Studente modello e bigliettaio in un cinema: «Non ricevo la borsa di studio per mancanza di fondi»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 23 Gen 2020 in Interviste

diritto allo studio giurisprudenza Statale studenti università e lavoro

Per raggiungere la media del 30 a Simone Di Molfetta, 21enne di Milano, basterebbe solo mezzo punto in più. Si è diplomato, anche lì con il massimo dei voti, al liceo classico Manzoni. E frequenta da tre anni la Facoltà di Giurisprudenza, ciclo quinquiennale, alla Statale di Milano, è in corso e ha voti agli esami da capogiro. Tanto da meritare una borsa di studio per merito, «riservata solo a chi ottiene i migliori risultati del corso» spiega alla Repubblica degli Stagisti, e che però «non è mai arrivata per mancanza di fondi», come sempre più spesso accade negli atenei italiani. Con buona pace del diritto allo studio. 

Una borsa ti è però stata riconosciuta dal primo anno di università.
Sì, quella cosiddetta di servizio, che l'università Statale mette a disposizione per chi ha un valore Isee tra i 23mila e i 40mila euro, a differenza della borsa regionale che è invece per gli Isee al di sotto dei 23mila euro. Per ottenerla anche qui i requisiti di merito contano ai fini del posizionamento in graduatoria. E io riesco a prenderla da tre anni. 

Quanto è l'ammontare?
Sono 1800 euro. Contando che gli assegnatari di borsa di studio hanno diritto anche all'esenzione dalle tasse, si tratta di una somma con cui si riescono a coprire bene le spese per i libri ad esempio, che in una facoltà come quella di Giurisprudenza possono arrivare a 500 euro all'anno, anche perché i testi non possono essere di seconda mano ma devono essere aggiornati con la normativa. Poi ci rientrano le spese per i trasporti e quelle per la formazione, se per esempio decidi di partecipare a un  convegno. 

Restano fuori tutte le altre spese.
Sono figlio unico, mia mamma è un'impiegata part time, mio papà è un operaio tuttora in attività per garantirci l'attuale tenore di vita. Milano è una città con un costo della vita oneroso, e se per esempio si vuole uscire qualche volta la sera significa spendere sui 30, 40 euro a settimana. E io non ho mai voluto gravare troppo sui miei genitori. 

Così ti sei messo a cercare lavoro...
Sì, perché ci ho sempre tenuto a avere una certa indipendenza economica e un'autonomia di vita. A parte i bisogni della mia famiglia, che effettivamente c'erano, la scelta di lavorare è stata anche per approcciarmi al mondo del lavoro e fare le prime esperienze. 

E che cosa hai trovato?
Inizialmente ho fatto ripetizioni. Poi mi sono messo a mandare curriculum e qualche settimana fa sono stato preso in un cinema di Assago, dove mi occupo sia di biglietteria che del bar. Ho un regolare contratto, che prevede 16 ore di lavoro a settimana e una paga di circa 400 euro al mese nette. Poi ci sono anche gli straordinari delle festività da mettere in conto. 

Potresti perdere il diritto alla borsa di studio con questo lavoro.
Potrei, ma lo scoprirò solo tra due anni, perché l'Isee si calcola sulla dichiarazione dei redditi dell'anno precedente. 

Non temi che questo nuovo impegno possa interferire con gli studi?
In questa sessione non sono previste lezioni, quindi al momento mi destreggio abbastanza bene. È molto probabile però che quando ricominceranno avrò meno tempo per lo studio e per concentrarmi. Nel mio corso basta un attimo per finire fuori corso e perdere così la borsa. Anche perché si fa presto a dire 'lavoretto', qualunque lavoro è impegnativo in quanto tale. 

Alla fine quindi si lavora per poter proseguire con gli studi, ma si finisce per non riuscire a studiare comunque.
Centri il punto, è proprio così. Senza contare che lavorando si rischia anche di perdere il diritto alla borsa di studio e all'esenzione delle tasse, ritrovandosi peggio di prima e mandando all'aria tutto il percorso fatto. E a rimetterci è in primis lo Stato con tutto l'investimento fatto sullo studente. 

Sostieni anche tu il reddito di formazione che propone l'associazione Link?
Sì, faccio parte di Link e sono a favore della proposta a patto che non vada a premiare i “choosy” ma sia davvero uno strumento che garantisca l'accesso allo studio così come costituzionalmente previsto. 

Quali dovrebbero i requisiti per rientrarci?
Sicuramente di reddito e non di merito. Il mio parere è che questi ultimi sono requisiti ingannevoli perché spesso chi vive situazioni di disagio economico e sociale non ha la serenità sufficiente per ottenere buoni risultati negli studi. Ho amici che si trovano in queste condizioni e posso confermarlo.  

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Prevedo di laurearmi in corso, vale a dire nel 2022. Dopodiché mi piacerebbe entrare in magistratura. 

E il lavoro al cinema?
L'ambiente è buono e con i colleghi mi trovo bene. Ho perfino gli ingressi gratuiti in sala. Me lo tengo stretto finché dura. 


Ilaria Mariotti

 

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