Borse di studio differenziate, forse un lieto fine per i dottorandi della Statale di Milano

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 21 Dic 2016 in Notizie

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Giovanni è iscritto al dottorato dell’università Statale di Milano ed è contento perché da qualche mese ha ricevuto un aumento del 20% della sua borsa di ricerca, passando da 1000 a 1200 euro mensili. Una boccata d’aria fresca in una città per cui in media si spendono 500 euro solo per l’affitto. La sua amica Alice, invece, è un po’ meno contenta: anche lei fa il dottorato alla Statale, ma la sua borsa è ancora di 1000 euro. Nonostante viva anche lei a Milano e debba far fronte alle stesse spese, l’aumento non l’ha ricevuto. Per non parlare di Ismail, escluso anche lui: è venuto in Italia dal Libano e ha un bel po’ di spese extra, a partire dal permesso di soggiorno. Perché l’aumento è arrivato ad uno e non agli altri? Il motivo è che Alice e Ismail, a differenza di Giovanni, sono iscritti a dottorati consorziati, cioè organizzati dalla Statale in partnership con altri atenei. Nessuno di questi vuole adeguarsi alla nuova misura: e allora sono rimasti esclusi dall’incremento.

I nomi sono di fantasia, ma riflettono una situazione reale. Il caso è quello del programma Nasp, Network for the Advancement of Political Studies, che conta circa 130 studenti, la metà dei quali stranieri. Divisi tra gli indirizzi di Sociologia economica e studi del lavoro (Esls), Studi politici (Pols) e Sociologia e metodologia della ricerca sociale (Somet), questi dottorandi ricevono finanziamenti dagli atenei di Genova, Brescia, Torino, Pavia e altri del nord ovest, oltre alla Statale. Dato che però questi non hanno risposto all’invito ad aumentare le borse ai propri dottorandi, quest'ultima ha deciso di lasciare invariata la somma per tutti quanti, escludendo quindi i suoi borsisti inter-universitari a priori.

L’intento
, è stato spiegato, è di evitare discriminazioni interne allo stesso corso. Ma la disparità che si crea così tra dottorandi dello stesso ateneo per i dottorandi è difficile da digerire. Per diversi mesi i dottorandi hanno cercato un incontro con gli organi istituzionali universitari per far valere le loro istanze, senza successo. Chiedono che vengano aumentate almeno le borse dei dottorandi della Statale. A fine novembre una delegazione ha organizzato un sit-in in via Festa del Perdono, in occasione della riunione mensile del cda, per cercare di farsi ascoltare dal rettore Gianluca Vago con tanto di striscione: “Milano è cara per tutti”. Finalmente l’apertura è arrivata e il confronto ha portato due opzioni sul tavolo: l'effettiva erogazione di borse differenziate all'interno dello stesso corso, oppure la distribuzione di benefit alternativi (alloggio, trasporti) per sopperire al mancato aumento.

«Siamo contenti che la nostra voce sia arrivata fino ai vertici dell'università e che il rettore si sia dimostrato pronto ad accogliere la nostra richiesta. Questo ci fa ben sperare, anche se non c'è certezza» ha dichiarato alla Repubblica degli Stagisti Marta Migliorati, una dei dottorandi del corso di Studi Politici finanziati della Statale: «Ovviamente poi la battaglia dovrà andare avanti in modo che tutti i dottorandi di Nasp abbiano l'aumento, non solo gli appartenenti ad Unimi, anche se questo non dipende dall'università di Milano, ma dalle altre»

Nella giornata di domani, 22 dicembre, è previsto un altro incontro per valutare la soluzione migliore dopo il vaglio del Miur. Visti i recenti scombussolamenti governativi, però, il rischio è che la risoluzione venga rinviata ulteriormente. Rimane il dubbio del perché ci sia voluto tanto per arrivare fino a questo punto, così come riguardo la possibilità del graduale aumento anche da parte degli altri atenei in futuro.

E viene spontaneo chiedersi come mai sia così difficile per le università mettersi d’accordo, soprattutto su una questione importante per gli studenti. Continuare a non trovare una soluzione equivarrebbe non solo a ostacolare uno sviluppo positivo delle condizioni dei giovani ricercatori, ma anche a classificare, di fatto, quelli di Nasp come dottorandi di seconda categoria. Con in più l’aggravante del carattere internazionale del consorzio: in uno dei corsi più rappresentativi dell’attrattività dell’ateneo per gli studenti stranieri, di cui spesso ci si è vantati, creare discriminazione è quantomeno controproducente ai fini del prestigio, della reputazione e della attrattività.

Irene Dominioni

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