Slittano gli esami, «ora un praticante avvocato rischia di metterci quattro anni dalla laurea all'abilitazione»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 18 Nov 2020 in Notizie

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A pagare lo scotto dell'emergenza epidemiologica sono anche i candidati alle prove di abilitazione professionale, finite nel calderone degli eventi rimandati a data da destinarsi in ottemperanza alle misure anti Covid. Tra i più eclatanti il caso degli aspiranti avvocati, il cui esame – adesso rinviato era fissato per dicembre. Il rischio è così di restare anni in attesa di poter esercitare la professione. «Esiste una sola sessione di esami all'anno» spiega alla Repubblica degli Stagisti il portavoce del Comitato per l'esame da avvocato, che preferisce restare anonimo. «Chi come me si è laureato nel 2018 finirà per abilitarsi se tutto va bene dopo tre o quattro anni, nel 2022». Una volta ottenuta la laurea in Giurisprudenza, si passa infatti al praticantato di 18 mesi, e poi ancora all'esame scritto a cui – in caso di superamento – segue la prova orale dopo mesi e mesi.

I praticanti in questa condizione si aggirano intorno ai 20-25mila. Per loro la doccia fredda è arrivata il 5 novembre scorso, al varo dell'ultimo dpcm per contrastare l'epidemia. 
«L’aggravamento della situazione sanitaria e la conseguente necessità di ridurre, quanto più possibile, le occasioni di diffusione del virus» ha scritto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sulla sua pagina Facebook, «impongono il rinvio delle prove scritte programmate per il 15-16-17 dicembre». La prossima sessione, si legge, «potrebbe tenersi nella primavera 2021». Si era pensato perfino di «parcellizzare gli esami su tutto il territorio» prosegue il ministro, per evitare rischiosi assembramenti. «Ma con l’evoluzione del quadro epidemiologico, il rinvio rappresenta purtroppo una scelta obbligata». Salvi solo gli esami orali per chi ha svolto gli scritti nel 2019 e al momento in corso, «perché per questi è possibile implementare modalità che garantiscano la sicurezza».

Il risultato è che «contando il periodo di praticantato per lo più a titolo gratuito» commenta il Comitato per l'esame da avvocato, «per i laureati si profileranno anni senza percepire un euro». Per loro le porte della professione e dei primi guadagni si aprono infatti solo con l'acquisizione del titolo e la possibilità di firmare gli atti in proprio, senza necessità «di farsi rappresentare dai grandi studi». Non solo: «spesso per studiare per l'esame si frequentano scuole di specializzazione da migliaia di euro» aggiunge il portavoce. In più c'è l'acquisto dei libri, che per un aspirante avvocato «può comportare spese tra i 200 e i 400 euro per un codice commentato». Insieme alle tasse di esame sui 90 euro «parliamo di un esborso di 1500-1700 euro che rischia di diventare vano sia perché la preparazione data dalla scuola si affievolisce con i mesi, sia perché i materiali rischiano di diventare obsoleti».

Un danno a cui i praticanti chiedono di ovviare «procedendo come per gli esami di abilitazione di commercialisti e consulenti del lavoro, abolendo la prova scritta, oppure introducendo modalità che consentano di svolgere l'esame da remoto». Opzione che i moderni software consentirebbero, ma rispetto a cui è arrivato l'alt del ministero di Giustizia e degli organi forensi. La verità «è che la professione è in crisi, per cui chi è già dentro ha tutto l'interesse a serrare le fila» sintetizza il Comitato. 

Salve dall’attesa sono invece tutte quelle categorie professionali per cui esiste già l’orale abilitante invocato dai praticanti avvocati. La regola vale per agronomi, forestali, architetti, assistenti sociali, attuari, biologi, chimici, geologi, ingegneri, tecnologi alimentari, commercialisti, esperti contabili e revisori legali. Discorso a parte invece per le lauree abilitanti introdotte con il decreto legge 17 marzo 2020, e che consentiranno a medici, veterinari, psicologi, odontoiatri e farmacisti di iscriversi all'albo subito dopo la laurea, senza passare per un'ulteriore prova. La scure dell'ultimo dpcm si è abbattuta poi sul concorsone straordinario per la scuola, a cui ha partecipato già oltre il 60 per cento dei candidati, e che ripartirà appena lo consentirà l'andamento dell'epidemia. 

Stessa sorte è toccata ai giornalisti iscritti all'esame di abilitazione professionale. La 132esima sessione d'esame era fissata per il 28 aprile scorso, poi slittata causa Covid al 4 agosto. Niente da fare anche qui per la prova scritta da remoto: «L'ipotesi è stata bocciata dal ministero della Giustizia» scrive Valentina Ersilia nel gruppo Facebook degli iscritti all'esame. La successiva sessione, fissata per il 3 dicembre, è stata invece rinviata «a data da destinarsi» secondo le ultime indicazioni dell'Ordine dei giornalisti. E anche per i giornalisti le convocazioni per gli orali, in corso in queste ore, sono invece state confermate.

«La scorsa primavera, circa un mese prima della data dello scritto, ci è arrivata la notizia dello slittamento della prova» ripercorre Matteo Caminiti, giornalista 34enne del Giornale di Arona e appena abilitato dopo il superamento dell'ultimo esame di agosto. «Ci sono stati lacune nella comunicazione da parte dell'Ordine» dice il giornalista. «Per l'orale il mio giorno era proprio il 5 novembre, avevo il treno prenotato e l'ho preso senza sapere se la convocazione fosse confermata». Solo una volta arrivato sul posto «e dai commenti sul gruppo Facebook dei candidati all'esame ho saputo che l'orale ci sarebbe stato».


Quanto alla precedente sessione, «ci eravamo anche iscritti al corso di Fiuggi (un corso di preparazione all'esame che costa circa 450 euro, ndr), ma per fortuna le spese ci sono state rimborsate perché non si è più tenuto». Il ritardo «ci ha condizionato anche nella preparazione» inevitabilmente allungata. Ma per i giornalisti il disagio è minore rispetto agli avvocati: alle prove di abilitazione, anche queste suddivise in scritte orali, si presentano mediamente 4-500 candidati. Inoltre le prove sono almeno due all'anno, e dal superamento della stessa non dipende la possibilità di lavorare.

«Io sono assunto da dieci anni» conferma Caminiti, «il titolo ho voluto prenderlo per soddisfazione personale e poi perché nella vita non si sa mai». L'esame che consente l'iscrizione all'elenco dei professionisti apre ad esempio anche l'accesso ai concorsi Rai per giornalisti. Quanto ai costi, l'iscrizione comporta una spesa di circa 300 euro. «Io mi ero iscritto anche alla sessione successiva a quella di agosto, poi revocata» spiega Caminiti. «Ma l'avrei fatto anche senza il Covid per assicurarmi nel caso non avessi passato lo scritto». Fortunatamente però è arrivato il rimborso anche di quelle spese, «eccezion fatta per i cinquanta euro di diritti di segreteria».


Ilaria Mariotti 

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