Stage nelle agenzie dell'Onu, continua la battaglia per riattivare i tirocini con rimborso spese alla Fao

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 21 Feb 2018 in Approfondimenti

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L’allarme la Repubblica degli Stagisti l’aveva già lanciato a fine agosto, quando aveva dato conto della possibilità che la Fao a partire dal 2018 avrebbe eliminato il rimborso spese per i suoi stagisti, fino ad allora di 700 dollari al mese. Oggi, sei mesi dopo, le notizie non sono buone.

Innanzitutto, alla pagina delle Faq proprio sul sito della Fao continua a campeggiare l'avviso del fatto che il rimborso spese è «attualmente in fase di revisione». Inoltre, fonti interne non danno alcuna speranza. Dal 28 agosto, data in cui inizialmente avevamo parlato di questo problema, la Fair internship initiative - una coalizione di numerose organizzazioni (tra cui la Geneva Interns Association, la Graduate Institute Students Association e la Conference Universitaire des Associations d’Etudiantes) tutte convinte che i tirocini senza rimborso spese rappresentino una pratica discriminatoria – ha cercato a più riprese di ottenere qualche chiarimento su questo fronte.

La prima lettera inviata  al direttore generale Da Silva
per esprimere preoccupazione per questa decisione, di cui la Repubblica degli Stagisti aveva raccontato in anteprima i contenuti risale allo scorso 6 dicembre. In quella missiva si ricordava alla Fao che «la maggior barriera che limita l’accesso agli stage è il costo associato alle spese di soggiorno. Limitando l’accessibilità solo ai pochi che possono permettersi di lavorare gratuitamente, aumentando le disparità sia all’interno sia tra i vari paesi».

Il 22 dicembre Cinzia Leonetti, assistente delle risorse umane della Fao, per conto di Kazumi Ikedalarhed, vicedirettore della divisione Partnership and South South Cooperation aveva inviato alla coalizione un documento di risposta firmato direttamente dalla direttrice Marcela Villareal. In questo testo Villareal comunicava di aver unpaid_unfair«preso nota delle vostre vedute del nostro programma di tirocinio e volontariato e dei vostri suggerimenti sull’espansione delle opportunità di partecipazione» e prima di assicurare che la Fao avrebbe continuato a «diversificare e ampliare le opportunità di partecipazione al nostro programma di tirocinio e di volontariato» ricordava come la stessa agenzia fosse «attualmente partecipando alla “Revisione dei programmi di tirocinio nel sistema delle Nazioni Unite” al fine di migliorare l’armonizzazione delle politiche pertinenti attraverso il sistema delle Nazioni Unite».

La “review” a cui si riferiva Villareal è quella in corso della Joint Inspection Unit, su cui la Repubblica degli Stagisti aveva già provato ad avere dettagli senza ricevere risposta. Matteo De Simone della Fair Internship Initiative aveva detto alla nostra testata che «in realtà l’unica cosa prevista» era «l’abolizione della borsa di 700 dollari per gli stagisti, lasciando così solo il programma di volontariato che verrebbe a rimpiazzare quello di tirocini con un semplice cambio di nome». Oggi De Simone aggiunge un altro dettaglio: «Non c’è una delle raccomandazioni dell’ultima review, del 2009, che sia stata poi implementata dall’Onu, quindi abbiamo dubbi su quanto poi effettivamente seguiranno le raccomandazioni».

Il riferimento è, appunto, alla Joint inspection unit del 2009 in cui, tra le altre cose, si analizzavano 16 organizzazioni dell’Onu e il loro comportamento nei confronti degli stagisti sul fronte del pagamento: previsto all’epoca solo da 5 agenzie su 16. Un documento in cui si raccomandava, ad esempio, di prevedere buoni pasti giornalieri, abbonamenti per i trasporti, e un contributo economico per coprire i costi assicurativi per gli stagisti senza rimborso spese.


La Fair internship initiative, per conto della Global intern coalition, a inizio febbraio ha deciso di rispondere nuovamente  a Ikedalarhed e Leonetti, assicurando che la Coalition monitorerà la conformità delle organizzazioni alle nuove raccomandazioni della Joint inspection unit, non appena saranno pubblicate. Ma soprattutto la FII nella sua nuova missiva condivide un nuovo importante traguardo delle battaglie condotte fino ad oggi.

«È ormai confermato che dal giugno 2018 i tirocinanti dell’Unhcr riceveranno un rimborso spese equivalente al 10% del DSA (l’indennità giornaliera). Questa è la quarta organizzazione delle Nazioni Unite, dopo Ilo, Unitar e Unicef, che ha nel corso dell’ultimo anno introdotto o aumentato il supporto finanziario per gli stagisti». Un elemento fondamentale per rendere il programma di tirocini accessibile a tutti, in linea con lo spirito degli obiettivi strategici e di sviluppo sostenibile.

L’auspicio è che presto la Fao ritorni sui suoi passi e decida di continuare a prevedere un equo rimborso spese. Anche se al momento gli annunci di stage presenti sono tutti per tirocini che non prevedono alcun emolumento. Eppure, sono proprio i dati di un’organizzazione delle Nazioni Unite, in questo caso dell’Ilo, a mostrare ancora una volta i lati negativi dei tirocini senza rimborso. Secondo l’ultima pubblicazione “Quality Traineeships” «in Italia e Germania un numero considerevole di giovani laureati svolge tirocini senza rimborso spese dopo i propri studi, rispettivamente il 25 e 11 per cento». Non solo, questi tirocini hanno «un impatto negativo sulla probabilità di trovare un lavoro, sui guadagni e sulla soddisfazione lavorativa».

Insomma la pubblicazione ancora una volta dimostra quello che dalla Fair Internship Initiative dicono da tempo e per cui con la Global Intern Coalition sono state svolte molte manifestazioni, l’ultima il 20 febbraio 2018. E cioè che l’indennità per gli stagisti è necessaria, per svolgere meglio i propri compiti, ed essere autonomi dalle proprie famiglie. E soprattutto perché il lavoro, a qualsiasi livello, deve sempre essere pagato. È triste che la Fao, dopo  aver garantito per anni 700 dollari al mese ai suoi stagisti, ora abbia cambiato rotta e deciso di dirigersi... dalla parte opposta rispetto ai diritti degli stagisti.


Marianna Lepore

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