Trenta centesimi per tradurre un articolo, l'associazione interpreti: «un'offesa alla dignità professionale». Ma l'impresa ribatte: «così si tengono allenati»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 19 Lug 2011 in Help

Tre euro ogni dieci articoli tradotti. È questo il compenso offerto per una collaborazione con la Blogpublishing, azienda editrice di magazine online con sede a Londra e - si legge sul sito - 320 redattori da tutto il mondo. A segnalarlo – stupefatta e affranta allo stesso tempo - è Cristina N., una lettrice della Repubblica degli Stagisti, scrivendo sul profilo Facebook della testata. «Vorrei mettervi a conoscenza di ciò che mi è appena capitato» esordisce, «avevo risposto ad un annuncio in cui si cercavano traduttori per articoli online dall'inglese all'italiano e dal francese all'italiano». I gestori della pagina web in questione non tardano a ricontattarla; in base a quanto riportato da Cristina nel post, la referente di Blogpublishing scrive spiegando che «il lavoro proposto è  semplice, tradurre articoli dall'inglese all'italiano e inserirli sul portale di prossima apertura in lingua italiana», fornendo poi una serie di esempi sulla tipologia di articoli da rielaborare, «anche in maniera non fedele». Secondo il racconto della lettrice, la responsabile delle risorse umane avrebbe anche assicurato massima flessibilità negli orari («non c'è un minimo, un massimo o degli orari da seguire»).
I pagamenti avverrebbero ogni inizio del mese, e non mancano le rassicurazioni sull'affidabilità del metodo applicato, già sperimentato altrove, in Francia e Spagna, dove peraltro i traduttori starebbero creando «un fondo per la loro economia» (testuale) - probabilmente semivuoto - e un modo per riempire i tempi morti del lavoro. Insomma, un incoraggiamento a divertirsi tra una pausa e l’altra del lavoro 'vero', traducendo articoli praticamente a titolo gratuito. Cristina N. si dichiara «mortificata, sfruttata, depressa». E cosa risponde chi questa tipologia di collaborazioni la propone? «Noi non lo consideriamo un lavoro, tant'è che non viene posta alcuna condizione» afferma Richard Lagozzi, responsabile delle relazioni esterne della Blogpublishing, contattato dalla Repubblica degli Stagisti. «Per i molti traduttori che sono a casa senza un lavoro è un modo per esercitarsi nel tempo libero, un'esperienza da aggiungere al cv», si giustifica. E quei trenta centesimi di euro sono giusto «un rimborso spese per la copertura del valore della connessione a Internet». Il resto, ovvero le competenze delle persone, sembra non avere valore economico. Eppure il lavoro prodotto dai traduttori finisce sui siti della Blogpublishing, contribuendo ad aumentare il traffico web e quindi i proventi dell'impresa: gli esercizi che dovrebbero tenere in allenamento i traduttori disoccupati si trasformano dunque in profitto
Per la Aiti, associazione italiana interpreti e traduttori, questo tipo di situazioni rappresenta «un'offesa alla dignità professionale». È sbagliato credere che «basti un'estate all'estero per fare questo mestiere, che ancora fatica a vedersi riconosciuta la sua professionalità», dichiara con rammarico alla Repubblica degli Stagisti Sandra Bertolini, presidente Aiti. E denuncia casi
analoghi di offerte di collaborazione a «prezzi da fame» anche per siti istituzionali, come quello del ministero del Turismo. «C'è stata pure un'interrogazione parlamentare ma noi siamo ancora in attesa di una risposta».
Tuttavia 
non esiste una tariffa precisa per i traduttori: il compenso varia sia a seconda della lingua (più economiche quelle europee) sia del tipo di cartella presa in considerazione (alcuni la calcolano equivalente a 1500 caratteri, altri a mille, poi c’è chi considera gli spazi inclusi e chi no). Non è possibile quindi stabilire una quota esatta. Il compenso medio comunque varia quasi sempre dai 15 ai 25 euro a cartella. Dunque un articolo di 1500 caratteri – se pagato in base agli standard della professione – dovrebbe costare almeno 15 euro alla Blogpublishing. Per dieci articoli, sempre ragionando in termini di 'minimo sindacale', dovrebbero essere 150 euro. I datori di lavoro del portale ne offrono tre. È deprimente anche calcolare in che percentuale questa cifra differisca dall’emolumento base dovuto: ben il 98% in meno. Il prezzo non sembra giusto, e segnalazioni come questa sono importanti per ribadirlo.

Ilaria Mariotti

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