Dieci anni di Agenzia nazionale giovani, è tempo di bilanci: ma il meglio deve ancora venire

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 13 Nov 2017 in Notizie

Agenzia Giovani Erasmus+ Unione Europea

«Avremo un’Europa vera quando la capacità di camminare e correre per le strade europee sarà un’esperienza comune a molti, non solo ai giovani che partecipano al progetto Erasmus. Sarà difficile, allora, costruire muri se ci sono centinaia di migliaia di giovani che ogni anno attraversano frontiere, conoscono culture, vivono esperienze in ogni angolo dell’Europa». Si può sintetizzare con questa frase di Luigi Bobba, sottosegretario del ministero del lavoro e delle politiche sociali con delega alla gioventù, l’evento “10, 30, 60 E ora è ora – Giovani in Europa… il meglio deve ancora venire” organizzato dall’Agenzia nazionale giovani qualche giorno fa alla Camera di Commercio di Roma presso la Sala del tempio di Adriano. Un evento per festeggiare i dieci anni dell’Agenzia, ma ricordare anche il trentennale del programma Erasmus e i 60 anni dall’Unione Europea.

Una due giorni in cui Giacomo D’Arrigo, direttore generale Ang, ha evidenziato soprattutto i numeri del lavoro di questi dieci anni. Oltre 4.500 progetti presentati, finanziati e monitorati, 92 milioni di euro di fondi europei messi in circolazione, 100% delle risorse europee impegnate, più di 110mila giovani che hanno partecipato ai programmi di scambio, con un’età media tra i 18 e i 25 anni, di cui il 53,3% donne.

Tanti speech in sequenza in cui ascoltare tante persone, politici e non, confrontarsi su quello che si è fatto fino ad ora e sui nuovi progetti, ma anche per sentire le storie di chi proprio grazie a dei piccoli sogni è riuscito a creare qualcosa e oggi vuole essere fonte di ispirazione per altri.

Così si alternano i panel con il ministro per la coesione territoriale e il mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che sottolinea l’importanza del progetto Erasmus Plus: «è importantissimo, consente di ritrovarsi ad avere il gusto di essere europei». E ricorda come siano necessari proprio i giovani per «avere l’entusiasmo di accogliere i diversi». Ma presenta anche i provvedimenti fatti con il decreto legge mezzogiorno per andare incontro ai giovani. Come Resto al Sud, che prenderà il via a fine novembre, e permette a cooperative di giovani che vogliono metter su un’impresa di avere i finanziamenti da parte dello Stato. O come la Banca delle terre, grazie al quale i terreni abbandonati, magari da emigrati andati via negli anni 50, possono essere usati da giovani e cooperative per fini produttivi ed essere tolti dallo stato di abbandono.

Alle parole di un ministro segue la storia di Fabio Zaccagnini, inventore di Rockin1000, chiamato a parlare di sogni, in particolare del suo. Che era quello di far suonare i Foo Fighters a Cesena e c’è riuscito grazie a un’idea, un progetto, e grazie a tante altre persone con cui ha realizzato un video che ha ricevuto 40 milioni di visualizzazioni e ha convinto Dave Grohl a esibirsi proprio a Cesena. «Non importa se non avete idea di quale sia il vostro sogno» racconta alla platea di giovani presente «perché quando lo trovate allora penserete solo a quello e perderete tutto per realizzarlo. L’importante è non pensare in grande: sognate in piccolo perché le cose cambiano nel tempo. E dividete i sogni in piccoli micro ambizioni».

Altre storie e altre testimonianze come quella di Michele Tranquilli, che spiega L’importanza della partecipazione attiva dei giovani, lui che ha partecipato all’Erasmus+ ma che ha iniziato a “partecipare” a 10 anni con il suo primo summercamp. Lì decide di imparare l’inglese per parlare con l’animatore che conosce solo quella lingua. Da allora Michele ha fatto molta strada per partecipare, conoscere, interagire, litigare. Fino a un viaggio in Tanzania a 17 anni per fare il volontario. «Lì mi scopro perennemente infelice, a disagio, mi sento inutile. Due anni dopo nel 2008 sono sempre in Tanzania in un piccolo villaggio e vedo una piccola capanna che aveva la funzione di una scuola, con dei genitori che cercavano di fare dei mattoni per farne una nuova. Capisco che voglio aiutarli. Da solo però non vado da nessuna parte e allora cerco di far partecipare altri giovani. E di coinvolgerli con le loro competenze. Ci riesco e dopo sette mesi in un campo dove non c’era nulla, c’era finalmente una scuola completa». Un racconto entusiasta per far capire che la partecipazione va ispirata e raccontata. «Partecipare significa tirar fuori le tue competenze e capire di che pasta sei fatto».

Altri giovani, altre storie, entusiasmo, racconti di partecipazione: a loro Federico Taddia, presentatore della due giorni, chiede «Non vi sentite diversi dal resto del mondo, da come sono i giovani o da come vengono narrati?». E la risposta è unanime: diversi no, fortunati per aver vissuto percorsi diversi, per aver avuto dei mentori e aver imparato ad apprezzare la diversità.

Conoscenze, cambi di orizzonte che trasformano quasi tutti quelli che vi partecipano. Tra questi anche il sottosegretario agli affari europei, Sandro Gozi, che definisce l’Erasmus «una parte bellissima della propria vita». E che proprio grazie agli scambi prima al liceo e poi all’università deve la sua crescita come “europeo”. «Sono cresciuto moltissimo come persona, capendo cose che si danno per scontate. Perciò dico: fatelo tutti». Dal 1989, quando lui ha partecipato, le cose sono cambiate e «oggi nessuno deve spiegare cosa è andato a fare in un altro Paese». Gozi, però, allontana con decisione il tema del non ritorno di chi va a studiare all’estero. «È un falso problema. Sono stato 16 anni fuori e poi sono tornato per impegnarmi in politica. L’Europa è il nostro Paese. Il problema non è che si espatri. Il problema è che l’Italia non riesce a essere attrattiva».

E a proposito dell’Erasmus, il sottosegretario dice «è un antidoto al razzismo, alla xenofobia, all’antieuropeismo, all’illusione di chiudere il mondo fuori. Se oggi c’è tanto euroscetticismo è perché non abbiamo trovato l’Europa dove l’aspettavamo. Credevamo avrebbe governato il terrorismo, l’immigrazione, la crisi finanziaria: non l’ha fatto e gli italiani che erano i più euro entusiasti sono diventati i più delusi».

Non bisogna, però, avere paura del futuro. Di come l’Italia e il mondo intorno sta cambiando. Ed è il sottosegretario Bobba a dirlo in chiusura del suo intervento. Ricordando ai presenti in sala una frase che aveva letto: «Il coraggio cresce quando agisci, cammini. La paura aumenta quando stai fermo». E spiegando che «Tutto quello che siamo e vorremmo diventare è legato ai nostri desideri. Cosa desideriamo dalla nostra vita, dal lavoro, dallo studio, dagli affetti. Sono i desideri che ci muovono. Eppure la radice di questa parola è singolare, viene dal latino “de-sidera” che significa la mancanza delle stelle. Il desiderio indica quindi una mancanza, un tendere verso una meta. Ed è chiaro che le stelle siano qualcosa che ci guida. Quindi se prendiamo consapevolezza dei nostri desideri allora possiamo fare in modo che quei sogni diventino progetti, realtà concrete. E allora sì, ritornando alla frase, è tempo di camminare, crescere, cambiare».

E lo è anche per l’Agenzia nazionale giovani, che in dieci anni è diventata grande, ha avuto le sue difficoltà che è riuscita ad affrontare e ha continuato a dare una mano ai tanti giovani che a lei si sono affidati. Buon compleanno!


 Marianna Lepore

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