Da dicembre cambia tutto per l’esame di avvocato: stop ai codici commentati e corsi obbligatori

Giulio Monga

Giulio Monga

Scritto il 10 Giu 2018 in Approfondimenti

Esame avvocato Pratica forense Riforma avvocato

A partire da dicembre ottenere il titolo di avvocato sarà ancora più difficile. Salvo rinvii dell’ultim’ora, infatti, dalla prossima sessione – in calendario a dicembre 2018 – l’esame di stato si svolgerà con le «nuove» modalità, introdotte ormai sei anni fa dalla legge di riforma dell’ordinamento forense varata negli ultimi giorni del 2012 dal governo Monti.

Una riforma controversa che sin da subito ha diviso l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori
: c'è chi la considera un ingiusto sbarramento all’ingresso della professione legale – per giunta dopo la laurea – e chi, invece, l’ha accolta con favore reputandola lo strumento con cui porre fine all’obiettiva inflazione che negli ultimi decenni ha colpito l’avvocatura. Uno strascico di polemiche che, unito ai ritardi nell’attuazione dei decreti necessari, ha fatto sì che l’effettiva entrata in vigore della riforma venisse rinviata di anno in anno sino a quando, nel milleproroghe allegato alla legge di stabilità 2018, non è stato inserito un ulteriore rinvio.

La novità più importante e controversa della riforma riguarda le modalità di svolgimento dell’esame di stato: non sarà più possibile utilizzare i codici commentati con dottrina e giurisprudenza per le prove scritte.
Un cambiamento vissuto ed atteso come un vero e proprio spauracchio da migliaia di studenti e neolaureati in giurisprudenza in tutta Italia. Questa innovazione – che in realtà è un ritorno a quelle che, sino al 1989, erano le modalità del vecchio esame di procuratore legale – secondo alcuni addetti ai lavori è utile stimolare e valorizzare il ragionamento giuridico e l’argomentazione piuttosto che l’abilità nel ricercare massime giurisprudenziali e dottrinali da applicare nel caso concreto.

Tra i più decisi sostenitori c'è per esempio il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano Remo Danovi, che dopo il milleproroghe del 2017 si era espresso pubblicamente contro l’ulteriore slittamento della piena entrata in vigore della riforma. Tra i contrari invece il segretario dell’Anf, l'associazione nazionale forense, Luigi Pansini, che in più occasioni ha sottolineato le differenze sostanziali tra l’esame di avvocato ed il concorso di magistratura o l’esame per diventare notaio, che garantiscono prospettive di carriera più sicure e richiedono, almeno sino a quest’anno, livelli di preparazione superiori. Da segnalare come, dal prossimo dicembre, per superare gli scritti sarà necessario ottenere la sufficienza (vale a dire un punteggio almeno superiore a 30) in tutte e tre le prove e basterà una sola insufficienza – nell’atto di diritto civile, in quello di diritto penale o nel parere a scelta – per essere bocciati.

A inizio febbraio, con un nuovo decreto del ministro Orlando, è stata attuata un’altra parte controversa della riforma del 2012, relativa ai corsi di formazione obbligatori. Si tratta dei corsi che dovranno affiancare il tirocinio professionale (in gergo, il “praticantato”) svolto negli studi legali o in tribunale e il cui obbligo sarà effettivo per coloro che si iscriveranno alla pratica dal prossimo 27 settembre.

Questi corsi avranno una durata minima di 160 ore da spalmare in 18 mesi, con frequenza obbligatoria dell’80% delle lezioni e la possibilità di seguirne il 50% online. La frequenza e il superamento dei corsi saranno verificati con due prove intermedie ed una finale e il mancato superamento di quest’ultima precluderà al praticante la possibilità di iscrizione all’esame. I corsi potranno essere organizzati dalle scuole forensi dei vari ordini d’Italia e, con l’autorizzazione dell’ordine territorialmente competente e del Cnf (consiglio nazionale forense), dalle associazioni forensi o da altri enti giudicati idonei, tra cui le scuole di specializzazione per le professioni legali organizzate dalle università. Tali corsi saranno a numero chiuso e l’iscrizione potrà essere effettuata «almeno ogni sei mesi». Essi potranno, inoltre, essere a pagamento È prevista dal decreto anche la possibilità di erogare borse di studio in base a requisiti di merito e di reddito, ma senza «maggiori oneri per la finanza pubblica».

Dal prossimo autunno quindi le nuove modalità d’esame e l’introduzione dei corsi di formazione obbligatori porteranno una vera e propria rivoluzione nell’accesso alla professione forense. Naturalmente già esistono corsi di preparazione per aspiranti avvocati – di durata, prezzi e modalità didattiche variabili; la partecipazione, affiancata ad una buona pratica e allo studio individuale, è già considerata imprescindibile per garantire all’aspirante avvocato la preparazione ideale per affrontare l’esame di stato. Gran parte dei corsi in questione sono organizzati dagli stessi soggetti che, con l’avvento della riforma, dovranno organizzare i nuovi corsi obbligatori – scuole forensi, università, scuole private di professionisti – ma è anche bene che i futuri avvocati si guardino da pseudo-scuole dal livello didattico scadente. Da questo punto di vista, il fatto che i nuovi corsi obbligatori dovranno essere tenuti unicamente da enti riconosciuti come idonei potrebbe contribuire a portare ordine.

È bene però tenere in mente che dal 27 settembre inizierà una situazione di interregno che proseguirà sino a dicembre 2020, prima sessione utile per svolgere l’esame per chi si iscriverà al registro dei praticanti dal prossimo autunno. Chi sosterrà l’esame a dicembre 2018 e l’anno successivo, infatti, lo farà secondo le nuove modalità ma avendo svolto una pratica slegata dall’obbligo di frequenza dei corsi di formazione, teoricamente pensati proprio in funzione dei nuovi scritti senza codici commentati. Motivo per cui, nei giorni successivi alla pubblicazione del decreto, Pansini ha chiesto l’ulteriore rinvio dell’entrata in vigore delle nuove modalità di esame. Rinvio che però non sembra essere all’orizzonte. Per i prossimi due anni, quindi, la scelta di corsi «facoltativi» di qualità, con taglio pratico ed organizzati in funzione delle prove scritte senza codici commentati, sarà ancora più cruciale.

Giulio Monga

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