Dalla laurea in Scienze dell’educazione a un lavoro altamente tecnologico: «Ragazze, lanciatevi»

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 21 Lug 2019 in Storie

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La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti ha deciso di raccontarle una ad una attraverso una rubrica, Girl Power, che avrà la voce di tante donne innamorate della scienza e fortemente convinte che in campo scientifico, di fronte al merito, non ci sia pregiudizio che tenga. La testimonianza di oggi è quella di Silvia Cozzi, Industry manager presso Everis Italia, azienda dell’RdS network  che si occupa di consulenza, system integration ed outsourcing nel settore assicurativo, bancario, telecomunicazioni, media, industria manifatturiera, utilities ed energia.      

Ho quarantasei anni e sono manager per Everis Italia, settore Industry. Dopo la maturità alle magistrali, mi sono laureata in Scienze dell’educazione con indirizzo “Esperto nei processi formativi” – si chiama proprio così! – alla Cattolica di Milano. Ero partita da Scienze della formazione, poi per strada ho incontrato la formazione per adulti e me ne sono innamorata, così ho cambiato indirizzo. Per un annetto ho fatto la freelance, poi per motivi economici ho iniziato a cercare un lavoro dipendente.  

Ho cominciato a lavorare, subito con un contratto a tempo indeterminato, in una società di consulenza verticale nel settore pharma, in ambito Crm e business intelligence. Queste per me all’inizio erano parole che non avevano molto senso, poi con il tempo le ho capite e fatte mie. Mi sono occupata di implementazione del servizio di formazione in Italia di una multinazionale francese e poi di security assurance per software client e ho lavorato come account manager per clienti “speciali”, ovvero non farmaceutici. 

Quindi, tre anni fa, si è presentata l’opportunità di cambiare totalmente vita. La mia società ha iniziato a tagliare teste, ma per fortuna il cambiamento è stato immediato e indolore. Ho terminato 29 dicembre e il 7 gennaio sono entrata in Everis, che lavorava nell’ambito della stessa azienda farmaceutica. Dopo un primo progetto per un’azienda food, ho iniziato a lavorare per l’ambito life science, di cui oggi ho la responsabilità, a contatto con aziende farmaceutiche e di device. 

Se allora avevo paura di mettermi in discussione, tornassi indietro cambierei molto prima. Qui ho trovato infatti una cultura aziendale totalmente diversa, che valorizza le caratteristiche personali e mette al centro le persone, spingendole a responsabilizzarsi e a fare le proprie scelte. Un ambiente giovane dove l’età media oggi è di trentuno anni e mezzo, dove la crescita delle persone non è subordinata a quella dell’azienda e si ha sempre la possibilità di cambiare idea sul proprio percorso. Quando sono entrata, tre anni fa, eravamo 450, oggi siamo quasi mille. 

In Everis, quando viene fatta un’assunzione, non conta nulla se sei un uomo o una donna, ma solo la capacità. La percentuale di donne manager director nel board è del 18,5 per cento e se si aggiungono le altre figure di responsabilità come team leader e project leader si arriva al 25 per cento. 

Ci sono colleghe che sono diventate manager o comunque hanno avuto promozioni durante la maternità. Certo non tutti gli ambienti sono così. Mi ha stupito una ragazza che durante un colloquio mi ha detto: “Io ho un problema e voglio dirlo. Sto seguendo un percorso di procreazione assistita, questo significa che dovrò assentarmi per alcuni periodi”. Io le ho risposto che non aveva alcuna importanza. 

Aspettative per il futuro? Voglio crescere insieme all’azienda, e spero in tempi brevi di diventare director, avendo seguito un percorso di carriera verticale quindi orientato verso ruoli manageriali direttivi.

Consiglio alle ragazze la consulenza perché offre la possibilità di vedere e di confrontarsi con ambiti, clienti e bisogni totalmente diversi e riuscire a dar loro una mano è qualcosa di veramente stimolante che ti fa dire: “ho fatto un bel lavoro”. 

Sugli studi il suggerimento è seguire la propria passione: abbiamo ragazzi laureati in Lettere, in Geologia, e così via. La cosa importante, al di là del percorso, è capire cosa si sa fare e costruire su questo il proprio cv. Io ad esempio non ho una laurea in materie Stem, eppure sono finita in un ambito altamente tecnologico. Con impegno, pazienza, studio personale e aiuto da parte del team il gap si supera. Certo non sono in grado di sviluppare, ma se mi parlano di un database oggi so di cosa si tratta!

Everis è un’azienda che ti aiuta a capire qual è la tua strada e ti ci porta passo passo. Attualmente ci sono circa centosessanta posizioni aperte, tra cui spiccano economisti e ingegneri gestionali. Invito chi vuole candidarsi a inserire nel cv tutte le esperienze, dal cameriere all’animatore, e a essere onesti sulla conoscenza delle lingue: l’inglese oggi è fondamentale e qui ancora di più. E alle ragazze in particolare dico: lanciatevi, provate, perché alla fine non c’è nessun tipo di differenza!

Testimonianza raccolta da Rossella Nocca

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