L'Erasmus non si ferma, ma per ora si “parte” solo online

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 27 Nov 2020 in Approfondimenti

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“European community action scheme for the mobility of university students”: è il “nome completo” dell'Erasmus, che mette al centro il concetto di mobilità. Il programma di scambio europeo nasce infatti nel 1987 proprio per favorire il confronto con realtà universitarie e culturali diverse. Eppure quest’anno per la prima volta, almeno per il semestre in corso, gli studenti faranno l’Erasmus “da casa”. 

Secondo i dati raccolti dalla Commissione europea erano 165mila gli studenti che si trovavano in Erasmus a marzo 2020. Di questi, circa sei su dieci hanno deciso di tornare il prima possibile nel proprio paese. In particolare «gli studenti italiani in mobilità erano 13mila» spiega alla Repubblica degli Stagisti Elena Maddalena dell’Ufficio comunicazione dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire, che gestisce il settore Istruzione «e di questi il 50 per cento ha proseguito l’Erasmus.» Questa volta, invece, la maggior parte dei giovani non ha fatto in tempo a partire.

Nel 2014 il progetto Erasmus è diventato Erasmus+ per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Ogni area ha la sua tipologia di progetti, di conseguenza anche l’impatto dell’emergenza Covid-19 è differenziato.  

Per quanto riguarda il settore Istruzione, gli studenti possono cominciare regolarmente il loro Erasmus, ma almeno per i primi mesi seguendo i corsi online, come avviene negli atenei italiani. Gli universitari già partiti invece potranno scegliere se seguire da casa presso il paese di destinazione o rientrare in Italia. È in ogni caso sempre ammessa, durante tutto l’anno accademico, la rinuncia all’Erasmus. 

«Avevamo un migliaio di domande, ma solo una sessantina hanno accettato la modalità virtuale» racconta Alessandra Scagliarini, prorettrice per le relazioni internazionali di Alma Mater Bologna, prima università d’Europa per mobilità internazionale Erasmus+: «Gli altri hanno rinunciato, un po’ perché alcuni atenei, ad esempio in Olanda e in Francia, non avevano dato certezze di fare didattica a distanza; un po’ perché non hanno ritenuto interessante lo scambio virtuale e hanno preferito aspettare gli sviluppi nel secondo semestre».

Una scelta condivisibile? «L’Erasmus non è un’esperienza solo finalizzata all’acquisizione dei crediti ma molto di più» ammette la prorettrice: «Tuttavia con le novità tecnologiche le attività diventano sempre più interattive e partecipative e la modalità a distanza può essere un modo per rendere l’Erasmus più inclusivo e far partecipare a programmi di mobilità anche studenti che ne restavano esclusi, ad esempio dai paesi in via di sviluppo».

Per quanto concerne l’Erasmus Vet, la mobilità internazionale ai fini dell’apprendimento nell’ambito Istruzione e formazione professionale, la formazione si farà a distanza – in attesa di poter cominciare nei prossimi mesi l’esperienza “sul campo”.  «Quello che ha ci ha stupito è che le domande per l’Erasmus Vet non hanno subito flessioni» commenta Scagliarini di Alma Mater «con 300 richieste e pochissime rinunce. Alcuni giovani erano già partiti, altri faranno formazione a distanza.»

Certo rispetto alle lezioni universitarie online la situazione è più complessa. «Un tirocinio aziendale per essere realizzato virtualmente richiede un grande lavoro» spiega alla Repubblica degli Stagisti Paola Careddu, coordinatrice dell’Unità gestione progetti dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Inapp, che gestisce il settore Formazione «e nel primo lockdown nessuno era pronto. Su 25mila mobilità, il 90 per cento è stato posticipato. Qualcuno è rimasto – per lo più a Malta». Oggi c’è un po’ di organizzazione in più: «Gli enti stanno facendo un grande sforzo e vogliamo coltivare gli esempi positivi. È stata tuttavia chiesta una proroga dei progetti da 24 a 36 mesi», aggiunge Careddu.  

C’è poi il capitolo riguardante l’Erasmus per la gioventù, che consiste in esperienze di mobilità, come scambi di giovani, partenariati strategici, progetti di dialogo giovanile per giovani fra i 13 e i 30 anni, a prescindere dal grado e livello di scolarizzazione. Il focus sono i giovani a rischio di esclusione sociale. 

«Proprio nel periodo del primo lockdown in Italia abbiamo ricevuto il maggior numero di proposte progettuali: 900, il dato più alto in tutta Europa, soprattutto nell’ambito del Corpo europeo di solidarietà» dice Lucia Abbinante, direttrice generale dell’Agenzia nazionale per i giovani, che gestisce il settore Gioventù: «Un dato significativo che evidenzia la voglia dei giovani di partecipare, di essere attivi, di contribuire alla crescita e sviluppo del proprio territorio. Di esserci ed essere solidali».

Per il 2020 sono stati finanziati ad oggi (in attesa degli esiti dell’ultima scadenza dell’anno) 290 progetti, che coinvolgono 8.553 ragazzi: ma ha senso un’esperienza come l’Erasmus in modalità online? «Il digitale sarà la nostra grande sfida» commenta Abbinante «ma il capitolo Gioventù prevede per sua natura la mobilità fisica, la partecipazione attiva, quindi le modalità online continueranno a essere complementari. In ogni caso, per rispondere alla crisi da Covid, i beneficiari hanno la possibilità di realizzare attività online, in special modo per quanto riguarda i partenariati strategici».

Nonostante i limiti di un’esperienza “a metà”, c’è chi ne coglie i segnali positivi. «Non sospendere l’Erasmus è stata una decisione coraggiosa e molto importante» sostiene Eji Ivanaj, web and communication manager di Erasmus student network Italy: «Vuol dire che a livello istituzionale c’è un’ottima consapevolezza dell’importanza del programma per i giovani coinvolti».

L’associazione, durante il primo lockdown, ha supportato in vari modi i giovani che si trovavano all’estero e lo sta facendo anche per i partecipanti di quest'anno. «Abbiamo fornito in tempo quasi reale tutte le faq riguardanti i vari dpcm, organizzato eventi online, dal tandem linguistico ai city tour virtuali, fornito servizi di housing e un contatto h24 con tutti gli atenei e l’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire. E abbiamo creato l’Erasmus Monitor, uno strumento nato con l’obiettivo di raccogliere in una sola pagina le informazioni relative alle modalità di svolgimento della mobilità negli atenei italiani per l’anno accademico 2020/21.» 

Certo l’auspicio è che i giovani possano tornare a sperimentare al più presto la parte più autentica dell’esperienza Erasmus, che apre gli occhi sul mondo e permette di rientrare con un bagaglio più pesante di conoscenze, esperienze, legami che un viaggio virtuale difficilmente potrà eguagliare.

Rossella Nocca

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