"Ritorno al futuro", parla Mariella D'Incognito: «Ecco perchè non vogliamo e non possiamo ridare migliaia di euro alla Regione Puglia»

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 02 Lug 2010 in Interviste

Continua la battaglia dei giovani partecipanti al progetto "Ritorno al Futuro", che tre mesi fa si sono sentiti chiedere migliaia di euro dalla Regione Puglia dopo una retromarcia sull'interpretazione della disciplina fiscale sulle borse di studio: sottoposto a tassazione non più il 50 per cento, come affermato all'inizio, ma la totalità dell'importo. Circa duemila gli ex borsisti ora costretti a un conguaglio fiscale: un quarto di loro aveva vinto il finanziamento da 25mila euro lordi per un master all'estero; gli altri tre quarti, rimasti in Italia ma fuori regione, quello da 15mila. In media ai primi viene ora chiesta indietro una cifra che, al netto di tutte le detrazioni fiscali applicabili, supera i 4mila euro; per i secondi la cifra si aggira invece sui 2mila euro. In totale quasi 5 milioni di euro, dei quali 4 e mezzo andrebbero nelle casse dell'erario e poco meno di 500mila in quelle della regione.
Fa il punto della situazione con la Repubblica degli Stagisti la foggiana Mariella D'Incognito [in basso a destra nella foto], ingegnere edile di 27 anni capofila della protesta e fondatrice del gruppo Facebook "La beffa delle borse di studio di Ritorno al Futuro", che ad oggi sfiora quota 800 membri.

 

Mariella, com'è stata lla sua esperienza da borsista?

Sono partita nell'autunno 2008, solo tre giorni dopo la laurea specialistica in ingegneria edile a Bari. Un master di otto mesi da 17mila euro in management internazionale, organizzato da un ente pugliese a Londra e finanziato dalla regione Puglia, la mia regione ["Ritorno al futuro" ha messo a disposizione borse di 7500, 15mila e 25mila euro lordi per la frequenza di master, rispettivamente, in Puglia, in tutta Italia e all'estero]. Sogno di lavorare nel project management e volevo completare la mia preparazione con una forte componente economica e manageriale. È andata male, lo ammetto. Ho scelto l’ente sbagliato. Ma è stata un’esperienza di vita impareggiabile: ho dovuto affrontare mille difficoltà e ho imparato a difendere le mie idee contro chi cerca di sopraffarti perché crede tu sia in minoranza.

Come si è accorta che qualcosa non quadrava nella disciplina fiscale sulla borsa?

A fine marzo di quest'anno, ben oltre i termini di legge, ricevo una busta contenente il CUD 2010. Mio padre, commercialista, studia il tutto per un paio di giorni. Poi la doccia fredda: 4mila euro da pagare entro il 16 giugno, a fronte di una borsa di 20mila euro lordi! [ovvero l'80 per cento di 25mila, che viene versato subito, a inizio master, rientrando quindi nei redditi 2009]. Dallo spavento al raziocinio: nasce l'idea di creare un gruppo su Facebook, con l'intento di informare velocemente e in massa, capire in quanti fossimo coinvolti e cosa avremmo potuto fare. E con la mia amica e collega Angela Perrone ci mettiamo al lavoro.

Che riscontro ha avuto con la creazione del gruppo?

Facebook è un social network e il valore delle persone che lo frequentano non si conosce mai veramente. A fronte dei tanti che si limitano a scrivere frasi di sdegno e finta rabbia - perché se fosse vera, credo che le bacheche non sarebbero sufficienti a manifestarla - ho trovato persone che ci mettono un impegno incredibile.

Quali altre iniziative avete promosso?

Abbiamo sollecitato giornali e televisioni, inizialmente senza successo: solo di recente alcune testate si sono interessate a noi. Abbiamo cercato un colloquio con l’assessore regionale al diritto allo studio, Alba Sasso, che dopo un «Vi faremo sapere» si è chiusa nel silenzio. La regione si è comportata con una noncuranza e una superficialità davvero inaccettabili. Ci stiamo mobilitando per presentare istanza di interpello all’Agenzia delle entrate: da liberi cittadini è l’unica cosa che ci resta da fare e che può tutelarci.

All'inizio di giugno il «Corriere della Sera» si è interessato alla vostra vicenda. È cambiato qualcosa dopo?

Sì, notevolmente, ma solo in termini di iscrizioni al gruppo, raddoppiate in un solo pomeriggio. Però grazie al clamore si è interessato alla vicenda l’avvocato tributarista Maurizio Villani, che ha pubblicato un articolo che avalla le nostre ipotesi di interpretazione della legge e ci conforta dicendo che, allo stato attuale, noi non siamo tenuti a versare nulla di più all’erario, a meno che non si sia possessori di altri redditi nell’anno 2009.

Martedì 15 giugno avete deciso di presentarvi in regione per discutere di persona il vostro problema. Come è andata?

Male. Non siamo nemmeno riusciti a presentarci in dieci. Giulia Campaniello, dirigente dell’area formazione professionale e firmataria della prima disciplina fiscale, ci ha ricevuti per pietà. Mi sono sentita una mendicante. Per giunta quel martedì mi è costato molte critiche feroci: ho espresso il mio sdegno in una lettera pubblicata su Facebook, e ho ricevuto dell' "arrogante" e della "stupida". Però ci sono state anche proposte concrete.

Accennava a un'istanza di interpello. Di che si tratta?

Siamo ancora in attesa del parere dell'Agenzia delle entrate, ma il 16 luglio scade il secondo termine per il versamento delle prima rata delle imposte [il primo è scaduto il 16 giugno]. Pagando entro metà luglio, la mora applicabile sarebbe irrisoria, dello 0,4 per cento, ma dopo il 16 salirebbe al 4 per cento. Quindi proprio in questi giorni stiamo presentando singolarmente istanza di interpello all'Agenzia delle entrate. Si tratta di un documento con cui noi stessi chiediamo un'interpretazione della norma fiscale sulle borse di studio, mettendoci anche al riparo da eventuali sanzioni. Vale la norma del silenzio-assenso, e in mancanza di una risposta l'interpretazione giusta è la nostra: è tassabile solo la metà dell'importo, come era stato inizialmente comunicato dalla regione.

Dopo due mesi di battaglia, c'è qualcosa che vorrebbe dire ai suoi colleghi borsisti?

Vorrei dire loro di non mollare: finché siamo in tanti e siamo agguerriti, non ci possono ignorare. Non siamo dei bamboccioni irriconoscenti. Ciò che hanno fatto non è solo ingiusto ma è anche un attentato al nostro già precarissimo futuro. Vorrei dire loro di studiare, perché è l’ignoranza che ci rende sudditi, che consente a chi sta in alto di fare il bello ed il cattivo tempo.

 

Annalisa Di Palo

 

Per saperne di più vedi anche:

- La lettera di una giovane pugliese: «La Regione ha sbagliato a calcolare le tasse sulle nostre borse di studio, e ora rivuole indietro migliaia di euro»


E anche:

- Stage deludente dopo un master da 11mila euro: una lettrice chiede «help» alla Repubblica degli Stagisti

- Testo integrale della replica degli organizzatori del master Mca Upa - Ca' Foscari

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