Tirocini solo per persone in difficoltà? Le prime Regioni dicono no

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 17 Apr 2022 in Notizie

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La disciplina dei tirocini extracurriculari è in fase di revisione. Il Governo è determinato nel fare applicare il comma 721 dell’ultima legge di Bilancio che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale». Secondo il ministro Orlando vanno intese con questa dicitura le persone «con maggior necessità di formazione professionale». Le Regioni, rimaste finora fuori dal dibattito, hanno però l’ultima scelta: sono loro a detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurriculari e decidere come e se applicare questa modifica.

La sensazione è che si sia in una fase di stallo sul testo. La Repubblica degli Stagisti ha contattato tutte le regioni per capire quale fosse la situazione. E la prima conclusione è che l’interpretazione di Orlando sulla difficoltà di inclusione non è in realtà quella dei soggetti interpellati. Situazione confermata dall'assessore al lavoro della regione Umbria, Michele Fioroni:
«Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”»

Il primo a rispondere alle richieste di informazioni della
Repubblica degli Stagisti è stato l’assessore alle attività produttive della Regione Campania, Antonio Marchiello, che ha spiegato come «già la normativa regionale in materia di tirocini offre un quadro di particolare favore riguardo ai soggetti a rischio di inclusione sociale, il cui grado di protezione sarà ulteriormente potenziato nell'ambito della definizione del nuovo disegno di legge in materia di mercato del lavoro che l'assessorato al Lavoro sta approntando proprio per rafforzare tali esigenze». L'assessore campano conferma come «allo stato attuale le linee guida previste dall’articolo 1 comma 721 della Legge di Bilancio 2022 non risulta siano state portate all’attenzione della Conferenza permanente Stato-Regioni», e che «la volontà della Regione Campania in ordine all’attuazione dei tirocini extracurriculari in favore dei soggetti a rischio di emarginazione sociale, sarà ulteriormente argomentata nell’ambito della Conferenza delle regioni con l'auspicio che si pervenga ad ulteriori forme di tutela e di integrazione sociale, professionale e lavorativa per le categorie più deboli».

Anche Pietro Quaresimale, assessore al lavoro della Regione Abruzzo, ribadisce che «non esiste al momento alcuna bozza del nuovo testo» e finora su questo argomento «è emerso nel corso dei lavori della competente Commissione una presa di posizione piuttosto assertiva da parte delle Regioni che hanno evidenziato il mancato preventivo coinvolgimento decisionale delle stesse e la volontà di rivedere la citata previsione normativa» per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani tenendo conto «di ogni possibile azione di controllo per evitare distorsioni e abusi della misura». Quaresimale spiega alla Repubblica degli Stagisti di condividere il principio ispiratore delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio, evitare un uso distorto degli stage extracurriculari, ma «se per espressa e letterale previsione legislativa si circoscrivesse l’applicazione e utilizzo dei tirocini extracurriculari solo in favore dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale, di fatto si realizzerebbe una quasi totale abolizione di questo istituto. Ricordo, invece, che il tirocinio extracurriculare è uno degli strumenti più diffusi di politica attiva del lavoro e, se correttamente utilizzato, rappresenta ancora una efficace modalità di inserimento del mondo del lavoro».
Il legislatore nazionale, però, spiega Quaresimale, «è intervenuto in maniera unilaterale e senza consultare preventivamente le Regioni, su una materia di loro competenza legislativa». A inizio marzo, racconta l’assessore abruzzese, «c’è stato un primo incontro a livello politico tra il ministro del lavoro e gli assessori regionali: si è deciso di proseguire il confronto a livello tecnico per ampliare la possibilità di attivare tirocini extracurriculari non solo in favore di soggetti fragili».

Già prima della legge di bilancio, comunque, il ministero del Lavoro aveva manifestato alle Regioni delle perplessità sulla difficoltà di inserimento dei giovani neet nel mondo del lavoro «dichiarando di voler delimitare in modo specifico l’ambito di applicazione del tirocinio extracurriculare e dell’apprendistato professionalizzante onde evitare sovrapposizioni e abusi reciproci», spiega Alessio Piana, presidente della III Commissione consiliare permanente Attività produttive, cultura, formazione e lavoro della Regione Liguria. Poi è entrata in vigore la legge 234 dando indicazione alle Regioni di restringere l’applicazione ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale a fronte di «un trend di attivazioni e conseguenti trasformazioni in rapporti di lavoro che in Liguria si è confermato in costante crescita nonostante l’emergenza Covid». E pur condividendo la preoccupazione di un uso distorto, il presidente Piana ritiene che «la soluzione per evitare gli abusi potesse essere ricercata nel rafforzamento concreto degli strumenti di monitoraggio e delle sanzioni connesse ad utilizzi distorti, piuttosto che nella circoscrizione di tale strumento a determinate categorie di utenti, come quella dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale». La Liguria – che aveva già elaborato una proposta di revisione di questa disciplina, poi posticipata viste le novità introdotte dalla legge di bilancio – «è sostanzialmente allineata con le altre Regioni, che sul punto hanno già espresso al ministero la necessità di un preliminare incontro politico in merito».

Salendo più a nord la scelta del Governo continua a non riscuotere molto successo. «La decisione del livello centrale di circoscrivere l’utilizzo dello strumento ai soli destinatari caratterizzati da fragilità, pur condivisibile nella ratio, presenta alcune criticità nell’applicazione pratica», spiega Carla Riccardi, coordinatore dell’assessorato allo sviluppo economico, formazione e lavoro della regione Valle d’Aosta. Qui il tirocinio è stato fortemente promosso e diffuso «sia nella sua accezione più tradizionale, sia per quanto riguarda l’area dell’inclusione». Non si condivide l’impostazione visto che la Regione ritiene «che lo strumento del tirocinio extracurriculare debba poter continuare a esistere anche per i soggetti non caratterizzati da particolari situazioni di fragilità, che necessitano comunque di un periodo di durata variabile di formazione e orientamento all’interno dell’azienda ai fini del loro inserimento lavorativo». In aggiunta, secondo Riccardi, diventa fondamentale «potenziare il ruolo di monitoraggio anche mediante la creazione di appositi sportelli presso i centri per l’impiego, che controllino da vicino l’uso corretto dello strumento da parte delle aziende, per scongiurarne l’abuso».

Stessa posizione in Friuli Venezia Giulia. «A prescindere dal tema della legittimità costituzionale è importante venire al merito della questione», spiega l’assessora al lavoro Alessia Rosolen, aggiungendo che «la preoccupazione circa il verificarsi di abusi nell’utilizzo dello strumento del tirocinio è lodevole e meritoria di attenzione, tuttavia la sensazione è quella di trovarsi dinnanzi alla solita posizione di bandiera che rischia di compromettere il sano utilizzo di uno strumento di inserimento lavorativo molto potente». L’applicazione della disposizione è subordinata a un accordo da definirsi in Conferenza Stato Regioni e «quella sede può costituire l’occasione per rettificare l’orientamento di questa disposizione normativa. Si cercherà di mitigare la portata di una disposizione che giudichiamo quantomeno avventata: il tema è evitare abusi nell’utilizzo, non cancellare uno strumento utile. Verrebbe da pensare che questa disposizione sia frutto di un approccio ideologico preconcetto e assolutista». Anche perché per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia «non si ha la sensazione di un generalizzato utilizzo distorto, forse grazie alle scelte fatte dalla Regione», visto che in Friuli i tirocini sono promossi da servizi pubblici,
«in via principale i Centri per l’Impiego e poi gli Enti di formazione, le Università e le scuole. Le scuole intervengono principalmente sui tirocini estivi ma anche in questo caso, poiché le scuole spesso hanno difficoltà a svolgere queste attività durante il periodo estivo, la Regione svolge un ruolo di supplenza tanto che la maggioranza dei tirocini estivi sono promossi dai Centri di Orientamento Regionali. Probabilmente il ruolo di soggetto promotore in capo a Servizi Pubblici o comunque vicini al settore pubblico, consente una valutazione severa della sussistenza dei requisiti. Non è infrequente infatti che i Centri per l’Impiego neghino o rimodulino le proposte di tirocinio che pervengono dalle aziende». Il ruolo centrale dei servizi pubblici nella promozione del tirocinio «è stato da più parti criticato, però può rivelarsi un’efficace contromisura al verificarsi di abusi». E sempre dal Friuli, dalla segreteria di Alberto Budai, presidente della II Commissione permanente, arriva conferma che il tema di riforma delle linee guida «non è stato oggetto di discussione né risulta che siano pendenti dei progetti di legge con il medesimo tema».

Dall’Umbria l’assessore al lavoro Michele Fioroni precisa che «La normativa regionale, già prevede,  forme di controllo per prevenire eventuali abusi e il contingentamento dei tirocini extracurriculari attivabili». Lo fa con «la creazione di una black list per i soggetti ospitanti che attivano lo strumento senza poi mai procedere con l’assunzione almeno di una quota dei tirocinanti ospitati» e aggiunge che «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”». Su questo punto Fioroni auspica che si trovi un accordo per includere i giovani inoccupati e i disoccupati di lunga durata. «Occore evitare
che il tirocinio extracurriculare venga utilizzato per soggetti già in possesso di competenze spendibili sul mercato del lavoro» conclude «ma anche prestare attenzione nel non limitarlo ai target fortemente svantaggiati difficilmente occupabili che lo trasformerebbe in una politica sociale funzionale solo all’erogazione di indennità. Trovare il giusto mix che ne limiti quanto più possibile l’uso distorto e ne valorizzi la finalità formativa e di inserimento».

Insomma sulla revisione della disciplina sembra di essere in alto mare. Il tic tac delle ore passa, per essere nei tempi mancano poco più di due mesi. Ma per ora delle nuove linee guida per i tirocini extracurriculari non si vede nemmeno l’ombra.

 Marianna Lepore

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