La Repubblica degli Stagisti va in audizione in Regione Lombardia

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 11 Gen 2018 in Notizie

leggi regionali su stage Regione Lombardia

Stamattina ho partecipato, nella sala dedicata a Oriana Fallaci all'interno della sede del consiglio regionale della Lombardia, all’audizione sulla nuova normativa regionale sui tirocini. La Repubblica degli Stagisti è stata invitata, a fianco di sindacati, università e associazioni di categoria, per rappresentare la voce degli stagisti. Questo qui sotto è il testo che avevo preparato per il mio intervento.
Poi, come spesso accade, la realtà contingente ha avuto il sopravvento. Alla fine ho parlato a braccio, anche riconnettendomi agli interventi di chi mi aveva preceduto, e un po' in polemica con tutti coloro che avevano aperto il loro intervento invocando in primis la necessità di non rimettere in discussione gli equilibri faticosamente raggiunti – insomma, di non toccare niente, rendendo l'audizione di fatto una vetrina inutile, anziché un momento costruttivo per apportare qualche miglioria al testo normativo (che verrà approvato nelle prossime settimane). Il risultato del mio intervento è stato dunque un po' diverso rispetto agli appunti che avevo buttato giù. Ma i temi principali mi pare di averli citati tutti. Purtroppo è praticamente certo che il testo non verrà modificato neanche in minima parte... Ma il tentativo è stato quantomeno fatto!


La Regione Lombardia è, in termini assoluti, la Regione più importante dal punto di vista dei tirocini: qui ha luogo all'incirca un sesto degli stage di tutta Italia, e qui da tutta Italia i giovani arrivano per studiare e trovare lavoro – ergo, fare stage. Parliamo di un numero intorno ai 90mila stagisti all'anno, contando insieme tirocini curriculari ed extracurriculari.

Per la Repubblica degli Stagisti un aspetto fondamentale è la sostenibilità economica degli stage. Abbiamo combattuto la gratuità, sollecitando a ogni livello istituzionale la politica a capire che la piaga degli stage gratuiti porta a un “classismo” delle opportunità formative, condannando chi non proviene da una famiglia abbiente a non poter accedere a esperienze di stage passando tre, o sei, o magari addirittura 12 mesi senza percepire alcun emolumento.

Dunque abbiamo battagliato perché venisse introdotto un rimborso spese mensile obbligatorio minimo. Con le prime linee guida, nel 2013, l'obbligo è stato finalmente introdotto, anche se solo per i tirocini extracurriculari. La Regione Lombardia  ha fissato l'indennità mensile obbligatoria però a un livello davvero molto basso, «euro 400 mensili, riducibile a 300 euro mensili qualora si preveda la corresponsione di buoni pasto o l’erogazione del servizio mensa ovvero qualora l’attività di tirocinio non implichi un impegno giornaliero superiori a 4 ore» e ha addirittura introdotto uno “sconto” per gli enti pubblici, prevedendo per loro un minimo di soli 300 euro.

Ora la nuova bozza di cui parliamo oggi in questa audizione prevede che il rimborso salga a «euro 500 mensili, al lordo delle eventuali ritenute fiscali, riducibile a euro 400 mensili qualora si preveda la corresponsione di buoni pasto o l’erogazione del servizio mensa; euro 350 euro mensili qualora l’attività di tirocinio non implichi un impegno giornaliero superiori a 4 ore».

Per gli enti pubblici è ancora previsto lo sconto a 300 euro mensili, anche se almeno diventa obbligatorio associare il benefit della mensa gratuita o dei buoni pasto «qualora l’attività di tirocinio implichi un impegno giornaliero superiori a 5 ore».

Noi riteniamo che, considerando l'alto costo della vita in Lombardia e specialmente a Milano, a cominciare dagli affitti e dai trasporti, questa cifra non sia adeguata. Il Piemonte e l'Abruzzo hanno già da anni fissato l'indennità minima a 600 euro al mese, e il Lazio la scorsa estate – prima Regione a legiferare per recepire le nuove linee guida – l'ha portata addirittura a 800 euro al mese. Noi chiediamo alla giunta e al consiglio regionale di modificare la bozza di normativa, aumentando a 600 euro al mese il compenso minimo per chi fa stage extracurriculari in Lombardia.

Chiediamo anche di eliminare la differenziazione tra aziende private ed enti pubblici, per garantire il medesimo diritto a tutti gli stagisti, e non avere in Lombardia stagisti di serie A, in aziende private, con la garanzia di ricevere almeno 500 euro al mese; e stagisti di serie B, in amministrazioni pubbliche, con questa “garanzia” ridotta del 20%.

La pubblica amministrazione, l'abbiamo sempre detto, dovrebbe anzi dare il buon esempio: dovrebbe mostrare al mercato del lavoro come ci si comporta con i dipendenti, e anche con gli stagisti, garantendo percorsi di qualità dal punto di vista formativo e sopratutto economicamente sostenibili, in modo da non lasciare nessuno indietro. Prevedere invece il contrario, cioè un rimborso obbligatorio minimo addirittura più basso!, è davvero un controsenso, e peraltro qualcosa che nel panorama delle normative sullo stage in tutta Italia solamente la Lombardia prevede. È davvero un brutto segnale, un passaggio della normativa che andrebbe cancellato.

Rispetto alla durata, per noi i 12 mesi dovrebbero rappresentare una rarità, una circostanza eccezionale, in caso di percorsi formativi straordinariamente complessi, con competenze da apprendere di altissimo livello. Per questo l’innovazione  di modulare la durata a seconda degli EQF
è molto interessante, ma il fatto di prevedere la possibilità di fare stage di 12 mesi per competenze a partire da un livello di EQF pari a 4 è improprio: si tratta di competenze ancora troppo semplici per giustificare un tempo di formazione tanto lungo.

Chiediamo di innalzare questo valore da 4 a 6, e permettere gli stage di 12 mesi solo in presenza di mansioni correlate a competenze di valore da 6 in poi.

Si è parlato poi molto, ormai da molti anni, di un effetto collaterale dello stage: cannibalizzare il contratto di apprendistato. Un problema che affligge tutte le amministrazioni regionali che vorrebbero vedere l’apprendistato decollare, e che invece da un ventennio, malgrado i tanti interventi normativi, sopravvive a stento. Noi pensiamo che sarebbe intelligente legare la possibilità di accogliere stagisti alla presenza di apprendisti nell’organico del soggetto ospitante, creando una proporzione. Il concetto: puoi prendere stagisti solo se dimostri attenzione anche verso l’apprendistato, e quindi hai apprendisti. Questo purtroppo non è minimamente presente nella normativa di cui parliamo oggi.

C’è, invece, il punto della proporzione numerica tra stagisti e dipendenti. La ratio è chiara: ci vuole un tetto massimo, in modo che il numero di stagisti presenti in una data attività produttiva sia ragionevole rispetto a quante persone lavorano in quella realtà. Con un duplice scopo; prima di tutto, assicurarsi che – almeno sulla carta – vi sia abbastanza personale da garantire allo stagista di essere seguito e formato a dovere. Secondo scopo, scongiurare per quanto possibile l’eventualità che datori di lavoro spregiudicati evitino di assumere personale e si riempiano di stagisti, usandoli impropriamente come se fossero dipendenti – insomma, sfruttandoli.

È dunque per questo che la disposizione normativa relativa alla proporzione massima tra stagisti e dipendenti diventa cruciale. E qui c’è un grave vulnus nella normativa lombarda, già presente in quella attuale, e purtroppo anche nella bozza della nuova. È previsto infatti che il tetto del 10% massimo (cioè massimo 5 stagisti contemporaneamente su 50 dipendenti, per capirci) si calcoli proporzionando gli stagisti presenti al numero dei dipendenti, ma... solo gli stagisti extracurricolari! E gli stagisti curricolari? Questi rimangono al di fuori della proporzione. Vuol dire che un’azienda con 50 dipendenti potrebbe tranquillamente avere nello stesso momento 5 stagisti extracurricolari e poi 2,3, magari addirittura 10 stagisti curricolari, magari laureandi, sforando allegramente il tetto del 10%.

Per essere sicuri che gli stagisti siano ben seguiti, e che non vengano usati surrettiziamente per sostituire dipendenti, bisogna che il tetto del 10% ricomprenda tutti gli stagisti, non solo quelli extracurriculari: come infatti era previsto dal decreto ministeriale 142/1998, che per quasi un ventennio ha normato il tema stage, senza peraltro distinzione tra curriculari ed extracurriculari.

Aggiungo per completezza dell’informazione che il fatto che qualcosa sia previsto dalle linee guida non significa che le regioni siano obbligate a recepirlo pedissequamente. Le linee guida prevedono espressamente che sia possibile introdurre migliorie nelle singole normative regionali, e infatti per esempio il Lazio ha innalzato la indennità minima mensile a 800 euro al mese quando le linee guida prevedono solamente 300. Dunque se si vuole discostarsi dalle linee guida, si può: e nel caso della “non cumulabilità”, ai fini della proporzione numerica, tra curriculari ed extracurriculari, discostarsi si dovrebbe. E sarebbe particolarmente importante che a farlo fosse la Lombardia; basti pensare che solo le 7 università milanesi attivano ogni anno tra i 20 e i 25mila tirocini, tra curriculari per gli studenti ed extracurriculari per i neolaureati: un numero che, se venisse indagato considerando l'intero territorio regionale, sarebbe probabilmente doppio.

Un altro aspetto che manca, e che per noi è molto importante, è il sostegno ai soggetti promotori pubblici, specialmente le università, oberate dalle procedure burocratiche per l'attivazione degli stage. Da una mappatura svolta qualche anno fa dalla Repubblica degli Stagisti per il Comune di Milano risultava che nel solo 2010 l'università Cattolica avesse promosso quasi 5.500 tirocini, Politecnico e Bocconi 4.500. Numeri enormi che meriterebbero più attenzione, sopratutto considerando che gli uffici stage e placement di questi atenei spesso sono “sottostaffati”. Il fattore che accomuna quasi tutti i soggetti promotori è infatti la carenza di organico, per cui uffici con pochi dipendenti si trovano a gestire una (sempre più) grossa mole di attivazioni di stage, col risultato che in media la proporzione tirocini attivati / addetti ufficio stage si aggira intorno a 400 a 1 (l'università Cattolica arriva a 600 a 1). Inoltre in circa il 40% dei casi gli addetti di questi uffici sono assunti part-time.

Con questa premessa, è improbabile che i soggetti promotori riusciranno a implementare le novità pur condivisibili contenute nella nuova normativa, come il contatto quindicinale con ogni stagista per assicurarsi del buon svolgimento dello stage: la Regione potrebbe intervenire per sostenere con risorse e competenze questi uffici, che svolgono un lavoro tanto prezioso per i giovani che fanno stage in Lombardia.

Eleonora Voltolina

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