Siti job placement delle università, troppa confusione e lavori gratuiti

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 14 Giu 2012 in Notizie

Sono nati con l’obiettivo di promuovere e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro: per questo i siti degli uffici job placement delle università sono continuamente monitorati da laureandi e neolaureati. Spesso, però, anziché «jobs» offrono stage - molte volte senza nemmeno un rimborso spese. Un esempio? Sul sito web dell’università suor Orsola Benincasa di Napoli a marzo è spuntato un annuncio «riservato a studenti e laureati Unisob» per partecipare «da protagonisti» alla Coppa America. Dettaglio: nessuna retribuzione prevista.
Un po' un controsenso visto che l’obiettivo di un «job placement», stando alla traduzione letterale della dicitura, dovrebbe essere quello di fornire al laureato un aiuto concreto per l’inserimento nel mercato del lavoro. Questo, però, non è l’unico annuncio “opinabile”: né per il suor Orsola né per gli altri atenei della Campania. Così la Repubblica degli Stagisti ha dato uno sguardo ai siti delle cinque università di questa regione per capire se veramente riescono a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Tornando al primo annuncio in questione, l’opportunità era descritta come interessante, in un clima internazionale. Era richiesta l’ottima conoscenza di alcuni software, della lingua inglese parlata e scritta e a volte di una seconda lingua, oltre alla disponibilità totale per circa tre settimane. In cambio i partecipanti, recitava l’avviso (ormai scaduto), avrebbero ricevuto «un attestato di partecipazione anche dalla società statunitense organizzatrice dell'evento». Chiarendo subito dopo: «Si specifica che la partecipazione all'evento è da intendersi a titolo gratuito». Finita l’America’s Cup è arrivato anche il ringraziamento del rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro, che in un comunicato ha scritto: «Credo che si sia trattato di una bella esperienza sicuramente formativa e che sia stata anche un’occasione per dimostrare le capacità operative e la crescente professionalità di quei giovani - napoletani e non - che hanno deciso di scegliere l’università Suor Orsola Benincasa quale luogo della loro formazione». Come «punto di orgoglio» dell’ateneo, il rettore ha anche diffuso la nota di Paolo Graziano, amministratore unico dell’Acn srl, che si complimenta per la riuscita di una sfida come questa per la città di Napoli e ringrazia per «uomini e strutture all’altezza». Nemmeno una parola però sulla “professionalità” non retribuita dei giovani, nonostante l’evento servisse proprio come rilancio della città di Napoli e avrebbe potuto aiutare i laureati/laureandi campani a credere nelle opportunità date dalla regione. Una falsa offerta di lavoro, quindi, ma non l’unica per il Suor Orsola: l’errore nel caso di questa università potrebbe essere nella scelta di fare un’unica categoria per offerte di stage e lavoro.
Ci sono poi altri due annunci che val la pena analizzare, perchè riguardano stage attivati direttamente all'interno dell'ateneo. Il primo è l’avviso per studenti, laureandi e laureati da non più di 12 mesi per uno stage nell’ufficio di job placement: lo stagista dovrà cercare opportunità di stage e lavoro, aggiornare il sito, informatizzare i progetti formativi, reperire le convenzioni, il tutto per tre mesi senza alcun rimborso. Proprio l’ufficio che dovrebbe aiutare a trovare un lavoro ai neolaureati offre invece uno stage, per mansioni peraltro molto vicine a quelle che in teoria sarebbe opportuno svolgesse un dipendente dell'università. Forse c'è qualche vuoto di organico nella struttura? Molto simile anche l’offerta nell’ufficio stampa, dove per tre mesi i laureati avranno «la possibilità di misurare, attraverso la pratica in una concreta realtà lavorativa, le competenze acquisite durante il percorso di studi» e potranno farlo scrivendo comunicati stampa o organizzando eventi. La posizione si apre proprio a maggio: tutto regolare, o l'ufficio cerca una mano giusto per il periodo in cui i dipendenti andranno in ferie?
E un altro annuncio attira l'attenzione della RdS: stavolta riguarda uno dei lavoretti che più di frequente le studentesse fanno per mantenersi durante l’università. Il sito di job placement offre, infatti, una partecipazione «in qualità di hostess» a un convegno, ma alla fine sarà rilasciato soltanto un attestato di partecipazione. Ma una hostess selezionata da un’agenzia viene pagata, invece una hostess selezionata dall’università non riceve nient'altro che un attestato da mettere in curriculum. In questo contesto quasi non meraviglia che anche l'annuncio per un praticantato presso uno studio legale specializzato in diritto di famiglia non abbia alcuna voce retribuzione.
Il sito del job placement dell’università Parthenope divide, invece, tra offerte di tirocinio e di lavoro. Nel secondo caso si trovano anche annunci a tempo indeterminato, prevalentemente per laureati nel settore economico o ingegneristico, però anche qui non mancano gli avvisi ambigui o incompleti. È il caso della ricerca di «redattori web aspiranti giornalisti» da parte di una piccola testata: purtroppo senza altri dettagli, specialmente rispetto alla retribuzione prevista.
È invece virtuosa l’università del Sannio che dedica un sito all’orientamento e nella sezione job opportunities oltre agli stage per laureati ha anche vere e proprie offerte di lavoro: qui la Repubblica degli Stagisti non ha rilevato annunci critici.
Diversa la situazione alla Federico II di Napoli, dove la sezione offerte di lavoro del sito di job placement è vuota e per trovare gli annunci bisogna andare nella sezione news. Qui le offerte lavorative sono allettanti, con l’opportunità di candidarsi anche per contratti a tempo indeterminato, ma non sempre si capiscono i criteri di scelta e a volte c’è poca chiarezza sul tipo di contratto proposto. Un'azienda di servizi di ristorazione per chi viaggia ricercava a inizio anno venti allievi manager per una carriera «direttiva di punto vendita» per cui era richiesta la scuola alberghiera o la laurea in economia del turismo, proponendo un «contratto a termine con successiva possibilità di sviluppo a tempo indeterminato» - che poche righe più sotto diventava però contratto a progetto.
Anche sulla bacheca dell’università di Salerno si trovano offerte di lavoro per cui la voce “retribuzione” non sembra essere molto importante: ad esempio per la ricerca (scaduta alcuni giorni fa) di operatori call center con diploma o laurea a cui si attiverà un contratto a progetto. Oltre alla mancanza di dettagli sulla retribuzione è grave che il progetto in questione consista semplicemente nel fare delle telefonate. Sempre nella sezione delle offerte di lavoro c’è l’annuncio di una società di consulenza direzionale e organizzativa, per neolaureati in discipline tecniche-economiche da inserire nella sede di Roma. Il candidato ideale cui si assegneranno «specifici task» dovrà, tra le altre cose, accettare la mobilità su tutto il territorio nazionale ed estero.
Si promette crescita professionale, aggiornamento e formazione, ma i candidati giovanissimi (tra i 23 e 27 anni) scoprono solo alla fine che l’offerta è nella sezione sbagliata e doveva essere in quella «stage post laurea» perché alla voce «contratto» è indicato «stage con rimborso spese adeguato». stage lavoro
Poca chiarezza e quindi dubbi sul contratto che sarà attivato anche per uno sviluppatore Java presso un'azienda di consulenza tecnologica: in questo caso nemmeno è molto chiaro se il titolo di studio minimo per candidarsi sia il diploma, l'iscrizione all'università o la laurea.
Altro caso: un'azienda del settore comunicazione in cui si spaccia per contratto a progetto quello che in realtà è uno stage. Nelle offerte sia per programmatore java ambito web sia per application support ambito unix si offre infatti un cocopro che prevede solo un «rimborso spese più mensa aziendale gratuita». Ma i contratti di lavoro prevedono stipendi, non rimborsi spese: questa tipologia particolare di emolumento invece è tipica degli stage.
E allora come stanno le cose? La spiegazione è tra le righe degli annunci: il più delle volte si descrive come candidato ideale un neolaureato. A cui, entro dodici mesi dalla laurea, un'azienda può facilmente proporre uno stage, anziché un vero contratto di lavoro. E dato che in Campania solo il 13% degli stage si trasforma poi in un lavoro, l’aiuto concreto nell’inserimento lavorativo che il job placement dovrebbe fornire resta purtroppo solo sulla carta.


Marianna Lepore

Per saperne di più su questo articolo leggi anche:
-
Dallo studio al lavoro: viaggio negli uffici placement, a sorpresa quasi nessuna università monitora l'esito occupazionale degli stage
- Un anno di Soul, il servizio di placement pubblico delle università del Lazio 
-
Stagisti e figli della riforma universitaria, l'identikit di Almalaurea

Community