Quando la scuola ha una marcia in più: Ashoka premia gli istituti changemaker italiani

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 26 Set 2017 in Notizie

istruzione scuola scuole superiori

Scuole in cui si insegnano programmi antiquati con metodi standardizzati, dove agli studenti viene somministrato un pacchetto prestabilito di conoscenze e non esiste spazio per approfondimenti individuali o attività extrascolastiche; scuole in cui magari si utilizzano pure le lavagne interattive, ma che finiscono per essere usate come si farebbe con il gesso; scuole dove il tasso di stranieri si alza sempre di più, ma che non sanno davvero come integrare e valorizzare la diversità; scuole in cui gli studenti vivono qualsiasi lezione o compito come un peso, piuttosto che come un’opportunità di crescita, perché non hanno la possibilità di metterci del loro. Chi non ha mai visto almeno una di queste situazioni da vicino? I problemi del mondo dell’istruzione in Italia sono ben noti, e i tempi per il cambiamento della macchina scolastica, malgrado le riforme, pure.

Ma non dappertutto è così. All’istituto tecnico/scientifico ISS Majorana di Brindisi, per esempio, non ci sono cattedre e si impara e si lavora con le nuove tecnologie e la realtà virtuale. Il Collegio del Mondo Unito UWC Adriatic di Duino, invece, raduna nelle classi del triennio studenti da più di 80 paesi diversi, facendo lezione unicamente in inglese. L’IC San Giorgio di Mantova propone una didattica basata su aule feng shui, progetti europei e scambi internazionali già alle elementari e medie, mentre il Città Pestalozzi di Firenze promuove l’apprendimento collaborativo, accompagnato da attività extra come teatro e falegnameria. All’Attilio Bertolucci di Parma, infine, oltre alle normali lezioni gli studenti intraprendono attività di educazione alla pace e volontariato, ma anche coding e stampa 3D, avendo anche a disposizione una redazione scolastica e un orto.

Veramente esistono scuole del genere in Italia? Ebbene sì, nessun trucco. Sono istituti “con una marcia in più”, che si distinguono da tutti gli altri per i loro metodi innovativi e perché mettono i propri studenti al centro, investendo su competenze e autonomie concrete, utili non solo per il successo durante il percorso formativo, ma anche nella vita. Scuole, in breve, che cambiano il modo di fare scuola e che Ashoka, organizzazione non profit che seleziona e connette imprenditori sociali nel mondo (e di cui Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti, è di recente diventata una Fellow), ha selezionato come le prime cinque Scuole Changemaker d’Italia, inserendole così in una rete globale di istituti all’avanguardia di cui fanno già parte oltre 200 scuole da più di 30 Paesi.

In questi inediti istituti, i ragazzi maturano qualità come l’empatia, la creatività, il lavoro di gruppo, l'innovazione e l’Intraprendenza, quelli che Ashoka riconosce come i paradigmi del cambiamento sociale. ashoka premiazione changemakerE, più di tutto, viene stimolata in loro la consapevolezza della propria capacità di poter creare un impatto nella società. “Everyone a changemaker”, dice Ashoka: un messaggio chiaro e positivo, volto a convincere tutti, giovanissimi compresi, del proprio potenziale sociale. 


Ecco perché l’organizzazione
, in Italia ormai da un paio d’anni, ha voluto impegnarsi nell’applicare il proprio format di selezione degli imprenditori sociali anche nelle scuole, creando per loro un programma mirato che le mette in connessione tra loro e le porta a condividere le buone pratiche, massimizzando la portata dei loro esempi positivi. Anche perché un gran numero dei suoi Fellow opera già da anni in ambito giovanile. Tra questi Dario Riccobono, co-fondatore di AddioPizzo Travel, che dal 2009 organizza viaggi in Sicilia per scuole, università e chiunque sia interessato ad intraprendere un tour in maniera etica, andando a soggiornare, mangiare e visitare strutture che si rifiutano di pagare il pizzo, ribellandosi alla mafia; Paulo Lima, fondatore di Viração, un’associazione nata in Brasile nel 2003 e arrivata in Italia nel 2016, che promuove l’educazione alla cittadinanza e alla partecipazione attraverso l’insegnamento degli strumenti e delle tecniche di comunicazione (di cui uno dei principali esempi è l’Agenzia di Stampa Giovanile); e infine
Alfonso Molina, fondatore della Fondazione Mondo Digitale, che promuove l’inclusione sociale e digitale dei giovani attraverso progetti orientati alla partecipazione per mezzo della tecnologia.

Alessandro valera«Gli oltre 500 Fellow Ashoka impegnati a livello internazionale nel settore educativo dimostrano che trasmettere il valore dell’empatia nei primi anni di vita, partecipare a lavori di gruppo e di leadership condivisa, mettere i ragazzi al centro della didattica, è il metodo migliore per aiutarli ad essere e percepirsi come attori del cambiamento» riassume Alessandro Valera, direttore di Ashoka Italia. «Per questo motivo abbiamo ritenuto importante e altamente strategico lanciare anche in Italia il programma delle Scuole Changemaker, coordinato da Lorenzo Newman. Un intenso lavoro durato due anni che ci ha permesso di individuare i cinque istituti di eccellenza. Il prossimo obiettivo sarà quello di rendere virali le loro buone pratiche».

Come fa Ashoka a individuare le scuole changemaker? «Noi ci accorgiamo di loro perché il nostro sistema prevede dei referaggi», spiega
alla Repubblica degli Stagisti Lorenzo Newman, responsabile scuola di Ashoka Italia: Lorenzo Newman«Chiediamo a esperti di segnalarci le scuole e alle scuole segnalate di indicarcene altre. Tra quelle che arrivano in selezione svolgiamo interviste e visite molto rigorose, per essere sicuri che corrispondano alla visione didattica condivisa, e soprattutto che abbiamo voglia di assumere un ruolo di leadership. Le scuole premiate si sono distinte per questo, avendo saputo mettere insieme un apparato amministrativo forte».

Da sole, queste scuole hanno saputo emergere e adottare programmi innovativi rispetto al resto del sistema, senza ricevere direttive dal Ministero dell’Istruzione o altre autorità. Il loro spirito di iniziativa e la volontà di non rassegnarsi allo status quo delle cose si sono rivelati cruciali per poter cambiare le carte in gioco, diventando quindi esempi positivi a cui guardare.

Ma si tratta di “illuminati”, di istituzioni e personalità che hanno saputo distinguersi proprio perché erano fuori dal comune già in partenza, oppure no? In sostanza, cos’è che di un changemaker lo rende tale? «Soprattutto un senso delle proprie capacità e la capacità di empatizzare con i problemi degli altri per trovare soluzioni insieme» risponde Lorenzo Newman:  «Non serve essere un supereroe, con proattività e spirito di collaborazione si possono ottenere dei risultati eccezionali: molti degli imprenditori sociali di Ashoka non sono grandi studiosi o uomini d’affari, sono persone normali».

Chiunque, proprio chiunque, insomma, può fare qualcosa per cambiare il mondo intorno a sé. Anche i più giovani, quella “generazione zeta” che invece, secondo l’immaginario collettivo, è solo capace di stare attaccata allo smartphone, tra Snapchat e Instagram, ignara di chi sia l’attuale Presidente della Repubblica e impreparata persino quando si tratta di rifare il letto.

Non è così, e Ashoka ha le prove anche di questo: si chiamano Francesca e Martina, Luigi e Adriano. Hanno tra i 14 e i 15 anni e hanno lanciato dei progetti innovativi per risolvere alcune delle problematiche che vivono sulla loro pelle di adolescenti. Francesca Laudisa e Martina Caracciolo, dell’istituto Galilei-Costa di Lecce, hanno contribuito a fondare MaBasta! - Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti. MaBastaIl nome parla da sé: il progetto punta a contrastare gli spacconi convinti di poter dettare legge a scuola e aiutare gli studenti che ne sono vittime, sia online che offline, generando una serie di strumenti utili per tutti. Così sono state istituite le figure dei “Bulliziotti” e delle “Bulliziotte” in ciascuna classe, agenti che operano per prevenire fenomeni di prevaricazione tra compagni, ma anche una “Bullibox” dove segnalare anonimamente su un bigliettino gli episodi di bullismo subiti o di cui si è stati testimoni a scuola, e pure una challenge che spinge gli studenti a girarsi un video e a metterlo in rete per sensibilizzare sul tema. La pagina Facebook conta già più di 34mila like, e nell’ultimo anno i ragazzi del movimento sono saliti sul palco di Sanremo 2017, hanno incontrato il presidente Mattarella, il Papa e diversi personaggi del mondo dello spettacolo, ricevuto riconoscimenti, finanziamenti pubblici e donazioni.

Luigi Ruggieri
e Adriano Lopez de Onate, invece, vengono da Palermo e hanno fondato Books&Stuff, una piattaforma online per la condivisione e la recensione di una lista personale di romanzi letti, pensata per incentivare gli studenti alla lettura. Sono stati i più giovani speaker di sempre al TedX di Roma e a breve lanceranno ufficialmente il loro sito.Luigi Ruggieri e Adriano Lopez Alla Repubblica degli Stagisti raccontano: «Abbiamo notato che le nostre insegnanti erano piuttosto affrante, perché a scuola la lettura è forzata, non si leggono libri per piacere. Con il nostro progetto vogliamo far riscoprire il valore della lettura, ed entro fine anno intendiamo attivarlo a partire dalla nostra scuola, ma mantenendolo comunque accessibile a tutti», dice Adriano. La piattaforma l’hanno sviluppata da autodidatti, senza ricevere nessuna formazione specifica a scuola. «Ho ricevuto cinque certificazioni Microsoft, e dal 2016 collaboro con un blog», aggiunge Adriano, orgoglioso. Leggono un libro al mese ciascuno e da grandi vogliono lavorare nel mondo dell’informatica.

Si trovano ovunque esempi concreti, insomma. E l’iniziativa individuale e l’azione collettiva rappresentano la combinazione vincente per creare un impatto, il principio che sottende tutta l’attività di Ashoka. L’obiettivo finale? Influenzare, ovviamente, i livelli più alti della società e i loro processi decisionali. Questo è il senso della premiazione delle scuole changemaker italiane, una prova che il cambiamento è possibile, ed è possibile che parta dal basso: «Questo riconoscimento pubblico consente a queste scuole di diventare più autorevoli e di aiutare meglio gli altri. Le facciamo incontrare per condividere le buone pratiche, e stiamo lavorando per creare un filo diretto tra le scuole changemaker e le istituzioni» precisa Newman. «Le scuole abitualmente si espongono a livello pubblico sui temi della didattica: riteniamo che far esprimere le scuole eccellenti, con un’ottica di leadership, in modo corale su questi temi possa essere più influente sui policymaker».

Ashoka mantiene rapporti molto forti ma volutamente informali con il ministero dell’Istruzione, in modo da consentire libertà di azione e rimanere fedeli al contatto con la società civile. Organizza regolarmente workshop e formazione (dove si impara anche come diventare una scuola changemaker) e a breve avvierà una seconda selezione di istituti. Insegnando così la lezione più importante di tutte: se si vuole cambiare il modo di fare scuola, è proprio da lì che bisogna partire.


Irene Dominioni

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