Diritto allo studio, la legge di Bilancio promette 31 milioni in più: oggi solo uno studente su dieci riceve un supporto

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 13 Dic 2019 in Approfondimenti

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Il diritto allo studio è un diritto garantito dalla Costituzione, che all’art. 34 individua nella borsa di studio lo strumento principale per il sostegno economico agli studenti  “meritevoli e privi di mezzi”. Questo diritto, tuttavia, è messo oggi continuamente in discussione. 

L’Italia si colloca secondo il Rapporto annuale Almalaurea – insieme a Belgio, Francia, Spagna e Irlanda –  tra i paesi europei in cui è molto elevata la quota di studenti che pagano le tasse universitarie e contemporaneamente è molto ridotta la quota di chi riceve una borsa di studio (Eurydice Commissione europea, 2018). 

I dati più recenti dell’Osservatorio Regionale del Piemonte per l’università e per il diritto allo studio universitario, riferiti all’anno accademico 2016/17, evidenziano che in Italia solo il 10,9 per cento degli iscritti risulta idoneo a usufruire della borsa di studio. Vale a dire più o meno 185mila studenti sul totale di 1 milione e 696mila iscritti alle università italiane.

La scarsa erogazione di borse di studio rende gli studenti dipendenti dal supporto economico familiare e limita di fatto l’accesso all’educazione terziaria, in particolar modo alle categorie più svantaggiate. Ma le borse di studio rappresentano solo una parte del problema. Come sottolinea il documento “Università del futuro”, proposta di modello universitario sottoscritta dall’associazione nazionale studentesca Link, «investiamo lo 0,1 per cento del nostro Pil in diritto allo studio universitario e siamo l’unico paese ad avere la vergognosa figura dell’idoneo non beneficiario, lo studente che pur avendo pienamente diritto a una borsa o un alloggio non ne usufruisce per carenza di fondi». 

Gli “idonei non beneficiari” per l'anno accademico 2018/2019 sono stati 7.500. Negli ultimi anni innegabilmente la situazione è migliorata – nel 2013/2014 erano ben 46mila! – tuttavia non è ancora accettabile che chi è idoneo a un servizio al pari di qualcun altro non possa usufruirne.

In particolare, esistono due tipologie di idonei non beneficiari: quelli che usufruiscono della borsa di studio e non dell'alloggio, per l'indisponibilità di strutture, e quelli che per assenza di fondi non ricevono né la borsa di studio né l'alloggio. I primi ricevono una borsa più alta se sono fuorisede e hanno firmato un contratto di affitto, più bassa se sono pendolari. Quanto alla parte non usufruita, se non erogata al momento “giusto” viene persa per sempre – lo studente idoneo non beneficiario non può nemmeno sperare, quindi, di ricevere la somma dovuta anni dopo a mò di risarcimento.

Secondo l’indagine Almalaurea, in questo caso limitata ai laureati nel 2018, in Italia i servizi utilizzati (almeno una volta) sono stati: il prestito libri (38,7 per cento), la  ristorazione (36,6 per cento), le borse di studio (23,4 per cento) e l’alloggio (4,8 per cento).

La ripartizione è differenziata geograficamente, ad esempio a beneficiare maggiormente delle borse di studio sono i laureati del Mezzogiorno (30 per cento). I laureati con borsa si dimostrano leggermente più intenzionati a proseguire gli studi, intraprendendo nuovi percorsi formativi di vario genere, rispetto ai non borsisti (67,1 contro 63,6 per cento).

«Sono tante le regioni che non garantiscono la copertura totale delle borse. Tra le situazioni più drammatiche quelle della Sicilia e della Lombardia» riferisce alla Repubblica degli Stagisti Camilla Guarino, 26 anni, coordinatrice di Link e studentessa all'ultimo anno di Sociologia alla Sapienza «nonché del Piemonte, dove con il cambio di giunta [dal giugno del 2019 è diventato governatore della Regione Alberto Cirio di Forza Italia, subentrando a Sergio Chiamparino del Partito democratico, ndr] sono stati tagliati dieci milioni al diritto allo studio».

L’alloggio rappresenta ad oggi il servizio meno erogato, oltre che la voce di spesa più ingente per una famiglia. 

«Nell’ultimo anno accademico, dei quasi 36mila aventi diritto, 21mila – ovvero il 57 per cento! – risultano idonei non beneficiari di alloggio» afferma Guarino «con picchi in città universitarie come Roma, Milano, Torino, Bologna, Palermo, Bari». 

La questione degli alloggi è particolarmente complessa, in quanto alla carenza di finanziamenti si aggiunge l’insufficienza degli alloggi disponibili per il diritto allo studio e nei collegi universitari. I posti a disposizione sono solo 48mila.

In tutto questo, secondo l’analisi dell’Ufficio studi di Immobiliare.it, tutte le principali città universitarie italiane, a eccezione di Bari, quest’anno hanno registrato un rincaro. Il costo medio più alto per un alloggio è a Milano: 573 euro per una singola e 372 per una doppia. Seguono Roma (448 e 311), Bologna (447 e 268) e Firenze (433 e 260). A Bologna, in particolare, si è registrato un aumento record del costo medio di una stanza singola, pari al 12 per cento.

«Ad oggi né lo Stato né le regioni hanno saputo fornire l’ombra di una soluzione» aggiunge la coordinatrice Link: «Servirebbero, tanto per cominciare, una normativa seria per recuperare gli edifici pubblici inutilizzati e l’erogazione del contributo affitto per gli idonei non beneficiari, che esiste già in alcune regioni ma con tempistiche troppo complicate perché serva davvero». 


Ma quanto costano oggi gli studi a uno studente universitario? 
Secondo i dati Almalaurea, la tassazione media annua si attesta sui 1.345 euro per le lauree di primo livello e sui 1.520 euro per quelle di secondo livello. L’ultimo rapporto di Federconsumatori sui costi degli atenei italiani evidenzia che, a confronto con gli anni precedenti, le tasse sono diminuite fra il 3,7 e il 6,9 per cento a seconda delle fasce di reddito. Nella I fascia (Isee fino a 6mila euro) il costo medio annuo è di 302,48 euro. Aumentati solo gli importi massimi: la media per la quinta fascia di reddito è di 2523,45 euro.

A influenzare le statistiche è stata tuttavia anche la rimodulazione della tassa regionale per il diritto allo studio. La Regione Campania, per esempio, ha deciso di determinarla sulla base del reddito, mentre in precedenza ammontava a 140 euro per tutti gli studenti. 

Vale la pena ricordare che la legge di Bilancio del 2016 ha modificato la contribuzione universitaria, prevedendo consistenti agevolazioni per gli studenti a basso reddito e per gli studenti meritevoli. Gli iscritti al primo anno dei corsi di laurea triennali e magistrali con reddito Isee inferiore a 13mila euro sono tenuti solo al pagamento della tassa regionale e dell’imposta di bollo – a cui si aggiungono eventuali altri importi per l’assicurazione, se previsti dall’ateneo – quindi non devono corrispondere i contributi universitari, quindi le tasse. Esenzione parziale, invece, per i redditi fra i 13mila e i 30mila. 

Gli atenei del Meridione risultano più cari rispetto a quelli del Nord Italia. Ad esempio al Sud gli importi medi per la prima fascia superano del 22,83 per cento quelli delle università settentrionali e addirittura del 49,73 per cento se si prende in considerazione la terza fascia di reddito (Isee fino a 20mila euro). La tendenza si inverte solo per gli importi massimi, superiori al Nord. L’ateneo più caro risulta La Sapienza di Roma, seguito dall’Università di Bari e dalla Federico II di Napoli. 

Insomma, al momento la mancata copertura totale dei servizi per il diritto allo studio rappresenta un forte ostacolo a un accesso all’università che sia davvero “per tutti”.

Un piccolo passo avanti si è fatto nei giorni scorsi. «Dopo un autunno di mobilitazione degli studenti e delle studentesse, nella Legge di Bilancio 2020 sono stati stanziati 31 milioni in più rispetto allo scorso anno sul fondo nazionale per il diritto allo studio» spiega la coordinatrice Link «ma questa è solo una prima vittoria. Servono ulteriori finanziamenti per dare risposte ai 21mila studenti idonei senza alloggio, inoltre le Regioni devono fare la loro parte e stanziare i finanziamenti necessari per la copertura totale».

Altrimenti saremmo punto e da capo. Ma davvero ci vuole così tanto a capire che per il diritto allo studio vanno finanziati fondi sufficienti a coprire almeno l'ammontare delle borse di studio per gli aventi diritto?

Rossella Nocca

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