Piazza dei Mestieri, così a Torino da dieci anni i giovanissimi imparano a lavorare

Marco Panzarella

Marco Panzarella

Scritto il 27 Set 2014 in Approfondimenti

C'è chi impara a cucinare, lavorare il cioccolato e servire ai tavoli. Altri studiano i segreti della birra artigianale e riescono a produrne di buonissima. Grafici e tipografi seguono svariati progetti editoriali, dal biglietto da visita alle brochure, fino alla stampa del prodotto finale. Sono i ragazzi della Piazza dei Mestieri, un progetto pressoché unico nel suo genere di formazione mirata e inserimento lavorativo, che festeggia in questi giorni a Torino i dieci anni di vita: dall'apertura a oggi 3mila allievi hanno imparato un mestiere fra i banchi delle ex Concerie Fiorio - e, dettaglio non trascurabile, l'80% di loro è riuscito a trovare un'occupazione

In un vecchio stabilimento completamente ristrutturato trovano spazio, oltre alle aule del centro di formazione professionale, un birrificio, un ristorante, un laboratorio dolciario e uno studio grafico. L'agorà ospita inoltre corsi di apprendimento, laboratori, manifestazioni culturali e progetti che mirano all'inclusione sociale delle persone più disagiate.
Piazza dei MestieriUn modello funzionante, che trae il proprio successo dalla mescolanza di più soggetti giuridici. Il primo è la Fondazione Piazza dei Mestieri, che ha dato vita al progetto. Ne fanno parte i soci privati che nel 2003 hanno acquistato l'edificio di circa 7 mila mq di via Durandi, ristrutturandolo un anno dopo grazie ai contributi pubblici - richiesti soltanto per la fase di start up. Poi ci sono due cooperative: "La Piazza", che si occupa delle attività commerciali, e "Immaginazione e Lavoro", che segue le attività di formazione mirate al conseguimento di una qualifica professionale. Infine, l'associazione Piazza dei Mestieri, che organizza attività culturali. 

Il cuore pulsante della Piazza è certamente il centro di formazione professionale
, una struttura privata finanziata con contributi europei, che attualmente ospita 500 allievi. «I nostri ragazzi hanno dai 14 ai 18 anni» spiega il responsabile Paolo Basso: «Si iscrivono gratuitamente e scelgono una delle cinque aree professionali disponibili.  I corsi sono di due tipi: triennali, per i ragazzi che hanno conseguito la licenza media; biennali, per ragazzi con più di 15 anni. Delle 1050 ore all'anno più della metà sono dedicate alla parte professionalizzante, con il 90% delle lezioni che si svolgono in laboratorio. Quindi, all'ultimo anno, sono previste 320 ore di stage in azienda». Il punto di forza dei percorsi formativi è senz'altro l'affiancamento con i professionisti che lavorano nelle attività della Piazza: s'impara a cucinare seguendo lo chef che lavora al ristorante oppure a preparare dei dolci, mettendo in pratica i consigli del mastro pasticcere. «Le nostre attività commerciali possono contare su organici altamente specializzati e autonomi» aggiunge Basso «I ragazzi fanno affiancamento, imparano da chi il mestiere lo conosce. Un modello che s'ispira al "duale" tedesco, dove la scuola professionale e l'azienda sono entrambe incaricate nella formazione». Terminate le lezioni, gli allievi che vogliono lavorare al birrificio o al ristorante possono farlo e sono retribuiti con dei voucher. 

Fino a tre-quattro anni fa i ragazzi qualificati erano assunti subito,
oggi i tempi d'inserimento lavorativo si sono allungati e, in certi casi, prima di trovare un impiego può trascorrere anche un anno e mezzo. Anche per questo motivo all'interno di Piazza dei Mestieri è nato uno "sportello lavoro" accreditato, aperto al pubblico venti ore alla settimana, dove si incontrano domanda e offerta. Ovviamente vi si rivolgono anche gli ex allievi, che una volta ottenuta la qualifica registrano il loro profilo sul database del sistema, indicando le rispettive competenze.«Oltre al calo occupazionale negli ultimi tempi abbiamo riscontrato un altro problema:
la collocazione dei ragazzi che si qualificano a 17 anni» aggiunge Basso: «È vero che la legge consente di lavorare dai 15 anni in avanti, ma alcuni mestieri, come il panificatore, richiedono turni di lavoro notturni che i minorenni non possono affrontare. Per questo stiamo pensando a un modo per tenere occupati questi ragazzi, fino al compimento della maggiore età». 

Oltre alla formazione
Piazza dei Mestieri è anche business. Nel 2013 le attività commerciali "interne" hanno confermato il trend positivo, con numeri interessanti: il ristorante ha servito quasi 19 mila pasti, mentre il birrificio ha spillato più di 50 mila litri di birra tra  fusti e bottiglie.
Cioccolato Piazza dei MestieriE ancora, il laboratorio dolciario ha lavorato tonnellate di cioccolato, mentre il fatturato del service grafico ha registrato un aumento del 68%. In totale, la Piazza ha ottenuto ricavi per quasi 10 milioni di euro. Alla luce di questo successo, tre anni fa l'esperienza torinese è stata replicata a Catania, mentre in Brasile, a Belo Horizonte, è stato sancito un gemellaggio con una realtà simile. 

«In Italia c'è una distanza eccessiva tra scuola e lavoro» tira le fila Cristiana Poggio, vicepresidente della Fondazione Piazza dei Mestieri: «Il nostro obiettivo è accorciare i due mondi. Abbiamo
rapporti con 700 imprese e cercheremo di ampliare ancora questa rete. Dopo dieci anni posso dire che il modello funziona: abbiamo ottenuto un pareggio di bilancio e questo è un dato positivo». Dopo la sede di Catania, che può già contare su 400 allievi, Piazza dei Mestieri potrebbe essere esportato anche in altri paesi europei, come la Spagna. «Stiamo ragionando su un'apertura a Madrid» conclude la vicepresidente «ma ancora non c'è nulla di concreto». Ma è già un passo importante che, una volta tanto, un progetto italiano sull'occupabilità dei giovani diventi "best practice" al punto da essere copiato da qualche paese straniero.

Marco Panzarella

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