La Regione Sicilia non perde il vizio, nuovo maxi bando da 50 milioni per la "formazione" delle categorie svantaggiate

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 25 Mag 2011 in Notizie

Migliorare «i livelli di inclusione sociale e lavorativa delle categorie svantaggiate della popolazione». Con queste parole la Regione Sicilia rimette su piazza, facendolo per così dire rientrare dalla finestra, un progetto da 50 milioni di euro per un numero imprecisato di stage e corsi di formazione destinati alle fasce sociali più deboli.

Solo qualche mese fa un bando molto simile aveva generato un mare di polemiche tanto che – di fronte alle tante incongruenze registrate - si era deciso in extremis di ritirarlo. La Repubblica degli Stagisti già allora aveva sollevato una serie di riserve sulla sua regolarità; le stesse che si ripresentano anche per questa nuova versione del bando redatto dal dipartimento regionale per la Famiglia e le Politiche sociali e approvato da poco dal governatore Raffaele Lombardo [nella foto in basso]. Sono infatti diversi i punti critici: esigui rimborsi per i tirocinanti rispetto alle somme assegnate per le consulenze, mancanza di regolamentazione dei processi di selezione e - soprattutto - palesi elementi di incongruenza rispetto alla legge per quanto riguarda la durata degli stage. Senza contare la discutibile efficacia di un progetto simile in relazione ai fini che persegue: la formazione e l'impiego di persone disagiate.

Ancora una volta si tratta di soldi provenienti dal Fondo Sociale Europeo, che – secondo quanto riportato nella Gazzetta Ufficiale di venerdì 20 maggio – verranno distribuiti tra onlus, imprese private, enti di formazione, enti locali, dipartimenti universitari, istituti scolastici e IPAB. A quale condizione? Quella di mettere a punto progetti di formazione professionalizzante e orientamento o percorsi di stage (definiti work experiences) attivabili però in questo ultimo caso solo da enti privati, proprio per aggirare il problema dell’impossibilità di assunzione post stage negli enti pubblici, che invece assumono solo tramite concorso.

Sul web circola la notizia che si tratterebbe di circa 1250 stage rimborsati con 700 euro al mese. Ma dal dipartimento smentiscono entrambi i dati: «Potrebbero essere molti di più, e comunque sia il calcolo dei rimborsi va fatto scalando quello che dovranno percepire i destinatari dei finanziamenti, le cosiddette ATS (associazioni temporanee di scopo), alle quali andranno tra il 35 e il 50% dei fondi disponibili», dichiara il direttore Pietro Fina. Cosa resta dunque agli stagisti, che nel bando non vengono quasi mai citati come tali? Per le attività formative sarà erogata ai partecipanti un’indennità di 3 euro all’ora e per le work experiences una di 5 euro. In sostanza, se si calcolano 40 ore settimanali di attività, il compenso si aggirerebbe sui 480 euro per il primo caso e sugli 800 nel secondo. Dal dipartimento dicono però che il tetto massimo è di 700. Per le consulenze esterne invece sono previsti rimborsi fino a 500 euro lordi a giornata, cumulabili fino a un massimo di dieci giorni al mese: da questi dati emerge che in pratica sono gli intermediari a mangiarsi la fetta più grande, mentre ai beneficiari non restano che le briciole.

Inoltre, ancora non si capisce quali saranno i metodi di reclutamento. Fina sostiene che «saranno gli aggiudicatari dei progetti a muoversi in questo senso». Insomma, prima si distribuiscono i soldi tra le ATS e poi si pensa ai destinatari del progetto: disabili, immigrati, donne vittime di violenza, madri di minori in condizioni di difficoltà, detenuti, soggetti in condizione di povertà estrema, tossicodipendenti.

Peccato che, come la Repubblica degli Stagisti aveva già rilevato, stage o work experiences che dir si voglia dovrebbero servire a «realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell'ambito dei processi formativi» e  «agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro», come sancito nel decreto ministeriale 142/98, e non trasformarsi in assistenzialismo - per non dire elemosina.   Nulla è dato sapere infine rispetto alle tempistiche del provvedimento. I progetti dovranno pervenire entro il 20 giugno, e solo dopo la pubblicazione delle graduatorie (sul sito internet http://www.sicilia-fse.it, sul sito htpp://dipartimento-famiglia-sicilia.it e sulla GURS), potranno effettivamente partire. I beneficiari finali saranno a quel punto chiamati a iniziare questa loro esperienza per «una durata non inferiore ai 18 mesi e non superiore ai 24 mesi», come si legge nel bando e viene confermato dal dipartimento: una violazione della legge a tutti gli effetti per gli stage attivati in enti privati perché questi non devono mai superare i 6 mesi (eccetto che per i disabili, dove possono arrivare a 24) per soggetti inoccupati o disoccupati. E – si badi  bene- non si tratterà solo di giovani: ma di soggetti «in età collocabile» specifica Fina «quindi dai 14 ai 65». Insomma, di tutto un po’. Ma davvero non esiste un modo più trasparente e lungimirante di spendere denaro pubblico?

Ilaria Mariotti


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