Francesco, studente di Filosofia, di notte fa il barman: «Lavoro per riuscire a arrivare alla laurea»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 03 Feb 2020 in Interviste

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Di notte barman, di giorno studente alla magistrale di Filosofia nell'ateneo della capitale Roma Tre. Ha 26 anni e un diploma al liceo scientifico Francesco Pellas, la cui vita si divide tra esami all'università e serate al locale, senza contratto, a preparare cocktail per altri ragazzi: «Sono lì da tre anni e ormai ho imparato un mestiere, so come si sta al bancone». Un motivo in più per proseguire con un 'lavoretto' che gli dà da vivere mentre frequenta le aule universitarie – e come lui tanti altri: gli studenti lavoratori stimati oggi in Italia sono 206mila, nel cui conteggio rientrerebbero anche gli stagisti con rimborso, considerando che viene calcolato chiunque abbia svolto almeno un'ora di lavoro retribuita nella settimana di riferimento. Francesco per il momento non pensa di lasciare quel lavoro al bar, almeno fino alla laurea, prevista per il prossimo autunno.

Hai potuto godere in questi anni di un sostegno pubblico per i tuoi studi – una borsa di studio?

Sì, ne ho avuta una per tre anni, dal primo anno della triennale – sempre in Filosofia – fino alla laurea breve. Rientravo tra i requisiti con un Isee al di sotto dei 23mila euro e i crediti in ordine. Risultavo inoltre, come tuttora, a carico dei miei genitori, una famiglia 'piccolo borghese' composta da un pensionato e una insegnante di sostegno precaria: ma siamo cinque figli di cui solo una è già indipendente e fuori casa. Gli altri sono ancora tutti a scuola o all'università.

Riuscivi a coprire tutte le spese?

Con i 1900 annuali della borsa di studio riuscivo a pagarmi i trasporti – l'abbonamento ai mezzi pubblici costa 250 euro – e poi i libri di testo, che comportano una spesa sui 300 euro circa, e i pasti a mensa. A fine anno avanzava anche qualcosa, considerando che chi è borsista è in automatico anche esente dalla tassazione universitaria.


Poi cos'è successo?

Cominciavo a sentire l'esigenza di potermi autodeterminare: le uscite con gli amici, una vacanza d'estate. Ai miei non potevo né volevo chiedere nulla dovendo loro già sopperire alle esigenze di tutti noi figli. Per caso mi è stato offerto questo lavoro come barman. Ho accettato, e a quel punto ho perso un po' di concentrazione verso lo studio. Sono rimasto indietro con i crediti, avrei dovuto sostenere circa otto esami ma sono riuscito a superarne solo cinque. E al primo anno fuori corso ho perso la borsa di studio.

Avresti potuto ritentare l'anno successivo?

No, perché in Italia la legge proibisce la richiesta della borsa di studio a partire dal secondo anno fuori corso. Ho anche tentato con il reddito di cittadinanza ma sono fuori dai requisiti in quanto ancora all'interno del nucleo familiare. A quel punto, quando subentra la necessità di lavorare per proseguire gli studi, scatta un meccanismo che diventa un cane che si morde la coda perché per potermi permettere l'università posso dedicare sempre meno tempo ai libri, rischiando così di finire ulteriormente in ritardo e fuori corso. Il mio caso è esemplare: alla triennale, con la borsa di studio, sono riuscito a laurearmi nei tempi previsti, e con 110 e lode.

Per di più andando fuori corso subentra anche l'obbligo delle tasse universitarie.

Esatto. Nel mio caso sono circa 600 euro annuali a cui si aggiungono 150 euro di mora per chi paga oltre la scadenza. Una spesa quest'ultima che ho scelto io di affrontare perché – a ottobre, quando si versa la quota – non potevo permettermi di pagare quella somma tutta insieme, e così l'ho fatta slittare subendo però il rincaro.

Con il lavoro da barman ti mantieni?

Guadagno circa 6-7 euro l'ora, a giornata sui 40-50 euro. A fine mese, a seconda dei turni, racimolo intorno ai 500 euro.

Tra studio e lavoro, a fine giornata, sarai parecchio stanco.

Sì, soprattutto perché al bar faccio due o tre turni a settimana che iniziano alle 19 e vanno avanti per sette ore. Poi mi aspettano almeno due autobus notturni per rientrare a casa, e per il tragitto impiego un'ora. Finisce che vado a dormire alle 4, stressato, e la mattina devo mettermi a studiare. Ho la media del 28 ma non è facile. In più sono impegnato con l'associazione studentesca Link, perché voglio mantenermi attivo sul fronte della politica.

Anche i tuoi amici sono nella tua condizione?

In tanti, specie i fuorisede che al tutto devono aggiungere le spese di soggiorno, con affitti alle stelle che arrivano a 500 euro mensili per una stanza singola. Qualcuno mi chiede di mettere una buona parola con il proprietario del mio locale, perché anche a loro servirebbe un lavoretto come il mio.

Cosa pensi della proposta di Link circa l'introduzione di un reddito di formazione?

Sono d'accordo, a patto che vi sia alla base un criterio di redistribuzione e che non sia riconosciuto anche a chi non ne ha bisogno, ai super ricchi. I requisiti devono essere equi, così come per le borse di studio: è ingiusto ad esempio che tra i parametri vi sia l'Ispe, ovvero il riferimento al patrimonio immobiliare. Conosco persone in difficoltà economiche che hanno ereditato un immobile, magari in zone centrali della città e quindi di alto valore, che blocca loro l'accesso alla borsa di studio pur non avendo nessuna disponibilità finanziaria. Così come non si può pensare che chi ha un Isee di 23mila euro non sia in condizioni complicate. Anzi, chi si aggira intorno a quelle cifre, è penalizzato rispetto ai più poveri che riescono invece a incassare la borsa.

Francesco, sei uno studente brillante: come vivi la necessità di essere costretto a lavorare?

Sono arrabbiato perché devo lavorare per pagarmi le tasse, e anche di corsa, e finanziarmi gli studi invece di passare il tempo a studiare. Quello che penso è che tanta gente non è aiutata da nessuno, né dallo Stato né dal ministero: da nessuno.

Come vedi il tuo futuro?

Il mio sogno è diventare un insegnante di Storia e filosofia alle superiori. E ci sarà finalmente anche un concorso pubblico, la prossima primavera. Peccato che io non potrò partecipare perché, con il ritardo accumulato negli studi, non potrei arrivare alla laurea prima della fine del 2020. Dovrò per forza aspettare il prossimo turno.

Ilaria Mariotti

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