Come si diventa esperti nel far donare denaro per il bene comune? Un nuovo master insegna la filantropia

Scritto il 25 Ago 2022 in Notizie

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Cos’è la filantropia? L’enciclopedia Treccani, dopo la classica definizione «amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso di un individuo o anche di gruppi sociali a promuovere la felicità e il benessere degli altri», spiega che in età ellenistica e poi romana la parola cominciò a indicare un atteggiamento benevolo dei sovrani nei confronti dei sudditi; mentre la filantropia moderna,  a partire dal 1800, ha portato per esempio alla creazione di ospedali e scuole e alla promozione di iniziative di lavoro o cultura, una «complessa azione di assistenza per la felicità e il benessere degli uomini»: assistenza dai più abbienti ai meno abbienti, restituzione, sostegno economico e materiale a iniziative meritevoli e orientate al bene comune.

Rhodri Davies, autore nel 2016 di “Public Good by Private Means: How Philanthropy Shapes Britain” e responsabile del think tank “Giving Thought” della Fondazione inglese Charities Aid Foundation definisce la filantropia come «il perseguimento del bene comune attraverso mezzi privati» (è proprio la traduzione letterale del titolo del suo libro).

Essere un filantropo, nel linguaggio di oggi, vuol dire sostenere settori meritevoli di attenzione ma poveri di mezzi. Così come il mecenate protegge e finanzia poeti e artisti, il filantropo protegge e finanzia iniziative e attività che ritiene importanti per la comunità. Oggi perfino ciascuno di noi può essere un po’ filantropo, per esempio attraverso il crowdfunding; e certamente anche il mondo aziendale non resta escluso: la cosiddetta “filantropia d’impresa” descrive proprio quelle aziende che scelgono di contribuire economicamente ad una causa benefica.

La filantropia si può imparare? Sta per partire, in Piemonte, un master che scommette che si possa. Viene promosso dalla SAA, la Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino, insieme all'Istituto Nazionale di Filantropia e alla Fondazione Accademica Maurizio Maggiora, nel quadro di un programma più ampio «volto a promuovere l’idea di “capitalismo cosciente” quale modello economico di cooperazione sociale per la creazione di valore condiviso e di sostenibilità». Guidato da Giampiero Giacomel, presidente dell’Istituto Nazionale di Filantropia Filantropolis e managing director di Cultural Philanthropy, una società di consulenza specializzata nella filantropia per le arti, il master è sostenuto anche da Ashoka, ONG americana che rappresenta più grande network mondiale di imprenditori sociali innovativi.
L’idea degli organizzatori è quella di offrire un percorso formativo “olistico” che assicuri «un quadro completo e integrato su questi temi» presentando ogni materia «in modo prima teorico e poi pratico» e, più nello specifico, «attività di action learning con challenge finale, attraverso un project work nel quale i partecipanti lavoreranno su un progetto applicativo reale, anche proposto da loro stessi, seguiti da un team di esperti».

Primo giorno di scuola venerdì 16 settembre 2022; lezioni di giovedì e venerdì pomeriggio e di sabato mattina per tre weekend al mese fino a maggio, per un totale di 300 ore di cui 200 di formazione - suddivise in quattro moduli: “Filantropia”, “Promuovere il capitalismo cosciente”, “Fondazioni: filantropia in azione” e per finire “Teorie e metodologie di analisi” - più 100 ore di Project Work in modalità blended (quindi i partecipanti potranno seguire i moduli sia online che in presenza). La didattica si basa sulla metodologia “Flipped Classroom” che prevede, si legge sul sito, «un coinvolgimento attivo con sessioni in presenza essenzialmente dedicate al confronto, ad attività di gruppo, ad esercitazioni e alla realizzazione di compiti operativi reali».

Il master, di cui la Repubblica degli Stagisti ha scelto di diventare partner per la grande importanza che attribuisce alle attività di sostegno di iniziative che abbiano rilevanza sociale, è rivolto a chi già lavora o vorrebbe lavorare in organizzazioni del terzo settore o per fondazioni e aziende socialmente responsabili. I suoi ideatori propongono lo sviluppo di una professione nuova per l’Italia, il “Philanthropy Advisor”, cioè un professionista capace di operare in  realtà che si trovano a gestire importanti risorse finanziarie come fondazioni, banche, studi notarili, commercialisti, consulenti, manager.
Questo percorso formativo, il cui titolo completo è “Executive master in Filantropia, CSR e Grant Making”, potrebbe interessare anche giovani laureati: le “figure d’uscita” indicate nella brochure del master, oltre al già citato Philanthropy advisor per famiglie e privati, spaziano da dirigenti e funzionari di Fondazione a dirigenti e funzionari di responsabilità sociale d’impresa, da consulenti e dirigenti per il non profit a ricercatori in studi filantropici.

Chi fosse interessato può ancora candidarsi fino a venerdì 9 settembre
. Il parterre di docenti e collaboratori che focalizzeranno questa “nuova filantropia” - oggi «diversificata, globale, collaborativa, più imprenditoriale» e anche orientata ai risultati, dato che «prevede la misura dei risultati sia economici che sociali» - è decisamente internazionale: da Tobias Jung, direttore del centro di studi filantropici e per il bene comune presso la University of St. Andrews e presidente dell’European Research Network on Philanthropy a Bhekintasi Moyo, direttore del Centro studi sulla filantropia africana presso l’università di Johannesburg; da Chiara Cordeli, che insegna al dipartimento di Scienze politiche dell’università of Chicago, a Luisa Levi d’Ancona, docente al dipartimento di Storia della Hebrew University di Tel Aviv, fino a Paola Pierri, fondatrice della Pierri Philanthropy Advisory, società di consulenza e formazione specializzata sui temi della filantropia e dell'economia sociale. Solo per citarne alcuni.

La quota d’iscrizione è 6.200 euro + Iva; ci saranno anche alcune borse di studio a copertura totale o parziale, da richiedere al momento dell’iscrizione attraverso una lettera motivazionale e la propria certificazione Isee. In alternativa si può provare, grazie a una convenzione stipulata tra la Saa e Banca Intesa Sanpaolo, ad accedere a un prestito d’onore. Fare questo master dà diritto a un Diploma Attestato di partecipazione rilasciato dalla SAA – School of Management il e agli Digital Open Badge come validazione e certificazione delle specifiche competenze acquisite. I futuri Philanthropy advisor si facciano avanti!

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