Tornano le “Botteghe di mestiere” in Abruzzo, 170 tirocini a 600 euro al mese: candidature fino al 16 aprile

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 26 Mar 2018 in Approfondimenti

artigiani attivare un tirocinio botteghe di mestiere

Sembrava un’esperienza ormai conclusa, e invece le “botteghe di mestiere” sono tornate, anche se in formato ridotto. A due anni dal bando per il progetto nazionale “Botteghe di mestiere e dell’innovazione”, la Regione Abruzzo ha infatti deciso di raccogliere la sua eredità attraverso un progetto regionale, attivato nell’ambito del Programma operativo del Fondo sociale europeo 2014-2020, con lo stanziamento di un milione di euro. 

170 tirocini da sei mesi presso aziende o laboratori artigianali appartenenti a vari settori produttivi, con un rimborso mensile di 600 euro al mese, di cui 500 messi dalla Regione e 100 dall’azienda ospitante. L’obiettivo, come si legge nel bando, è quello di «apprendere i segreti per diventare un nuovo artista del made in Italy».

I requisiti per presentare la domanda – che scade lunedì 16 aprile 2018 alle ore 14, per effetto di una proroga rispetto alla scadenza iniziale del 5 aprile – sono: essere cittadini italiani, europei o extracomunitari con regolare permesso di soggiorno; avere tra i 18 e i 35 anni non compiuti; essere disoccupati o inoccupati alla data di attivazione del tirocinio e durante il suo svolgimento. Ci si può candidare direttamente dal sito internet, selezionando la bottega di proprio interesse e compilando l’apposito form.

Per “bottega di mestiere” si intende un raggruppamento composto da un soggetto promotore e da una o più aziende. Le botteghe presenti nel bando sono nove e appartengono alle seguenti categorie: enogastronomia, agroalimentare, ristorazione, grande distribuzione, artigianato artistico, automotive e industria del mobile. Le figure richieste sono le più svariate: cuochi, baristi, macellai, panettieri, meccanici, operai, orafi etc. Ogni bottega prevede l’inserimento massimo di dieci tirocinanti.

Il bando nazionale delle Botteghe di mestiere e dell’innovazione (2016) – precedentemente Programma Amva (Apprendistato e mestieri a vocazione artigianale) –  aveva registrato oltre 8mila candidature di aspiranti tirocinanti (di cui 6.763 idonee), e l’attivazione di 1.784 tirocini in 181 botteghe, coinvolgendo 1.246 aziende e 115 soggetti promotori. I tirocinanti erano in prevalenza uomini (58% contro 42%) di età compresa fra i 18 e i 25 anni (53%). Per la maggior parte, a livello di titolo di studio, avevano un "diploma di istruzione secondaria che permette l'accesso all'università", seguito dalla "licenza media". Questi i settori di maggiore interesse: filiera e settore agroalimentare/enogastronomia/ristorazione, grande distribuzione organizzata e meccanico. Puglia, Marche, Calabria, Sicilia e Campania le regioni con più progetti finanziati. Solo dieci le botteghe di mestiere finanziate e attivate in Abruzzo. Ma come mai proprio qui è maturata l’idea di ripetere l’esperienza?

«Nell’edizione nazionale del progetto diciassette botteghe abruzzesi erano state ammesse a graduatoria ma non finanziate» spiega alla Repubblica degli Stagisti Vincenzo Pallini, funzionario dell’ufficio Gestione Formazione FSE della Regione Abruzzo: «Da qui è nata la decisione di investire sul piano regionale, considerato che i settori coinvolti erano quelli trainanti dell’economia abruzzese». Le botteghe da diciassette sono diventate nove: «Dopo due anni alcune aziende sono venute meno, altre ancora oggi ci chiedono di entrare, ne terremo conto qualora il progetto si dovesse ripetere. Il primo giorno di pubblicazione del bando abbiamo avuto ben 11mila visualizzazioni e ciò ci fa ben sperare sulla partecipazione», aggiunge Pallini.

Ma come mai invece il progetto nazionale non è mai ripartito? «Oggi ci limitiamo a fornire supporto tecnicoal progetto regionale in quanto la nostra è diventata una società per azioni di proprietà dell’Anpal» spiega alla Repubblica degli Stagisti Alessandro Vaccari, responsabile dell'ufficio stampa di Italia Lavoro: «La sua mission è molto cambiata e non opera più per progetti, alla luce del fatto che dopo il Referendum le competenze in materia di lavoro e formazione sono rientrate a pieno titolo in mano alle regioni». In particolare «oggi la società è costituita da tre divisioni: un’area knowledge, di conoscenza, comunicazione e formazione per gli operatori; un’area servizi al lavoro, che gestisce tutto l’indotto che riguarda la ricerca del lavoro e il collocamento, nonché il reintegro dei lavoratori e le crisi aziendali; e un’area transizioni, che si occupa dell’alternanza scuola lavoro e dei tutor, e di tutto quello che unisce il mondo della formazione al mercato del lavoro».

Vaccari ci tiene a precisare che l'archiviazione del progetto nazionale non è quindi dovuta a un fallimento degli sbocchi occupazionali post tirocinio, anche perché «il progetto Botteghe di Mestiere non aveva come finalità l'occupazione, ma era viceversa orientato verso il campo esperienziale, della conoscenza e delle soft skills». Anche se permangono i dubbi sulla necessità di sei mesi di tirocinio per apprendere alcuni mestieri, come ad esempio quello del barista, se non finalizzati a un inserimento. 

In virtù del mancato orientamento all'assunzione, il progetto non prevedeva un feedback occupazionale da parte delle aziende e/o degli ex tirocinanti. Per questo i dati che si hanno a disposizione sono stati raccolti su base volontaria e sono molto parziali. In particolare, il feedback riguarda solo 393 dei 1.784 tirocini attivati, cioè il 22%, e si limita ai soggetti che hanno trovato un lavoro. La percentuale più alta riguarda coloro che sono stati assunti con un contratto a tempo determinato (32% dei 393), di cui l'81% dalla stessa azienda. Al secondo e al terzo posto l'apprendistato professionalizzante e altre esperienze di tirocinio. 28 i fortunati ex tirocinanti che hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato dall'azienda ospitante (7% dei 393).   

La prosecuzione del progetto resta oggi demandata alle regioni. «L’Abruzzo ha giudicato molto positiva l’esperienza delle Botteghe di mestiere: rinnovandola, ha dimostrato ancora una volta che è una Regione molto attiva e che dopo il terremoto sta recuperando sul piano imprenditoriale» conclude Vaccari.


Rossella Nocca

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