«Maternità e paternità, una palestra dieci volte più formativa di corsi e simulazioni!»: ecco cos'è Maam per Danone

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 11 Mag 2018 in Approfondimenti

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«Le aziende spendono tantissime risorse per allenare le persone a sviluppare soft skills, diventare più intelligenti emotivamente, più capaci di risolvere i problemi, più agili e flessibili, attraverso corsi e simulazioni: ma la maternità e la paternità sono una palestra eccezionale, dieci volte più formativa». Così Sonia Malaspina, HR director per Italia e Grecia di Danone Company e per il Sud-Est Europa della Divisione Infantile, inizia a raccontare come la sua azienda si èSonia Malaspina avvicinata a Maam (acronimo di Maternity as a Master), il programma pensato per valorizzare la genitorialità in azienda e per aiutare mamme e papà ad essere più consapevoli delle proprie capacità in quanto genitori. Secondo Riccarda Zezza, fondatrice di Maam, le competenze come il multitasking, la capacità di lavorare per priorità, l’ascolto e l’intelligenza emotiva, risorse che naturalmente si sviluppano tra coloro che diventano genitori, possono essere efficacemente sfruttate anche sul posto di lavoro, a vantaggio sia della persona che dell’azienda. 

Danone, multinazionale alimentare presente in Italia con tre differenti business (prodotti lattiero-caseari freschi con Danone spa; nutrizione infantile con Mellin; alimenti a fini medici speciali nutrizione medica con Nutricia Italia), ha lanciato Maam in azienda a gennaio di quest'anno e ne è già entusiasta: «la gravidanza e la nascita sono una palestra straordinaria, quindi quando ho visto il progetto di Riccarda Zezza di Maam ho capito che era qualcosa che poteva essere integrato non solamente come aiuto alla genitorialità, ma anche come strumento di formazione manageriale nelle aziende. Per noi ha questa valenza».

L'incontro tra Danone e Maam risale all'anno scorso: all'evento annuale Best Stage 2017 della Repubblica degli Stagisti Malaspina si è trovata gomito a gomito con Riccarda Zezza, entrambe relatrici della tavola rotonda “Valorizzare le donne in azienda”. Non poteva che nascere l'intesa. Danone, infatti, non è nuova al tema della tutela della maternità: Mellin ha fatto in questo caso da capofila per le altre due società della Company sui temi della genitorialità, nel 2011 ha lanciato il “Baby decalogo”, un’iniziativa che raccoglie una serie di buone pratiche volte ad accompagnare le mamme e i papà durante l’esperienza della gravidanza e del rientro in azienda, al fine di rendere l’esperienza il più positiva possibile: un'iniziativa che l'anno scorso le è valsa anche un premio, l'AwaRdS “speciale Donne al lavoro”. E che è diventata per Danone una best practice e un obiettivo da realizzare per tutte le sedi nel mondo. 

Il decalogo comprende tra le altre cose un supporto economico ulteriore alle famiglie attraverso un'integrazione della maternità facoltativa rispetto a quanto previsto per legge e un congedo retribuito di dieci giorni ai papà
, supporto psicologico, flessibilità oraria nel primo periodo di reinserimento in azienda, un kit informativo e un omaggio di prodotti aziendali alla famiglia per i primi tre anni di vita del bambino. Una prova dell’impegno concreto che l’azienda pone a favore della genitorialità. Per questo l’introduzione di Maam in Danone è stata una novità apprezzata e percepita come in continuità con tutta l’offerta precedente.


Fiammetta Bertolani«Non potevamo che far parte di questo progetto!» conferma Fiammetta Bertolani, 37 anni, senior Brand manager di Mellin, in azienda dal 2008 e mamma di due bambini di due e quattro anni. Fiammetta è tra coloro che stanno usufruendo di Maam in azienda e ne è entusiasta: «Per me non è stata una “novità” dirompente, ma una naturale prosecuzione del supporto che l’azienda ci dava già prima dell’introduzione di Maam. Ho quindi notato la coerenza con tutto quello che c’era stato prima, dalla flessibilità al rientro dalla maternità all’incentivo economico della maternità facoltativa. Un regalo dell’azienda che è veramente apprezzato».

In che termini, in partcicolare, un programma come Maam può essere utile per i partecipanti? «Oltre ad essere una riconferma qualitativa di una crescita personale e di una trasformazione che ho vissuto, lo è stata anche in senso quantitativo, che è la cosa che mi ha entusiasmato di più» riflette Fiammetta Bertolani: «Uno dei moduli per esempio racconta dal punto di vista scientifico come il cervello della donna si evolva con la maternità. Io avevo già sperimentato su di me queste nuove qualità, ma non mi aspettavo che le sinapsi effettivamente si moltiplicassero! Quindi non si tratta solo di una self-confidence migliorata, ma anche della prova scientifica che il proprio corpo è cambiato e che questo può avere un impatto importante e positivo anche nell'ambiente di lavoro».

Il percorso di training che Maam propone si struttura in “lezioni” online di circa venti minuti ciascuna, per un totale di oltre centocinquanta pagine di contenuti, trecento domande e spunti per aumentare la consapevolezza sulle competenze migliorate e l’accesso a un network di altre mamme e papà per condividere riflessioni e organizzare incontri. In Danone il team HR ha deciso di sfruttare Maam in tutte le sue potenzialità, creando un gruppo dedicato sul proprio social network interno che al momento coinvolge una settantina di persone (ovvero tutti i neo-genitori con bambini fino a 3 anni) – tra cui molti papà – sia presso la sede centrale sia presenti sul territorio e dove di volta in volta le addette alle risorse umane caricano contenuti, articoli e video relativi all’esperienza Maam.

Secondo i primi feedback arrivati all'ufficio HR anche i padri – l’età media dei genitori di Danone è tra i trentasette e i quarant'anni – sono molto contenti del programma. «Un giovane papà della Sicilia, che riveste unMarialaura Agosta ruolo commerciale, ci ha addirittura chiamato per ringraziarci» racconta Marialaura Agosta, HR business partner di Mellin. «Hanno risposto tutti con grande entusiasmo, soprattutto i papà del field, quelli che lavorano cioè sul territorio e non a Milano nel nostro headquarter: non essendo qui con noi in sede, anche grazie a questo programma si sono sentiti maggiornente coinvolti». Il programma quindi è utile anche per avvicinare i dipendenti tra di loro e per accrescere il legame con l’azienda. In più la possibilità che Maam offre di personalizzare il percorso lo rende altamente fruibile, e quindi ancora più apprezzato: le persone possono infatti selezionare in autonomia i moduli da affrontare, senza dover seguire un ordine prestabilito.

Per comunicare l’adesione a Maam ai dipendenti, Danone ha utilizzato i momenti di incontri mensili con tutta la popolazione aziendale dedicati alla condivisione delle novità dell’azienda. Dopo il lancio del programma, le mamme e i papà dell’azienda hanno poi ricevuto una mail ad hoc, per avere maggiori informazioni e scoprire meglio le opportunità offerte da Maam.

Ma Maam è virtualmente utile non soltanto per coloro che sono genitori. Nel momento in cui i contenuti del programma suscitano interesse, infatti, le informazioni vengono messe in circolo facilmente tra colleghi e spesso diventano argomento di conversazione. «Potenzialmente possono essere coinvolti anche i colleghi non genitori, perché è informazione anche per loro» puntualizza Bertolani. «Io per esempio ho raccontato alla mia collaboratrice del modulo sugli effetti e i cambiamenti generati dalla maternità, e nonostante lei sia ancora giovane e non abbia figli al momento, si è comunque fermata a chiacchierare con me, molto incuriosita».

Non solo. Anche verso l’esterno la presenza di Maam gioca un ruolo preponderante in termini di trust aziendale, diventando un elemento davvero distintivo. Ne è un esempio la valutazione positiva che, attraverso di esso, alcuni candidati riservano a Danone rispetto ad altre aziende. «Nella selezione dei candidati ci sono stati dei papà che ci hanno detto che tra le aziende di largo consumo avevano scelto noi anche per questo tipo di approccio e di valore, qualcosa che non è scontato nelle aziende di questo tipo» puntualizza Sonia Malaspina. «Questa è una scelta di Danone anche per rendere più attrattiva l’azienda per i candidati migliori. Avevamo ad esempio un candidato fortissimo che poteva scegliere tra due diverse realtà, papà anche lui da poco, e alla fine ci ha detto esplicitamente che ha preferito noi perché voleva un’azienda che avesse un approccio di questo tipo, pur essendo un uomo. Vediamo che ci stiamo distinguendo; questo per me è grande fonte di orgoglio anche perché ci consente di attrarre ottimi candidati». 

DanoneIn Danone, dopo soli quattro mesi, Maam è integrato sia dal lato degli utenti che da quello dell’organizzazione aziendale. «Il servizio di costumer care, ad esempio, ha dato un riscontro eccellente: per la festa del papà il team ha fatto un video stupendo con le dieci qualità dei papà, che poi è stato condiviso con tutta l’azienda» racconta ancora Sonia Malaspina. «È uno dei progetti più apprezzati a livello aziendale».

Ma non sarà che per un’azienda che al cuore del suo business ha prodotti per la prima infanzia è più facile avvicinarsi ad un progetto del genere rispetto ad altre? La risposta di Malaspina è categorica: «In Italia ci sono ancora tante mamme che lasciano il lavoro dopo la nascita del primo o del secondo figlio, ed è un patrimonio che la società perde. Il contributo femminile si sta affermando un po’ in tutti i settori, e per questo l’azienda deve riconoscerne l’importanza, indipendentemente dal settore, dal prodotto, dall’attività. A fronte di prodotti che più o meno sono sempre gli stessi, a livello aziendale ci si sta sempre più rendendo conto che quello che fa la differenza sono le persone e la creatività. Quindi penso davvero che sia un’esperienza che può interessare aziende in qualsiasi tipo di settore».

O
ra Danone conta di monitorare i primi risultati e raccogliere i primi feedback. Con la possibilità, in caso di esito positivo, di lanciarlo ancora di più all’esterno, magari in partnership con qualche altra azienda della sua “filiera”. Nel frattempo, l’azienda si concentrerà sulla misurazione del gender pay gap, la disparità salariale tra uomini e donne in azienda: «tra l'altro la normativa europea è sempre più attenta a questo tema» conclude Malaspina. Un suggerimento al team di Maam? «Al di là della fascia 0-3, sarebbe bello poterlo estendere anche alle fasce d’età più grandi»!

Irene Dominioni

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