisti?
Le ore non lo so, però posso dirle che proprio ora ho finito un giro di due ore e mezza con gli stagisti del cantiere, e che ogni lunedì facciamo gli incontri con gli stagisti. Specialmente per quanto riguarda quelli inseriti nelle sezioni curatoriale, mediateca e pubbliche relazioni io ci passo ore ogni settimana: c'è chi dice che sono quasi ossessionato dalla presenza in museo. Con alcuni stagisti mi incontro quasi ogni giorno; poi dipende anche molto da chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. Sono sorpreso di essere stato contattato da lei, perché dagli stagisti ricevo più che altro sorrisi.
Un'altra nota dolente – questa però assolutamente comune alla maggior parte degli uffici pubblici – è che voi non prevedete nessun rimborso spese per i vostri stagisti. Invece alcuni enti lo prevedono. Lei ci ha mai pensato?
Ci ho pensato, e anche fortemente. Il problema è che i fondi della Sovrintendenza per questo genere di gettoni non sono stati neanche lontanamente preventivati. Io mi sto attivando per riuscire ad ottenere qualche fondo privato per questo: non sarà così facile attivarlo, ma ci voglio provare.
Quindi lei nel 2010 si ripromette di lavorare sull'obiettivo del rimborso spese per gli stagisti.
Sì, anche perché secondo me darebbe un senso di appartenenza, e renderebbe possibile anche una mobilità maggiore: se ci fosse un piccolo gettone, magari qualcuno potrebbe potersi spostare qui a Roma da altre città.  E poi perché per noi il programma di stage è in fieri: cerchiamo continuamente di migliorarlo.
Un altro aspetto solitamente importante è la possibilità di ottenere un lavoro al termine dello stage, che negli enti pubblici è sempre molto esigua. Il lettore ci ha parlato di una promessa implicita legata al progetto che il Macro si trasformi in fondazione che possa quindi diventare più semplice fare assunzioni anche al di fuori delle procedure concorsuali tipiche degli enti pubblici. Lei ne era a conoscenza?
Ma lei pensa che un direttore o un responsabile stage di un museo possano fare una promessa implicita?
Questa cosa è stata contestualizzata con molta precisione dal lettore: l’argomentazione sarebbe servita in varie occasioni a convincere gli stagisti ad "allungare" il periodo di stage, accettando la proposta di proroga.
In effetti al mio arrivo l'assessorato aveva ventilato l'ipotesi di trasformare il museo in una fondazione. Ma da qui a quando, chi lo sa… Quanto tempo servirebbe per costituire una fondazione a partecipazione e gestione mista, anche solo dal punto di vista burocratico? E poi, chissà, forse si trattava solo di una sirena politica, a cui non prestare troppa attenzione. Con una fatica abbastanza inumana, malgrado non possiamo assumere, noi qualche piccolissimo contratto di collaborazione cerchiamo di farlo. Tra l'altro non mi sembra che gli stessi stagisti manifestino questo desiderio così forte di essere assunti: alcuni sono ancora all'università, altri sono già laureati ma non hanno mai espresso questa necessità dell'impiego.
Però in qualche raro caso lei dice che il contratto salta fuori per qualche ex stagista.
Forse in un caso, sì. Anche questo è uno dei miei obiettivi, anche se non è facile perché siamo sempre legati alla Sovrintendenza.
Vorrei chiudere tornando all'argomento più spinoso, e cioè quello della distribuzione di locandine in giro per la città.
La scorsa estate, in concomitanza con la riapertura del museo, abbiamo cercato di avvicinare i giovani e in quest'ottica vanno iscritte le operazioni come la distribuzione di volantini in giro per la città. Per questo avevo chiesto ad alcuni di andare a poggiare un po' di volantini nei luoghi delle loro università, per raggiungere i giovani e farli partecipare ai nostri eventi. Forse da parte mia ingenuamente.
Se la sente di promettere alla Repubblica degli Stagisti che non manderà più i suoi stagisti a far volantinaggio?
Sì, me la sento molto volentieri di prometterlo.

Intervista di Eleonora Voltolina

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