Scienze biologiche all'università e poi in Egitto come guida snorkeling, quando il lavoro stagionale trasforma la teoria in pratica

Luisa Urbani

Luisa Urbani

Scritto il 19 Ago 2019 in Storie

#università e lavoro biologia contratto stagionale esperienza all'estero

La Repubblica degli Stagisti compie in questo mese di agosto un viaggio nell'universo del lavoro stagionale: articoli e storie che focalizzano questo particolare segmento del mercato del lavoro, con le sue luci e ombre. Questa è la storia di Erica Perino, oggi docente alle scuole superiori, appassionata di biologia marina. A 27 anni, per un'estate, ha fatto un'esperienza di lavoro stagionale nel settore turistico in Egitto.

Sono nata trentasei anni fa tra le montagne piemontesi, ma sin da quando ho mosso i primi passi sono stata attratta dalla bellezza del mare. Per questo a quattordici anni mi sono iscritta all’ istituto tecnico industriale di Biella: volevo diventare perito chimico ambientale. Il diploma delle superiori sarebbe stato il primo passo per poi fare la biologa marina. Terminate le superiori, mi sono trasferita a Milano per frequentare il corso di laurea triennale in Scienze biologiche.

Durante la mia esperienza universitaria ho conosciuto alcuni colleghi che avevano lavorato come guide snorkeling per un’azienda milanese che organizzava viaggi in Egitto in collaborazione con hotel locali. Tutti mi avevano descritto questo lavoro stagionale come un’esperienza molto affascinante e soprattutto utile per il mio percorso formativo.

Così, dopo essermi laureata, ho deciso di partire alla volta dell’Egitto per vivere questa nuova avventura. Prima di contattare l’azienda, ho parlato con i miei genitori del mio desiderio, dato che si trattava di trasferirsi all’estero per cinque mesi. Entrambi sono stati entusiasti nel vedere la mia voglia di essere intraprendente e mi hanno dato subito l’ok. Dopo aver sostenuto un colloquio ed un esame per testare le mie competenze in biologia marina, ho firmato il contratto di lavoro stagionale.

Avrei lavorato da maggio a settembre per 500 euro lordi al mese. L’azienda avrebbe pagato però il vitto, alloggio e il viaggio di andata e ritorno. La somma non era alta, dato che nel contratto era stabilito che avrei lavorato 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno, ma quello che incassavo l’avrei messo direttamente “in tasca” perché non avrei avuto altre spese da sostenere.  Ho pensato anche che si trattava della mia prima esperienza lavorativa: avevo 28 anni e mi ero appena laureata, non potevo mica pretendere uno stipendio da 1500 euro!

I mesi a Berenice sono stati veramente stancanti. Dai racconti dei miei colleghi avevo intuito che non sarebbe stata una passeggiata, ma finché non sperimenti certe esperienze sulla tua pelle non le comprendi fino in fondo.

In teoria lavoravo dalle 8 alle 21, ma in realtà l’unico momento di vero riposo era quando salivo in camera mia per dormire. I clienti non mi lasciavano respirare: appena mi vedevano avevano delle richieste da farmi. Non si rendevano conto che potevo essere stanca, per loro dovevo sempre essere sorridente e felice. Questo ovviamente è un problema che non posso imputare ai miei datori di lavoro. Anzi, a loro non devo recriminare nulla o quasi. Il contratto è stato rispettato alla lettera anche se una nota negativa c’è stata: non erano previsti dei benefici per i parenti dei lavoratori che volevano raggiungere i propri cari a Berenice. Così non ho visto i miei genitori per diversi mesi.

L’unica cosa che mi faceva sopportare gli orari massacranti, i clienti stressanti e la lontananza da casa era il fatto di lavorare in un posto bellissimo, facendo quello che più amavo e allo stesso tempo ampliando le mie competenze e conoscenze in materia. Questo lavoro mi ha permesso di mettere in pratica quello che avevo studiato negli anni precedenti. Potevo finalmente osservare dal vivo la flora e la fauna marina che, fino a quel momento, avevo visto solo riprodotta sui libri. Ogni giorno accompagnavo i turisti a fare escursioni sul mar Rosso e organizzavo anche lezioni di biologia in inglese per loro. Tutte esperienze molto utili anche per perfezionare le mie conoscenze linguistiche. 

Terminata la stagione estiva, i miei titolari mi hanno proposto un rinnovo contrattuale per altri due mesi. Non ho accettato perché volevo continuare a studiare, iscrivendomi alla specialistica. Così ho fatto le valigie e sono tornata a Milano più stanca di prima, ma con un bagaglio di conoscenze molto più ampio!

Questa è stata la mia unica esperienza come lavoratrice stagionale, ma è stata sufficiente per farmi capire quanto sia importante per la propria carriera fare una prova di questo tipo. Non tanto per un guadagno in termini economici, ma per la propria formazione. Fare un lavoro stagionale in linea con i propri interessi e studi permette di mettere in pratica le cose apprese sui i banchi di scuola, aiutando anche a capire se si è portati per quel mestiere e se si vuole fare per tutta la vita. Alcuni miei colleghi, infatti, hanno trasformato il lavoro stagionale di guida snorkeling nella loro professione attuale. Io alla fine ho scelto di intraprendere la carriera scolastica facendo anche un dottorato di ricerca. Ora insegno biologia alle superiori, e spero di trasmettere la mia passione per la biologia marina anche alle future generazioni. 

testimonianza raccolta da Luisa Urbani

 

Community