Addio diritto allo studio? Fondi ministeriali ridotti all'osso

Scritto il 08 Giu 2012 in Approfondimenti

L'articolo 34 della Costituzione recita «La scuola è aperta a tutti», e aggiunge: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso».

Studiare è dunque un diritto, anche se l'istruzione superiore comporta costi non sempre facili da sostenere: le tasse universitarie variano a seconda dell'ateneo e del corso di laurea, ma l'importo rimane sempre piuttosto elevato. A questo scopo a partire dagli anni Novanta ogni Regione ha istituito per legge un ente per il diritto allo studio universitario che si occupa di garantire l'accesso allo studio e agevolazioni per la vita quotidiana degli studenti sotto varie forme: borse di studio che coprono parzialmente o totalmente l'importo delle tasse; assegnazione di alloggi presso strutture legate all'università (casa dello studente); servizio mensa gratuito; buoni per l'acquisto dei libri di testo; contributo per usufruire del trasporto pubblico locale. Il fondo per il diritto allo studio è regolamentato dalla legge 390/91,
che prevede che esso sia erogato in parte dal ministero dell'Istruzione e in parte dalle Regioni, le quali integrano lo stanziamento ministeriale con fondi propri con i proventi delle tasse regionali per il diritto allo studio universitario. Le agevolazioni sono erogate con un bando che viene indetto annualmente e che prevede la formulazione di una graduatoria basata sul reddito (certificato con attestazione Iseeu) e sul conseguimento di un numero minimo di crediti nell'arco dell'anno accademico.

Alcuni dati riguardo l'accesso ai servizi per il diritto allo studio sono rilevabili dall'ultimo rapporto annuale Almalaurea, che riguarda oltre 190mila studenti che si sono laureati nel corso del 2010 nelle 57 università italiane facenti parte di questo consorzio. Secondo l'indagine i servizi maggiormente utilizzati dagli studenti sono il servizio mensa (55%), il prestito libri (39%) e la borsa di studio. In particolare, sono circa 45mila gli studenti laureati nel 2010 che hanno beneficiato della borsa di studio, meno di un quarto del totale - e peraltro uno su tre ne ha ritenuto inadeguato l'importo. La fruizione della borsa di studio è maggiore per le università del Sud e delle Isole (28%). Poco più di un terzo degli studenti ha invece usufruito di un alloggio o posto letto, per esempio un monolocale o una stanza in appartamento privato, ma di questi solo il 4,1% ha abitato in strutture messe a disposizione dall'università.

Nella relazione di Federconsumatori sul costo della vita per gli studenti universitari si scopre poi che le tasse di iscrizione all'università hanno un importo medio compreso tra 515 e 866 euro annui. Il picco massimo supera i mille euro nella fascia di reddito massima degli studenti iscritti alle facoltà del Nord. Il costo medio nazionale per l'acquisto di libri e materiale didattico è 625 euro, mentre per mettere un tetto sopra la testa ai propri pargoli fuorisede le famiglie sborsano mediamente 3.900 euro all'anno (per una stanza singola) oppure 2.790 (se ci si accontenta di un posto letto in doppia). Qualche esempio concreto per le città dove l'afflusso di studenti è maggiore: a Perugia una camera singola costa 250-350 euro al mese e una doppia 200-250 euro, mentre a Bologna l'affitto di una singola è 400-500 euro al mese e una doppia 300-350 euro.

I tagli al diritto allo studio operati dall'ultimo governo Berlusconi, con provvedimento congiunto da parte dei ministri Gelmini e Tremonti all'interno del cosiddetto «ddl stabilità», hanno ridotto - all'interno del bilancio di previsione - da 246 a poco meno di 26 milioni di euro i finanziamenti per l'anno accademico in corso. Con l'effetto collaterale che 29mila studenti (circa il 20% del numero complessivo degli aventi diritto), pur figurando vincitori di borsa, non hanno potuto beneficiarne. E per il 2013 è previsto una ulteriore riduzione che porterebbe i fondi a soli 12 milioni di euro: il 95% in meno rispetto a soli due anni fa - a meno che non intervengano di nuovo correzioni a fine anno. Le conseguenze di questo provvedimento si stanno delineando in diverse Regioni, che attraverso i mezzi di informazione locali provano a denunciare la situazione che potrebbe verificarsi a partire dal prossimo anno accademico.

Qualche esempio. L'ultima in ordine di tempo è il Piemonte, dove si prevede un taglio di 9 milioni di euro a Edisu, l'ente piemontese per il diritto allo studio, circa il 60% in meno rispetto a quanto erogato fino a oggi (4mila borsisti in meno rispetto allo scorso anno accademico). Non solo: ai requisiti già presenti per entrare in graduatoria si è aggiunto l'obbligo di una media di voti non inferiore a 25/30, pena l'esclusione.
Situazione analoga anche in Sicilia, dove il taglio del 30% rispetto all'anno scorso potrebbe portare alla chiusura delle mense universitarie, una drastica riduzione degli alloggi e il taglio di oltre la metà delle borse di studio finora erogate (circa 2mila all'anno).

La Liguria ha invece deciso di azzerare completamente le borse di studio per le prossime matricole: negli ultimi due anni è stata l'Azienda regionale a coprire il totale dei rimborsi per gli studenti aventi diritto, ma con i recenti tagli questo non sarà più possibile.

Questo problema sta gradualmente toccando tutte le regioni italiane. In un clima di crisi economica come quello che stiamo vivendo si parla molto di crescita e rilancio all'impresa, ma forse si dimentica che per accedere al mondo del lavoro bisogna prima avere un'istruzione. E se l'istruzione diventa un lusso, si genera una condizione di immobilità per cui solo i figli di famiglie abbienti possono accedere ai livelli più alti del percorso di studi. In barba a quel diritto costituzionale che dovrebbe essere invece garantito sopratutto ai «capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi».


Marta Traverso

con la collaborazione di Eleonora Voltolina


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