Politiche 2013: ecco chi sono le giovani candidate di SEL più votate alle primarie

Sofia Lorefice

Sofia Lorefice

Scritto il 02 Feb 2013 in Interviste

Le primarie per i candidati parlamentari di Sinistra ecologia e libertà si sono svolte il 29 e 30 dicembre 2012, contestualmente a quelle del Pd. Hanno votato in più di 100mila elettori per oltre 300 candidati in tutte le circoscrizioni. Valentina La Terza, Elisabetta Piccolotti e Lara Ricciatti sono le candidate under 32 nelle liste Sel che hanno ottenuto più voti. La Repubblica degli Stagisti ha voluto intervistarle, e capire le novità e le battaglie che hanno intenzione di portare dentro Montecitorio.             

Valentina La Terza: voglio un’Italia un po’ più svedese
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La Terza, classe 1981, è responsabile cultura Arci di Milano e dei giovani per Arci Lombardia. Dopo un intenso impegno durante gli anni dell’università come rappresentante degli studenti alla Bicocca, da quando aveva 24 anni si mantiene con i contratti a progetto che i dirigenti Arci si vedono rinnovare da un congresso all'altro. Non ha «il posto fisso» ma non è disoccupata, anzi, dice che il pensiero di dedicarsi per cinque anni alla politica le mette quasi ansia: «Oggi si può ricoprire un ruolo e domani non più a seconda del consenso dei cittadini, quindi io non penso proprio di essermi sistemata». Alle primarie di dicembre ha portato a casa 1.240 preferenze, risultando la seconda più votata della lista – 8mila votanti in tutta la Lombardia – dietro a Daniele Farina (che però partiva “avvantaggiato”, in quanto leader storico del Leoncavallo e già deputato dal 2006 al 2008) e sorpassando anche la consigliera comunale di Milano Patrizia Quartieri. Ma se davvero arrivasse in Parlamento, quali sarebbero le sue priorità? «Credo che a questo giro la politica dovrebbe rappresentare qualcosa di più della funzione legislativa» insistendo sulla necessità di «una riforma culturale»: per risolvere i problemi relativi al lavoro giovanile e femminile sarebbe utile ottenere una rappresentanza di genere e di età. «Senza arrivare alle quote generazionali, credo che una classe politica che rappresenti degnamente anche giovani e donne potrebbe spostare culturalmente l'asticella, innestando un meccanismo positivo di avanzamento a più livelli: professionale, culturale, sociale». La La Terza ha 31 anni e si considera giovane «per il modo di approcciare la vita: esce la sera, non è sposata, non ha figli». Per lei è stata una scelta ma sa bene che non tutti i suoi coetanei si trovano nelle condizioni di poter decidere altrettanto liberamente, soprattutto le donne. Per promuovere l'emancipazione del lavoro femminile è convinta che il congedo di paternità obbligatorio sarebbe un primo passo verso la parità. «Dopo i primi mesi penso che i genitori siano intercambiabili». Ma anche qui si tratta di un problema culturale prima che legislativo e politico. Fino a che, a tutti i livelli, non ci sarà parità di genere, non si potrà creare un welfare che permetta alle donne e agli uomini di essere genitori, lavoratori e cittadini: «Del resto il sistema di welfare oggi in Italia tiene perché qualcuno si sacrifica e per il momento chi si sacrifica di più in Italia sono le donne». La La Terza divide equamente le responsabilità tra i sessi e azzarda una proposta: «Se le donne smettessero di sacrificarsi di più e gli uomini non ne approfittassero per fermarsi a lungo al lavoro forse vivremmo in un paese con maggiore parità e con un organizzazione del lavoro più efficace. Ci sono paesi più produttivi del nostro in cui si lavora un numero inferiore di ore e i risultati sono migliori». E il ricordo torna alla Svezia, dove ha vissuto: «Là si ha più tempo da dedicare agli affetti, a se stessi e anche alla politica» spiega. Importando il modello in Italia, «ne guadagnerebbe la vita pubblica e privata di ciascuno».

Elisabetta Piccolotti, una futura mamma per il futuro Parlamento
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Trent'anni, assessore alla Cultura in Umbria ed è stata segretario nazionale giovani per Rifondazione Comunista. stage lavoroSegni particolari: un bel pancione. La Piccolotti ha vinto le primarie in Umbria con 726 voti sui 2.281 totali, quasi 200 preferenze in più di Paolo Pacifici, il sindaco di Campello sul Clitunno secondo classificato. All'indomani del risultato elettorale delle primarie è stata definita dai quotidiani umbri «la ragazzina terribile di Foligno»: «Quando ho letto la definizione ho sorriso», dice, «perché chiamarmi ragazzina a 30 anni, e incinta, è incredibile rispetto a quanto, invece per fortuna accade in Europa». Si sente giovane rispetto agli altri politici, ma si considera pienamente adulta. E privilegiata. Cercherà di conciliare i primi mesi di maternità con l'eventuale impegno a Montecitorio cercando qualcuno che la possa aiutare a essere il più possibile presente alla Camera anche nei mesi dell'allattamento: «Un parlamentare ha il privilegio di poter immaginare qualsiasi forma di aiuto grazie allo stipendio che ha. Sono più preoccupata per le donne italiane che invece vedono ridursi tutti i servizi, tra cui gli asili nido. Per le mamme è sempre più difficile conciliare vita e lavoro». La Piccolotti denuncia il fatto che ormai la maternità sta diventando una scelta per persone abbienti perché le giovani precarie non se lo possono permettere: «Questo dovrebbe essere un punto qualificante dei programmi delle forze politiche che si candidano alle prossime elezioni. Per questo SEL ha proposto un piano di asili nido per il Paese». Ma la carenza di politiche attive non è solo di un problema femminile: anche la difficile condizione lavorativa e esistenziale dei giovani oggi in Italia dipende dall'incapacità del Paese di progettare il futuro e di investire sulle risorse umane, sulla ricerca, sulla formazione e su un nuovo sviluppo industriale economicamente e ecologicamente sostenibile. Poi c'è la cultura: «occorrerebbe rimettere in circolo energie culturali che negli ultimi anni sono state represse e sottovalutate». La Piccolotti ha le idee chiare anche sul welfare: «Siamo abituati a un sistema pensato sul lavoratore a tempo indeterminato. Invece occorrerebbero strumenti nuovi adatti ai lavori flessibili e discontinui».

Laura Ricciatti, l'antichoosy (e antivelina) in Parlamento.
«Formalmente precaria e ufficialmente studente», dice di sé Ricciatti. Ventisette anni, marchigiana, le mancano due esami per finire la laurea specialistica in Cooperazione internazionale. Fino ad ora si è mantenuta con lavori stagionali, il sabato sera continua a lavorare al guardaroba in una discoteca locale.stage lavoro Come quasi tutti i suoi coetanei ha anche avuto un'esperienza di stage: una borsa lavoro di sei mesi finanziata dalla comunità europea presso l'Iscop, l'Istituto di storia contemporanea di Pesaro e Urbino. La giovane pesarese ha raccolto il maggior numero di voti alle primarie di SEL nella sua regione: 811 preferenze dei sugli oltre 3mila voti espressi nelle Marche. Ma a parte la deputata, che mestiere vorrebbe fare la Ricciatti? «Vorrei un lavoro, se poi fosse attinente al mio percorso di studi sarei felice, ma non ho la pretesa di scegliere io di questi tempi. Chiedere ai giovani di non essere choosy è una cosa che grida vendetta quando il 75% dei contratti stipulati nell'ultimo anno nella mia regione, le Marche, sono precari». Potrebbe sembrare che ce l'abbia con i vecchi. E invece no: «Non intendo arrivare in Parlamento per fare la ragazza immagine: non voglio essere usata come simbolo delle donne e dei giovani. Sono diventata segretario provinciale del mio partito a 25 anni perché le persone più grandi con cui lavoravo hanno avuto la generosità e il coraggio di puntare su di me. Se ho vinto le primarie è grazie al lavoro collettivo e non al rancore giovanile». Laura Ricciatti comincerebbe a riformare il paese a partire dai garage: «In quelli italiani si conservano le passate di pomodoro, nei garage americani invece ci stanno i ragazzi con i computer. E la differenza poi si vede». Un esempio concreto per incentivare l'impegno dei giovani? «Il reddito minimo garantito sarebbe necessario per uscire dal circuito dei ricatti lavorativi che sta impoverendo la vita di un'intera generazione». Il piano di SEL prevede la riduzione e la semplificazione delle forme contrattuali esistenti che sono circa 40. «Bisognerebbe portarle a quattro: al centro il lavoro a tempo indeterminato, ovvero il rapporto di lavoro più diffuso; in secondo luogo il lavoro cocopro, ma con caratteristiche di vero progetto; al terzo posto il lavoro a tempo determinato, legato alle necessità produttive delle aziende che prevedano picchi produttivi e che non sia utilizzabile come ricatto in una condizione di assenza di diritti; infine, nella riforma del mercato del lavoro proposta da SEL è previsto un apprendistato che dovrebbe diventare uno strumento di vero accompagnamento del giovane nel mondo del lavoro». Gli stage sono un punto centrale per la Ricciatti: dovrebbero essere più controllati e coerenti dal punto di vista formativo e soprattutto prevedere una congrua indennità. «L'apprendimento non è scollegato dal lavoro», dice. E della riforma Fornero su questo punto pensa che siano stati fatti dei passi in avanti ma che le risorse stanziate per finanziarli siano insufficienti. «Probabilmente la ministro Fornero ha voluto riflettere su problemi che ormai sono sotto gli occhi di tutti ma non è stata capace di trovare soluzioni appropriate».

E sul tema dei matrimoni gay e l'affido dei minori alle coppie omosessuali
? Le tre candidate di SEL concordano in toto: sono assolutamente favorevoli al matrimonio e in quanto ai minori la posizione di tutte è riassunta bene dalle parole di Valentina La Terza: «Vivere in una famiglia felice è un diritto inesigibile sul piano legislativo».

Sofia Lorefice


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