«Un'esperienza arricchente», Francesca racconta il suo stage alla Corte di giustizia europea

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 19 Ago 2018 in Storie

buone opportunità Corte di giustizia europea corte penale internazionale esperienza all'estero organizzazioni internazionali stage all'estero storie di stage

La Corte di Giustizia dell'Unione europea offre ogni anno una cinquantina di posti per tirocinanti europei laureati in giurisprudenza o scienze politiche, con un buon rimborso spese: più di 1000 euro mensili. L'avvio degli stage per chi farà domanda entro il 15 settembre, e verrà selezionato, è previsto per marzo 2018. Francesca De Grazia, 26 anni, ha partecipato al progetto quest’anno e ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza a Lussemburgo.

Sono nata a Fiesole, in provincia di Firenze, dove ho preso la laurea magistrale in giurisprudenza italo-francese nel dicembre del 2016. È un programma organizzato dalle università di Firenze e Paris 1 Panthéon-Sorbonne che permette di ottenere, dopo cinque anni di studi, sia la laurea in giurisprudenza italiana che la Maitrise en Droit francese, consentendo l’accesso alle professioni legali in entrambi i paesi. Ogni anno cinquanta studenti vi accedono dopo un test di ammissione: venticinque selezionati dall’università italiana e altrettanti da quella francese, ma quando mi sono iscritta, nel 2011 erano solo quindici per ateneo. Il corso prevede la frequenza con relativi esami dei primi due anni a Firenze, del terzo e quarto anno a Parigi e per il quinto anno un primo semestre di lezioni a Parigi e un secondo dedicato alla redazione della tesi di laurea in Italia.

Avevo studiato il francese al liceo linguistico Machiavelli Capponi che, tramite l’accordo bilaterale tra Francia e Italia Esabac, rilascia un doppio diploma – la maturità italiana e il Baccalaureat francese – permettendo l’accesso diretto all’università in entrambi i Paesi. Opzione concretizzatasi con questo corso di laurea. Oggi sono molto soddisfatta della scelta: ho approfondito cultura e metodi universitari stranieri, perfezionato il francese, acquisito apertura ed elasticità mentali stimolando la mia curiosità.

Il primo stage che ho fatto è stato un curriculare estivo di due mesi, da metà giugno a metà agosto del 2015, al Tribunale di Sorveglianza di Firenze: un tirocinio obbligatorio del corso di laurea. Avevo trovato l’avviso nella sezione degli annunci di tirocinio del sito dell’ateneo. Non ricevevo alcun rimborso spese, ma l’esperienza è stata formativa e
interessante: mi ha permesso di acquisire una conoscenza completa del diritto penitenziario e dell’esecuzione penale.

Nel 2014 e 2015, durante l’anno accademico, ho fatto del volontariato a Parigi in un carcere tramite l’associazione francese Genepi, offrendo lezioni di italiano una volta alla settimana ad alcuni detenuti della prigione di Fresnes.

Poi
nel settembre del 2016, mentre finivo di scrivere la tesi dedicata alla mediazione penale, ho iniziato un master annuale all’université Paris 1 – Pantheon – Sorbonne in diritto penale. Non avevo una borsa di studio, ma era un master pubblico e in Francia le tasse universitarie, anche per i master, sono molto basse: ho pagato meno di 400 euro. Ho approfondito aspetti del diritto penale grazie a materie che non avevo potuto studiare durante la laurea magistrale – e credo sia stato determinante per la mia selezione, il mese seguente, per uno stage alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, in Olanda.

Ormai mi ero appassionata alla dimensione sovranazionale del diritto penale e consultando il sito della Corte penale internazionale avevo scoperto questi tirocini. Così ho presentato la mia candidatura e sono stata selezionata per uno stage di sei mesi, da settembre 2017 a marzo di quest’anno, nell’ufficio del direttore della divisione dei servizi giudiziari, nella cancelleria della Corte.

L’ufficio fornisce servizi amministrativi e supporto giuridico agli organi giudiziari e coordina varie sezioni. Ho collaborato con tutte quelle interne, lavorando con persone provenienti da tutto il mondo. Purtroppo non avevo un rimborso spese – quindi, ancora una volta, ho dovuto contare solo sui miei genitori. Ma il sacrificio economico è stato indubbiamente ripagato dall’esperienza, estremamente positiva sia dal punto di vista dei rapporti umani con stagisti, colleghi e tutor, sia per la varietà e l’importanza delle mansioni affidate. Ho, però, concluso lo stage con un mese di anticipo perché, dopo aver fatto domanda per la prima sessione del 2018, mi è stato offerto un tirocinio alla Corte di Giustizia dell’Unione europea che non potevo proprio rifiutare! Non solo perché finalmente era previsto un rimborso spese, ma anche per l’occasione unica che mi veniva offerta.

I colleghi e superiori della Corte all’Aja, con cui si era creato un ottimo rapporto, mi hanno suggerito di fare domanda per eventuali posizioni lavorative che si apriranno in futuro: ma sono sempre meno. Una volta, invece, era molto più frequente vedersi offrire un’assunzione post stage. Poi l’istituzione tende a mantenere una rappresentazione geografica del personale equilibrata assumendo in egual numero persone dai vari Stati membri: ultimamente per l’Italia c’è una sovra rappresentazione, e dunque ridotte possibilità di nuove assunzioni.

Un paio di anni fa avevo scoperto i tirocini presso la Corte di giustizia e questo, infatti, era già il mio terzo tentativo di candidatura. Due mesi dopo ho ricevuto una proposta per un tirocinio con rimborso spese dal primo marzo al 31 luglio. Così ho concluso in anticipo lo stage alla Corte penale internazionale per andare in Lussemburgo, visto che i periodi di tirocinio nelle istituzioni europee non sono negoziabili.

Ho avuto pochi giorni per organizzare il trasloco perciò ho cercato una sistemazione a distanza, in un appartamento da sola in una zona ben servita dai mezzi pubblici. Non è stata certo la soluzione più economica: il rimborso spese previsto dalla Corte, 1.120 euro mensili, nel mio caso è bastato a malapena a coprire l’affitto, che costava più di mille euro. Anche questa volta, quindi, ho dovuto contare sui miei genitori. Ma so che altri tirocinanti hanno speso meno scegliendo residenze o grandi condivisioni fino a dieci-venti persone nello stesso appartamento! – o allontanandosi dalla città. Comunque è difficile spendere meno di 600-800 euro, visto che il costo degli affitti in Lussemburgo è molto elevato. Il rimborso spese, poi, non prevede buoni pasto, ma ci è stato fornito un abbonamento ai mezzi pubblici.

Sono stata assegnata all’Unità di traduzione italiana presso la Direzione generale del multilinguismo, responsabile della traduzione dei documenti giuridici prodotti. Traducevo i documenti sia dal francese sia dall’inglese. L’inserimento all’interno della Corte di Giustizia è stato ottimo: nelle prime settimane vengono proposte ai tirocinanti attività formative per illustrare il ruolo dei vari servizi ai quali sono assegnati e, nel caso delle unità di traduzione, anche formazioni approfondite per acquisire familiarità con i metodi di lavoro e di ricerca dei giuristi linguisti – un momento particolarmente formativo ma anche un’ottima opportunità per instaurare buoni rapporti sin da subito con altri tirocinanti. Inoltre, il capo dell’Unità di traduzione Italiana e tutti i giuristi linguisti con cui ho lavorato si sono dimostrati gentilissimi e disponibili a dare spiegazioni, rendendo l’ambiente lavorativo davvero molto piacevole. L’ottimo rapporto con i colleghi rende particolarmente formativo questo stage: al tirocinante è assegnato un funzionario giurista linguista per la revisione di ogni documento, e le eventuali correzioni vengono discusse insieme, permettendo di avere continui feedback sul lavoro svolto. Si partecipa attivamente alle attività principali della Direzione del multilinguismo, visto che le traduzioni proposte diventano i documenti ufficiali prodotti dalla Corte. Ho avuto la possibilità di assistere ad alcune udienze e alla pronuncia delle sentenze che avevo tradotto personalmente, rendendomi conto concretamente del ruolo svolto anche da noi stagisti.

L’aspetto più interessante è l’esperienza multiculturale e multilingue visto che si lavora quotidianamente con persone provenienti da tutti gli Stati membri. In più venivano proposti ogni settimana dei pranzi linguistici: occasioni per riunirsi a tavola con tirocinanti e funzionari allenando una lingua straniera. Ho partecipato a uno di questi pranzi in spagnolo, un’iniziativa molto interessante! E poi si partecipa attivamente alla costruzione del diritto europeo: lavorando alla traduzione spesso si conoscono in anteprima tutte le evoluzioni della giurisprudenza della Corte.

È stata un’esperienza molto formativa: ho approfondito la conoscenza del diritto dell’Unione e del funzionamento della sua principale istituzione giuridica e preso maggiore consapevolezza dell’importanza dell’integrazione europea. Ho stretto profondi rapporti di amicizia con altri tirocinanti anche grazie all’organizzazione di aperitivi settimanali. Lavorando per ogni documento con un revisore diverso, ho conosciuto la maggior parte delle persone che lavorano nell’unità italiana: sono stati tutti molto disponibili nei miei confronti senza mai far percepire la distanza gerarchica. Sono convinta che questa esperienza, come quella all’Aia, abbia permesso di ampliare la mia rete di rapporti personali-professionali facendomi incontrare persone che potranno fornirmi spunti per le mie scelte future.

Oggi ho capito che mi piacerebbe lavorare in un’istituzione o organismo giuridico internazionale, magari trovando un lavoro nel settore che più mi appassiona: il rapporto fra il diritto penale e i diritti umani. Per questo sto presentando domande di lavoro sia in Ong che in altre istituzioni internazionali. Ho fatto domanda per un tirocinio alla Corte europea dei diritti dell’uomo e, dopo un colloquio telefonico, sono attualmente in lista d’attesa. Non escludo di conseguire il titolo di avvocato: posso farlo sia in Francia sia in Italia, ma penso che opterò per l’ordinamento francese. Lì ci sono modalità di esame più adeguate, senza tirocini prima dell’esame e con migliori prospettive lavorative.

Ora, quindi, non ho un contratto di lavoro: sono tornata a vivere a Firenze con i miei ma probabilmente le domande che sto facendo mi porteranno nuovamente all’estero.

Perché ho cercato stage fuori dall’Italia? Per le indennità e il tasso di assunzione post tirocinio troppo bassi qui. Poi, nell’ambito giuridico, si dà un’elevata importanza al voto di laurea anche per stage che non prevedono rimborso spese, come quelli presso la Corte di Cassazione o la Corte Costituzionale, precludendo spesso anche solo la candidatura a chi non rientra in quei requisiti. Mentre all’estero il voto è preso in considerazione solo in un momento successivo.

A spingermi a fare domanda per tirocini internazionali hanno contribuito anche le storie della Repubblica degli Stagisti! Penso che conoscere le esperienze altrui sia molto utile. A quanti vogliano svolgere un tirocinio in un’istituzione internazionale io a mia volta consiglio di lavorare sulla conoscenza delle lingue, fare esperienze all’estero, di volontariato o stage, e dare coerenza al proprio percorso, punti che permettono di differenziarsi e arricchire lettere di motivazione e cv su cui si basano le selezioni. Per un tirocinio alla Corte di Giustizia nell’ambito della traduzione giuridica è poi determinante anche la curiosità per il mondo della traduzione, oltre alla conoscenza e all’interesse per il diritto dell’unione europea e per quello comparato.

Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

Community