Borsa Schuman, poi Parigi e di nuovo Bruxelles: «Ma non sempre l'estero è meglio dell'Italia»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 05 Ott 2013 in Storie

Il Parlamento europeo apre le porte agli stagisti di tutta Europa. La nuova tornata di selezioni per i tirocini Schuman è aperta fino al 15 ottobre: 200 posti a disposizione e 1.200 euro mensili di rimborso. Cosimo Scarcia, trentaduenne di Taranto, ha ottenuto una borsa Schuman, opzione generale, nel 2009. Qui racconta alla Repubblica degli Stagisti com'è stata la sua esperienza.

Sono pugliese, nato a Taranto nel 1981. Dopo la maturità linguistica, nel 2000 mi sono trasferito a Perugia per studiare Scienze della comunicazione. All'epoca in cui mi sono iscritto - sono un po’ "datato" - c’era ancora il vecchio ordinamento, che prevedeva un percorso di studi di cinque anni. All’epoca scrivere era la mia passione e volevo, come tanti, diventare giornalista. I miei genitori mi hanno incoraggiato ma nella vita fanno tutt’altro e purtroppo non hanno avuto come me la possibilità di continuare a studiare. Ma mi hanno sempre sostenuto e sono stati al mio fianco per tutta la durata dell'università.
Dopo la laurea, a giugno 2006, sono tornato per un breve periodo di tempo in Puglia. All’epoca lavoravo in un call center, prendendo 600 euro al mese per un impegno di 25 ore settimanali, e la sera davo una mano nel ristorante dei miei genitori. A gennaio ho iniziato un master allo Iulm di Milano in Comunicazione per le Relazioni internazionali. Grazie a questo titolo sono riuscito a capire davvero come funziona il mondo del lavoro visto che avevamo non solo docenti professori universitari ma anche professionisti del settore. 
Prima dell'esperienza al Parlamento europeo avevo fatto un primo tirocinio presso l’Istituto italiano di Cultura ad Algeri, organizzato attraverso il master e che sono riuscito a ottenere grazie ai contatti filtrati dallo Iulm. Una fase della mia vita molto interessante, da un punto di vista sia umano che professionale. La durata è stata di tre mesi, da settembre a dicembre 2007. Collaboravo alla gestione dell'Istituto nell'organizzazione di eventi, nell'aiuto in biblioteca e nel supporto ai corsi di italiano come docente di conversazione. Purtroppo però nessun rimborso spese, e solo la possibilità di alloggiare nei locali messi a disposizione dall’ambasciata. Come spesso accade, lo stage si è concluso con una stretta di mano e un arrivederci.  
Dopo il master, tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, sono riuscito a trovare un altro stage di sei mesi in una multinazionale a Milano (la Alstom Power), con un rimborso spese di circa 650 euro mensili oltre ai ticket restaurant. Mi occupavo di comunicazione interna ed è lì che ho iniziato a lavorare in ambito Risorse umane e a conoscere la materia, fattori che poi mi sono risultati molto utili nel proseguo della mia carriera. È stata un'ottima esperienza in cui ho imparato tantissimo e ho toccato con mano una realtà aziendale complessa. 
Subito dopo, il colpo di fortuna. Sapevo dell’esistenza delle borse Schuman e ho compilato la domanda online per l'opzione generale. A dicembre del 2008 ho ricevuto una mail mi informava che la mia domanda era stata accolta e ho quindi spedito tutti i documenti necessari. La durata è stata di cinque mesi, da marzo a luglio 2009, con un rimborso spese di circa 1200 euro mensili. Con il tutor il rapporto era ottimo così come con  tutto il resto del team che era, ovviamente, multietnico e multiculturale. Ho lavorato all’interno del progetto per il centro visitatori del Parlamento, che all’epoca non esisteva ancora mentre adesso è una realtà. Mi occupavo della stesura di contenuti, facevo ricerche storeografiche, di immagini sul web e di altro materiale. In più partecipavo a riunioni con i fornitori esterni. Sono anche stato invitato all’inaugurazione del centro, che si è tenuta nel 2011, e devo ammettere che il progetto è davvero ben riuscito! Purtroppo, finito lo stage le possibilità di continuare erano nulle, per cui non c'è stato nessun seguito. 
Il periodo successivo l'ho trascorso da disoccupato: sono stato circa nove mesi senza lavoro. Finalmente a maggio 2010 le cose sono cambiate, e ho iniziato a lavorare come researcher in una piccola società di headhunting a Parigi, la Fsc. Contratto a tempo indeterminato, 1.500 euro al mese: sono rimasto per circa due anni. Il mio compito era trovare profili adatti a quelli cercati dai clienti.
Poi il ritorno a Bruxelles. Rispondendo agli annunci, ho trovato un impiego in una società che si occupa della costruzione di treni e aerei, la Bombardier, nel servizio recruitment. Sono stato loro dipendente per due anni, da novembre 2011 ad agosto 2013; guadagnavo più o meno 2mila euro al mese. Da un paio di mesi sono invece alla Ucb, sempre nello stesso settore: lo stipendio è lo stesso, e va detto che, seppure sostanzioso, è da tarare sul costo della vita belga - più alto rispetto a quello italiano. È un aspetto su cui si riflette sempre troppo poco quando si guarda ai salari d'Oltralpe. 
In definitiva sono soddisfatto del mio percorso: ho svolto sempre mansioni abbastanza attinenti con il mio background. Le mie aspirazioni sono di continuare nell'ambito in cui lavoro al momento, e capire fin dove posso arrivare. Vedremo: non sono una persona troppo ambiziosa, per cui non mi fisso degli obiettivi per adesso. 
Fortunatamente i miei amici lavorano tutti o quasi, chi con qualche difficoltà
e in maniera più precaria e chi in maniera più stabile. Dipende dagli ambiti. Il sistema degli stage in Italia è problematico sotto tanti punti di vista, ma non bisogna credere che altrove sia molto meglio. Qui in Belgio esiste un analogo meccanismo di sfruttamento. Ad esempio non c’è un vero e proprio limite di anzianità per diventare stagista e si abusa di persone anche adulte con stage sottopagati o assolutamente gratuiti, soprattutto in tutto ciò che gira intorno alle lobby europee. Noi italiani abbiamo un po’ la tendenza a pensare che fuori dal nostro Paese la situazione sia sempre rosea mentre a volte è vero il contrario. L'unica cosa che mi sento di consigliare a chi sta ancora studiando è di non aspettare la laurea per sperimentare il mercato del lavoro, ma di tentare con qualche stage prima di concludere la carriera accademica.

Testo raccolto da Ilaria Mariotti


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