Letture per l'estate: quattro romanzi che parlano di giovani e lavoro selezionati per voi dalla Repubblica degli Stagisti

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 26 Ago 2017 in Approfondimenti

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Che vi stiate ancora godendo il relax delle vacanze, che siate già tornati al lavoro o che ancora dobbiate partire per mete lontane, l’estate rimane l’occasione perfetta per immergersi tra le pagine di un buon libro. Magari che parli anche dei temi che più si sentono vicini, come i giovani e il lavoro. Non potevano allora che arrivare dalla Repubblica degli Stagisti i consigli di lettura su questi argomenti.

Abbiamo scelto quattro romanzi, storie spesso personali, scritte da autori che sono essi stessi giovani e che inquadrano, ciascuno a suo modo, la condizione di un’intera generazione. Lavorativa, ma soprattutto esistenziale: tra lavori precari, i tanti compromessi a cui bisogna scendere per trovare stabilità e un senso di disillusione e di insoddisfazione verso il futuro, i giovani di oggi si trovano spesso in un vicolo cieco. Può esserci però una via di fuga, letteraria e non solo: l’aspetto comune e più interessante a tutti è la comicità nell'affrontare queste tematiche; pur ritraendo il panorama sconfortante che si prospetta ai giovani, questi titoli riflettono con spirito sulle difficoltà che i ragazzi di oggi devono affrontare, offrendo un’importante chiave di lettura della realtà e un appiglio per intraprendere con più spensieratezza le sfide che si prospettano a ciascuno.


Cronache dalla ditta, di Andrea Cisi (2008), ed. Mondadori

La classica storia di precariato del protagonista delle Cronache dalla ditta di Andrea Cisi inizia sullo sfondo della industriale pianura Padana, cronache dalla dittadove un giovane nemmeno trentenne e con diploma di ragioniere è alla ricerca di lavoro. Dopo aver saltellato di tre mesi in tre mesi da un contratto all’altro, finalmente trova l’agognato posto fisso come operaio non specializzato in una piccola ditta familiare. Un impiego umile, ma anche l’unico che gli consenta di affittare un piccolo appartamento e di iniziare finalmente una vita autonoma insieme alla fidanzata e al gatto, cercando di sottrarsi con tutte le forze alla miserabile etichetta di “bamboccione”. Tra gesti ripetitivi, compiuti fino all’esaurimento all’interno dello stesso stanzone, il protagonista dialoga con coloro che condividono la sua realtà per buona parte della giornata, personaggi stravaganti con cui cerca di evadere dalla monotonia del lavoro. Ne emerge una riflessione un po’ amara, ma anche estremamente comica, sui compromessi cui il lavoro costringe oggigiorno.


La questione più che altro, di Ginevra Lamberti (2015), ed. Nottetempo


Gaia si annoia, segregata nella valle dove vive
. la questione più che altroQuesta, più che altro, è la questione. Tra familiari strambi e un po’ scomodi - mamma divorziata e padre tabagista all’estremo, nonno meridionale star di un programma tv pomeridiano e nonna del Nord devota a santa Rita, Gaia aspetta nell’ordine Natale, Capodanno e l’ultimo esame. Si annoia e vorrebbe fare il giro del mondo in orizzontale, tagliandolo in due, nella speranza di trovarci dentro ciò che le manca, ma le sue tasche sono troppo vuote. Può solo trasferirsi nella laguna più bella del mondo, quella veneziana, ma anche lì fatica a trovare quel che sta cercando. Il lavoro è sempre e solo un “lavoretto”, Venezia non è più di un fondale di cartone per i selfie dei turisti, e intanto la sua famiglia invecchia e si ammala. Romanzo d’esordio di Ginevra Lamberti, La questione più che altro ritrae con stile brillante una generazione alla ricerca di un futuro che sia il più possibile lontano dal presente, finendo per inquadrarlo come il premio di una caccia al tesoro.


Perciò veniamo bene nelle fotografie, di Francesco Targhetta (2012), ed. Isbn


È attraverso la forma poetica che questo romanzo, sapientemente costruito da Francesco Targhetta, giovane dottorando, arriva a svelare l’essenza di un’intera generazione. perciò veniamo bene nelle fotografieSe veniamo bene nelle fotografie è perché nessuno si muove: questa è l’immagine con cui l’autore ritrae i suoi personaggi e disarma il lettore. Non si muove il protagonista, un dottorando in storia quasi trentenne (personaggio semi-autobiografico), né i suoi coinquilini - universitari, operatori di call center e neo manager di multinazionali, nell’appartamento della Padova popolare che condividono. La vita pare scorrere solo per ammazzare il tempo, aspettando la resa. E il tempo è l’elemento centrale, il filo rosso che collega l’esistenza di ciascuno: talmente confuso che sembra quasi di rivivere sempre lo stesso momento. “Ma poi si aggiusteranno, no?, le cose,/e girerà la ruota”. Nel frattempo, il protagonista riflette sulle questioni esistenziali più profonde di fronte ad una bottiglia di prosecco di sottomarca. Tutto sembra fatalmente immobile, ma pian piano emerge una verità: l’importanza di guardarsi con tenerezza, imparando anche a ridere di sé.


Il mondo deve sapere, di Michela Murgia (2010), ed. Isbn

il mondo deve sapereNon è molto diversa la realtà di oggi rispetto a quella del 2006, anno in cui l’autrice e protagonista del libro viene assunta nel call center della Kirby, multinazionale produttrice del “mostro”, un aspirapolvere da tremila euro “brevettato dalla NASA” intorno al quale girano le vite di un centinaio di persone, tra telefoniste e venditori. Per Michela questo è il primo contatto con l’assurdo mondo del telemarketing e dei suoi subdoli metodi di persuasione, un mondo ancora più assurdo se si lavora alla Kirby, dove il modello lavorativo prevede metodi motivazionali poco credibili, ricatti psicologici e castighi aziendali di ogni sorta. Michela scrive tutto quel che succede in trenta interminabili giorni in un blog, raccontando il mondo del precariato e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo con un tono ironico ed una punta di sarcasmo. Un racconto che a tratti lascia increduli e fa arrabbiare, ma anche tanto ridere. Il libro, il primo dell’autrice sarda, ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.

Irene Dominioni


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